Catania
Rifiuti, le 5 gare d’appalto andate deserte: così Catania è condannata all’emergenza
CATANIA – Cinque gare d’appalto andate a vuoto consecutivamente per assegnare il mega appalto rifiuti di Catania (da oltre 350 milioni), secondo il Comune, non sono una pura casualità, ma hanno precise dinamiche. C’è qualcosa che non quadra in questa vicenda che costringe la città a rimanere ancorata a un appalto in proroga che non soddisfa le esigenze né dei cittadini, né del Comune che proprio con la nuova gara intendeva accrescere la percentuale negativa di differenziata. Comunque il sindaco Pogliese, pur parlando di opacità in un settore delicato e lasciando anche intendere che potrebbero esserci possibili interessi della malavita verso un appalto così “appetibile”, dopo la gara andata deserta all’Urega ha richiesto alla Srr un tavolo tecnico urgente per fare il punto, aprendo uno spiraglio per capire se l’assenza di offerte sia stata causata da un utile di impresa forse considerato troppo basso, oppure dal «porta a porta» in tutta la città.
«Il bando pubblicato – ha spiegato il sindaco – è stato frutto di una concertazione con l’Anac, nell’ambito di un protocollo con la Prefettura. A questo punto stiamo immaginando – e ne ho parlato con l’ing. Bisignani, direttore Srr – di convocare un tavolo con i tecnici Anac per comprendere come muoverci». «Avendo preso atto che nessuna delle nove ditte interessate alla fine ha partecipato alla gara – ha proseguito -, faremo tesoro del lavoro che è stato fatto, ma cercheremo di capire quali sono state le eventuali criticità che hanno determinato la mancata partecipazione alla gara di tutti coloro che avevano svolto i sopralluoghi».
Pogliese ipotizza che sarà necessaria una rimodulazione del bando, prevedendo anche una modifica di alcuni capitoli come l’utile di impresa e il “porta a porta”. «Speravamo con questo bando di chiudere una partita negativa e aprire uno scenario nuovo, immaginando un “porta a porta” per tutta la città. Ora se è stato proprio il “porta a porta” ad aver spinto le imprese a non partecipare apporteremo modifiche».
Il sindaco «apre» anche all’utile di impresa: «Se il tema è l’utile di impresa, limitato all’1, 1,5% immagineremo alcuni servizi in meno rispetto a quelli previsti nel bando e innalzeremo la percentuale. Lo stesso vale per i quattro lotti che magari potrebbero diventare tre…».
Il sindaco però ci tiene a ribadire che sul settore esistono “opacità”. «Le aziende che hanno chiesto di fare il sopralluogo conoscevano il bando e avevano anche ben chiaro l’utile di impresa… Questi sono i fatti…»
Sulle anomalie concorda col sindaco anche l’assessore all’Ecologia Fabio Cantarella: «Deve essere chiaro che indietro non si torna… Ma in primis ci chiediamo quale sia stata l’anomalia per la quale nessuna delle aziende interessate abbia fatto una offerta. Quest’ultima gara ci faceva ben sperare perché nove ditte, dopo essersi studiate il capitolato di appalto, che comprende anche gli utili hanno effettuato un sopralluogo, ma alla fine non hanno partecipato. Ora – aggiunge – mi chiedo all’improvviso cosa sia successo… Insomma siamo davanti a una procedura alquanto strana». Cantarella ha aggiunto di non avere riscontri per parlare di “cartello” o di altri nodi, «ma, ripeto, è molto sospetto quello che è accaduto perché per la prima volta avevamo recepito le indicazioni Anac e spezzettato l’appalto in lotti per favorire la partecipazione di aziende più piccole».
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Per Viola Sorbello presidente Legambiente Catania «È davvero sconcertante assistere ad una gestione dei rifiuti cosí precaria ed arretrata. Vorremmo capire cosa è andato storto. Una città dove la differenziata è quasi del tutto inesistente non è degna di essere definita “civile”».
Tutte le criticità
Sulla questione la Fiadel igiene ambientale, attraverso il segretario Carmelo Condorelli, già nel novembre scorso aveva avanzato perplessità sostenendo che la criticità sarebbe stata proprio l’utile di impresa troppo basso rispetto a quello della gara ponte attuale e il costo aumentato del porta a porta. Per la Fiadel quindi, al punto primo delle criticità ci sono le spese generali al 3% e utile d’impresa al 1,5%. «Sono valori troppo bassi – sostiene Condorelli – affinché “un’azienda seria” possa reputare un appalto di questa durata e complessità remunerativo. In media nelle gare dei servizi di igiene urbana le spese generali si attestano intorno al 5-8% e l’utile intorno al 7-10%».
Al punto 2 il sindacato aggiunge che «nella tabella riepilogativa del personale necessario ad espletare i servizi oggetto d’appalto e utilizzato come base per determinare il relativo costo posto a base di gara, non sono indicate le figure di coordinamento (sorveglianti, coordinatori, etc) e il personale previsto è quello effettivamente necessario per l’esecuzione dei servizi, senza prevedere le sostituzioni per ferie, malattie, infortuni così come previsto dal CCNL. Inoltre non sono state previste figure di tipo amministrativo (impiegati, tecnici, etc) essenziali per gestire i servizi. Gli stessi a tutt’oggi rientrano nel personale tutelato dalla clausola sociale, avente diritto al passaggio di gestione».
La Fiadel si sofferma anche sulle spazzatrici. «Nel dimensionare il fabbisogno del numero di spazzatrici il rendimento delle stesse è sovrastimato. Questo comporta che il numero di spazzatrici utilizzato come base per stimare i costi dell’appalto non è veritiero (sottostimato), quindi l’appaltatore si troverà ad impiegare un numero di autospazzatrici superiore o ancor peggio impiegherà il numero di spazzatrici indicato nei documenti di gara ma non garantirà una corretta pulizia del territorio catanese».
L’amministrazione comunale ha sostenuto di essere pronto a prevedere alcuni correttivi, ma bisogna muoversi in fretta perché un appalto rifiuti non può costare ogni anno che passa sempre di più, peraltro ricadendo solo sulle spalle del 50% dei cittadini che ancora oggi regolarmente pagano la Tari anche per gli evasori.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA