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«La processione come la vita, fatta di fermate e di riprese»

Di Carmela Marino |

Catania – Nel corso della processione del giro esterno del busto reliquario di Sant’Agata, come ogni anno, in Piazza Stesicoro l’arcivescovo metropolita di Catania monsignor Salvatore Gristina ha rivolto un messaggio alla città 

Secondo un’antica tradizione, la processione in onore della nostra Patrona è accompagnata da alcune soste che ci consentono qualche momento di riflessione. L’alternanza tra il camminare e il sostare costituisce quasi il ritmo e il respiro della nostra vita. Tante volte, infatti, viviamo l’esperienza della sosta, quando, per esempio, la fatica attenua le nostre forze, la malattia rende vulnerabile la prestanza del nostro vigore, la difficoltà demotiva il nostro coraggio. Accade poi che in tutte queste “fermate” possiamo lasciarci prendere dallo sconforto o dalla disperazione, oppure riflettere in modo propositivo su quanto ci sta accadendo, facendo, come si dice, il punto della situazione, cercando di riacquistare le forze che ci consentano di riprendere con rinnovato vigore il nostro cammino.

E’ proprio questo il significato della processione che, avendo avuto inizio stamattina, ci ha già offerto diverse occasioni per riflettere e riprendere il cammino. Tra le tante fermate del Fercolo, la sosta in Piazza Stesicoro ha un significato particolare perché viene fatta vicino ai luoghi dove Agata pubblicamente proclamò il suo amore per Gesù, dando testimonianza di fede coraggiosa dinnanzi alle moleste pretese di Quinziano rappresentante di Roma in Sicilia. E’ pure significativa, perché durante questa sosta è il vescovo stesso che rivolge la parola alla comunità presente ed io, in questo momento, sono onorato e lieto di farlo ancora una volta trovandomi accanto al busto reliquiario di Sant’Agata e vorrei essere talmente bravo da riuscire a esprimerLe tutta la nostra commossa ammirazione e dirle: “Brava Agata, noi siamo fieri di te”.

Sant’Agata stessa sembra rispondere alla nostra manifestazione di affetto dicendoci “A te che lotti, a te che speri, a te che soffri, voglio solo dire non smettere di sperare, non smettere di amare, non smettere di pregare perché, io, sono con te, prego con te, soffro con te, ed otterrò da Dio secondo le tua necessità”. Trovandoci in questo luogo desidero rileggere con voi il resoconto del primo dialogo tra Agata e Quinziano per ammirare insieme a voi il coraggio della giovane eroina davanti alla tracotanza del potente di turno.

Quinziano chiese ad Agata: di che condizione sei tu? Agata rispose: non solo sono nata libera, ma anche di nobile famiglia, come lo attesta la mia parentela. Quinziano riprese: se affermi di essere libera e nobile perché hai l’aspetto di una serva? Agata rispose: perché sono serva di Cristo, per questo mostro di essere schiava. Quinziano incalza: Ma se sei veramente libera e nobile, perché vuoi farti schiava? Agata proclamò coraggiosamente: la massima libertà e nobiltà sta nel dimostrare di essere servi di Cristo.

Carissimi devoti di Sant’Agata, anche noi siamo servi di Cristo, non perché viviamo nei riguardi del Signore un senso di subordinazione, sottomissione o vassallaggio, ma perché, come il servo buono riconosce che è un altro Colui che da senso alla vita ed orienta le proprie azioni. Non dobbiamo pensare alla nostra identità di servi del Signore con il significato dispregiativo che questo termine può avere, perché il Signore ci vuole – e qui sta il paradosso della fede – servi liberi e disponibili. Imitare Agata significa esattamente carpire il suo segreto, il suo modo di vivere il rapporto con il Signore. Se non riusciamo in questo saremo sempre uomini o donne “di mezza misura”, con una fede tiepida, che non soddisfa, e che ci rende, fiacchi, demotivati o addirittura, inconcludenti. Possiamo pure essere persone che frequentano la Chiesa, ma non riusciremo mai a diffondere l’Evangelo di Gesù.

E l’Evangelo di Gesù è quello che ha accolto e testimoniato Agata, quello caratterizzato dal riconoscimento e dall’accoglienza del fratello, dalla misericordia, dalla pratica della giustizia. Ecco perché noi a distanza di tanti secoli ricordiamo ancora Agata e la vogliamo compagna nel nostro cammino.

Carissimi amici: noi siamo concittadini e devoti di questa coraggiosa giovane. Agata fece la scelta per Cristo; Lo considerò la perla più preziosa da preferire a tutte le ricchezze che possedeva in abbondanza. Si innamorò di Cristo, Lo amò con amore totale e fedele sino a dare la vita per Lui. Certamente Sant’Agata gradisce la nostra ammirazione e il nostro applauso e se sappiamo ascoltarla, lei dice a ciascuno di noi: sii pure tu coraggioso; scegli Cristo, seguilo, cerca ogni giorno di vivere secondo l’esempio di Gesù. Diventerai veramente libero, sarai veramente nobile, con quella nobiltà che nasce dall’onestà, dalla correttezza personale, dal compimento dei doveri civili ed ecclesiali. Libero e nobile sarai veramente buono verso gli altri, accogliente verso tutti, vincendo l’egoismo ed ogni chiusura.

Questo dice Agata a tutti noi che vogliamo onorarla in modo autentico, cioè imitandola.

Adesso, per esprimere il nostro desiderio di imitare Agata, compiremo un gesto semplice ed importante allo stesso tempo. Rinnoveremo le promesse del nostro Battesimo. Quasi tutti siamo stati battezzati pochi giorni dopo la nostra nascita. I nostri genitori, il padrino e la madrina, hanno preso degli impegni per noi. Crescendo siamo stati invitati a fare nostre quelle promesse. Esse vogliono esprimere l’atteggiamento di Agata: la rinunzia al peccato e a tutto ciò che ci allontana da Cristo, e la proclamazione della nostra fede, cioè del nostro legame con Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Compiamo allora questo gesto immedesimandoci con Agata che sarà certamente contenta di vederci comportare come Lei, come autentici e coraggiosi discepoli di Gesù.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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