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Piattaforma Prezioso K, marcia indietro dell’Eni e addio investimenti per 800 milioni di euro

Di Maria Concetta Goldini |

Pezzo forte di quel progetto era la costruzione di una maxi piattaforma al largo di Gela, denominata “Prezioso K” che avrebbe messo in collegamento i giacimenti Argo e Cassiopea.

Un investimento da 800 milioni di euro, una fetta consistente di quelli che Eni aveva concordato nel novembre 2014 con il governo, la Regione ed il Comune quando decise di dire addio all’era del petrolio di Mattei.

Ma ieri Eni, al Ministero dello sviluppo economico, durante l’incontro dedicato a fare il punto sullo stato di attuazione del protocollo di riconversione dell’area industriale gelese, ha ufficializzato il suo dietrofront: cancellata la piattaforma Prezioso K. Non si farà più e sarà sostituita da una centrale a terra nelle aree libere dell’ex raffineria con tangibili benefici in termini di riduzione dell’’impatto ambientale (nessuna nuova struttura visibile dalla costa, emissioni dirette con valori prossimi allo zero, nessun scarico diretto a mare). Questa la versione ufficiale. Ma è assai facile arrivare al dato che il dietrofront è figlio dei noti guai giudiziari di Eni a Viggiano, il caso Tempa rossa e la vicenda dei reagenti chimici mescolati ad acqua in quei pozzi che per la magistratura sono rifiuti smaltiti in modo non corretto.

Non vuole creare un Viggiano bis l’Eni e cambia rotta.

A Gela dopo aver speso denaro per progettare la Prezioso K presenta un progetto di impianto a terra per sfruttare i giacimenti del sud dell’Isola. Il governo dice sì. “Ho ascoltato l’ ’illustrazione del progetto – ha detto il vice ministro Teresa Bellanova- e mi pare che ci troviamo di fronte a una innovazione, rispetto all’’impostazione originaria, che punta a migliorare l’ ’impatto su ambiente e livelli occupazionali”. Se il dietrofront di Eni può far piacere ai Comuni del Ragusano e dell’Agrigentino, a Gela la notizia ha suscitato perplessità e timori.

Il timore di vedere diminuire investimenti ed occupazione in un momento in cui, finita la raffinazione di petrolio, la città è in ginocchio.

Dubbi che saranno sciolti dopo gli incontri tecnici tra istituzioni azienda e sindacati che la viceministro ha sollecitato raccomandando inoltre ad Eni di impiegare sul territorio e per il suo sviluppo, qualunque economia di spesa si realizzi con l’ ’attuazione del progetto. Gela però teme la beffa da parte dell’Eni e i commenti dopo il vertice erano cauti in attesa di conoscere cifre , dati e tempi della nuova piattaforma a terra. Sull’ area di crisi di Gela l’amministrazione comunale presente con il sindaco Domenico Messinese ed il vice Simone Siciliano ha chiesto un incontro tra le parti e la Presidenza del Consiglio dei Ministri affinchè il governo riconosca ufficialmente il nuovo ruolo euromediterraneo di Gela nell’industria green. Le istituzioni gelesi hanno definito la nuova direttrice dello sviluppo industriale gelese dell’era post petrolio che punta sulla portualità ed i carburanti alternativi. Sui progetti, tra cui un liquefattore di metano, si sta lavorando. Ma si chiede che il governo dia l’imprimatur ufficiale. «Il premier Renzi – ha detto il sindaco – come è intervenuto per la chiusura della raffineria, lo faccia ora sul nostro progetto di sviluppo»

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