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Catania, la protesta degli studenti «Stop facoltà a numero chiuso»

Di Redazione |

Protesta degli studenti del Coordinamento Universitario che hanno fatto irruzione nello spiazzale delle Ciminiere poco prima del via ai test d’ingresso per le numerose facoltà a numero chiuso di Catania.

«Il numero chiuso – hanno detto – rappresenta una negazione del diritto allo studio perché esclude oltre un milione di studenti dalle università e in quanto tale deve essere rimosso a livello locale e nazionale. Noi studenti non possiamo accettare un numero tanto limitato e iper escludente di posti nei dipartimenti all’interno di un paese, l’Italia, che è al primo posto nelle classifiche internazionali per tasso di dispersione ed abbandono scolastico. La dialettica del merito è un’illusione: le irregolarità sono numerosissime e non c’è nessuna equità, dal momento che non tutti possono permettersi di pagare i corsi di preparazione, i libri, le tasse necessari al superamento del test. Ancor prima di essere iscritti all’università gli studenti si vedono obbligati a sborsare ingenti somme di denaro in cambio di una scarsa garanzia del diritto allo studio mentre le università ricevono entrate multiple perchè quasi tutti gli studenti, non avendo la certezza di superare il test per la facoltà desiderata, tentano la sorte in diverse sedi».

«Quello dei test d’ingresso – è stato rilevato – è un vero e proprio business di milioni di euro, uno strumento di arricchimento per università e agenzie private di formazione. Forse è per questo che le prove di ammissioni sono considerate tanto inattaccabili. La spesa per i testd’ingresso, sommata a quella per i libri, per le tasse universitarie, per i trasporti e per l’affitto per i fuori sede pesano soprattutto su chi ha redditi medio-bassi, e poco su chi viene da famiglie agiate. Le borse di studio e i posti letto garantiti dalla regione non sono mai abbastanza. Si tratta di un dispiego di forze difficili da sostenere, ma soprattutto parliamo di fondi che l’Italia investe per chiudere le porte del diritto allo studio piuttosto che per migliorare le qualità delle nostre università: l’ennesima prova del fatto che siamo il tema della formazione e della ricerca non è sicuramente tra i più impellenti nelle agende parlamentari».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA