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Il rogo dei misteri nell’ex ospedale Vittorio Emanuele

Numerose ipotesi sulla natura dell’incendio di domenica: volevano rubare il rame? Molti si chiedono: «E la vigilanza?»

Di Maria Elena Quaiotti |

Il rogo scoppiato domenica scorsa in uno dei cortili dell’ex ospedale Vittorio Emanuele, che aveva richiesto l’intervento di vigili del fuoco e polizia, fa porre inevitabili domande: come è stato possibile, considerato che lì si è aperto di recente il cantiere per il Museo regionale dell’Etna, da realizzare entro gennaio 2026? Tra l’altro a breve dovranno aprire anche i cantieri per le strutture destinate all’Università, entro giugno, e all’Accademia di Belle Arti, per il cui avvio si è in attesa della conferma dei finanziamenti dal ministero dell’Università e ricerca. Cosa non ha funzionato del servizio di vigilanza del cantiere, pur blindato nel lato che affaccia su via Plebiscito? Anche se l’area è talmente vasta che varchi potrebbero essere stati ricavati ovunque e, del resto, intrusioni nel complesso dismesso si erano già registrate. A bruciare sono stati legname, cavi elettrici e materiale vario, in questo caso deve essere la ditta responsabile dei lavori ad occuparsi di smaltire i rifiuti combusti, oltre a qualsiasi altro rifiuto prodotto.«Si attendono gli accertamenti sulle cause del rogo – fa sapere a “La Sicilia” l’assessorato regionale delle Infrastrutture, tramite il Genio civile – Non si sono riscontrati danni di rilievo alla struttura e si sta interloquendo con l’impresa e altre istituzioni del territorio per potenziare la vigilanza».Stessa prudenza viene espressa anche da Ance (Associazione nazionale costruttori edili): «Prima di prendere posizioni, che siano utili a tutti, aspettiamo maggiori informazioni dall’esito delle indagini – rileva il vicepresidente Giuseppe Costantino – È importante capire cosa sia veramente successo, a che matrice legare il fatto in sé e, se doloso, allora si dovrà andare dal prefetto e sensibilizzare le forze dell’ordine a tutela del territorio. Purtroppo, microfurti, furti e danneggiamenti si continuano a registrare nei cantieri e in questo periodo in città di cantieri se ne sono aperti davvero tanti. Non è certo una situazione accettabile, ma si tratta di una questione nazionale. Proprio Ance da tempo propone che tra gli oneri sulla sicurezza vengano inseriti anche i costi legati alla sicurezza sia dei lavoratori, sia dei beni interni al cantiere».Non conta certo il fatto che siamo nel quartiere Cappuccini, attaccato a San Cristoforo: l’opera, piuttosto, era stata salutata con grande favore perché nell’ottica della riqualificazione urbanistica e del rilancio della zona. Ricordiamo che qui è anche prevista la realizzazione di una fermata della metropolitana sulla tratta Stesicoro-Aeroporto, che nei piani dovrà essere completata entro il 2026.Le reazioni di alcuni residenti non si sono fatte attendere: «Era inevitabile che succedesse, anche se il cantiere è stato appena aperto e speravamo ci fosse più attenzione. Noi osserviamo quel che possiamo dall’esterno, il dubbio sulla vigilanza c’è, ma anche il fatto che ormai i ladri puntino soprattutto al rame, che è tutto guainato e dargli fuoco per recuperarlo è uno dei metodi utilizzati».«In giro si pensa che si tratti di qualcuno che, approfittando dei lavori di smantellamento, volesse rubare il rame, o altro materiale “rivendibile”. Anche se per pochi euro. Strano però che non ci fosse la sorveglianza, considerato il cantiere in allestimento». «I lavori? Per ora si vedono dall’esterno, perché hanno mascherato la villetta antistante con gigantografie e rendering del futuro museo, ma non sembrava un cantiere in grande attività»

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