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GLI INCENDI

Viaggio in quella che era l’Oasi del Simeto: della riserva resta solo cenere

La polemica delle associazione ambientaliste e l'amarezza del direttore Torrisi: «E' evidente che il sistema di difesa è imploso»

Di Maria Elena Quaiotti |

I presagi di ciò che avremmo trovato all'Oasi del Simeto erano già tutti sulla strada per arrivare al Centro polifunzionale Torre Allegra. Si passa prima per la zona industriale, poi sul ponte Primosole, con l'odore acre che dopo giorni persiste: il nero del bruciato ha preso il posto della vegetazione secca e incolta, (troppo spesso denunciata anche su queste pagine) ai lati delle strade e nelle rotonde, perfino su tutte e due le sponde alla foce del fiume.

Per arrivare, infine, all'Oasi; un'Oasi che non c'è più, rasa al suolo dal furioso incendio scoppiato venerdì, di cui resta una vista desolata . “Mi sono addentrato ancora incredulo – ci dice Alberto Torregrossa, uno dei  ciclisti che hanno sempre frequentato l'Oasi – ad un certo punto un gruppo di rondini,  disorientate, mi è venuta incontro, credo non sapessero dove andare”.

Non si sono ancora conclusi i rilievi post incendio per stabilire quanti ettari di Oasi sono stati  distrutti; negli uomini del Corpo forestale sono ancora vive le immagini di venerdì  pomeriggio, proseguite anche la notte e il giorno seguente. Sono i primi ad essere intervenuti avendo a Torre Allegra un presidio fisso, ottenuto non senza difficoltà dopo il furioso incendio del 2016, che di ettari di Oasi ne aveva distrutti 300.

Sono intervenuti prima alla zona industriale, contro fiamme che sono state più veloci degli interventi, richiesti soprattutto via cielo, gli unici veramente efficaci su superfici così estese. Loro sono sotto organico, età media 50 anni, nonostante l’esperienza e una forza di volontà che certo non manca, rivendicano l'impotenza dell'intervento se non coordinato con efficacia con le altre forze in campo, che continuano a chiedere. Quasi stride l'arrivo di una squadra di protezione civile proveniente dall'Emilia Romagna, al seguito delle “Aquile” di Misterbianco: un mezzo “vecchiotto” quello a disposizione degli emiliani, nuovissimo, con un serbatoio da 450 litri di acqua, quello invece dei “locali”. 

È in questo scenario, nel quale ancora tutto sembra muoversi a tentoni, che ieri si è svolto il sopralluogo di diverse associazioni ambientaliste e animaliste, le stesse che non hanno voluto sottoscrivere la convenzione proposta nelle stesse ore dall’assessorato al Territorio della Regione, giudicata tardiva e insufficiente nei termini. C'erano Legambiente Sicilia, con il presidente Gianfranco Zanna e la capo delegazione di Catania Viola Sorbello, il Wwf, la Lipu, ma anche l'associazione Orione. «È solo l'ultima delle riserve e delle aree protette colpite da un incendio devastante – ha detto Zanna – cosa che accade anno dopo anno in tutta l'Isola. Ci rammarica che né in questi anni, né in queste ore, nessuna istituzione abbia speso una parola su questi disastri nelle aree che dovrebbero essere protette. Se fossimo una Regione seria e responsabile lo stesso sforzo e le stesse parole spese per i privati che hanno subìto danni, ai quali va la nostra solidarietà e sostegno, sarebbero state rivolte al patrimonio ambientale perduto per incuria, mancanza di risorse, uomini e mezzi adeguati per fronteggiare quella che non è più un'emergenza, dato che gli incendi iniziano ormai da maggio; come ogni anno si inizia ad “attrezzarsi” solo da giugno inoltrato, quando gran parte del danno è stato fatto o comunque non c'è tempo per cercare di evitare ulteriori disastri, anche in considerazione del cambiamento climatico, evidente. Poi ci sono anche i delinquenti che appiccano il fuoco, che vanno perseguiti e fermati. Per ricercare le ragioni degli incendi si gettano continue ombre sulle energie rinnovabili, qualche anno fa era la “mafia dell’eolico”, ora quella del fotovoltaico».

 «La verità – ha sottolineato Sorbello – è che l'Oasi del Simeto non è mai stata davvero considerata, se non dalle associazioni, che l'hanno difesa dall'inquinamento, perfino dall'abusivismo edilizio. In tutto questo dove sono le istituzioni? Qui si dovrebbe provvedere alla velocità della luce contro diritti che non esistono, ma finiscono per diventare quasi acquisiti». 

«Ci vorranno anni perché l'ambiente e la fauna possano ricostituirsi – ha ricordato Giusy Pedalino, associazione Orione – bisogna salvare gli animali sopravvissuti, o non avranno scampo in questa distruzione».

Getta invece acqua sul fuoco delle polemiche il direttore della riserva protetta dell’Oasi del Simeto, Gaetano Torrisi, ieri assieme con le associazioni in sopralluogo. «Il momento è importante – ha detto -. Non per fare polemica ma per rilanciare l'attenzione sull'Oasi del Simeto».

Torrisi ha ascoltato e poi replicato: «Non sta a me dirlo, ma di sicuro più di qualcosa non ha funzionato e tutto il sistema della prevenzione e gestione degli incendi in Sicilia va rivisto, perché è chiaro e palese che venerdì scorso è saltato tutto. Ma non pontifichiamo sulla riserva».

«La riserva è di tutti – ha proseguito – tanti anni fa, quando sono diventato direttore non c'era niente, ero solo perché già allora tutti erano “contro”. Piano piano abbiamo realizzato l'Oasi, coinvolto le associazioni, promosso le visite delle scolaresche. Noi siamo sempre stati aperti a tutto, il concetto di questa direzione è l'Oasi come bene comune, di tutti. Adesso bisogna mettere solo in evidenza che questo bene comune ha subito un'aggressione, un delitto sull'ambiente, e il “sistema”, tutto, che avrebbe dovuto proteggerlo non ha retto».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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