Festa di S. Agata
Sayaiur e Sabrina, la giovane coppia musulmana devota alla Santa
Dal Bangladesh sono arrivati in Italia per cercare lavoro. In città si sono attivati per promuovere la donazione di sangue
La devozione verso la patrona della città, a Catania, è occasione di ecumenismo capace di abbracciare tutti, senza alcuna distinzione di religione o provenienza o ceto sociale. Lo dimostra la storia di una giovane coppia i cui tratti somatici, in mezzo a tanti altri più decisamente nostrani in una manifestazione legata i festeggiamenti agatini, attirano subito, catturando l’attenzione. Lei ha il capo coperto da una larga sciarpa di tessuto rosso, che lascia intravedere l’attaccatura dei suoi capelli neri, ben pettinati e che mette in risalto il colore del suo incarnato e dei suoi profondi occhi scuri dal taglio orientaleggiante. Lui con un giubbotto rosso, sguardo sereno e sorriso affabile, con un braccio cinge le spalle della sua compagna. Si chiamano Sayaiur Ramhen e Sabrina Mipu e li abbiamo incontrati nei giorni scorsi, in piazza Duomo. Il loro banchetto si trovava alle spalle di quello delle socie del Circolo Femminile Sant’Agata. I due giovani sposi sono originari del Bangladesh e dall’Asia sono arrivati in Italia per cercare lavoro. Quel giorno erano impegnati nella promozione della donazione di sangue.
A Catania si sono integrati a tal punto da partecipare anche alle giornate di carità istituite nel nome della Santa Patrona. Sayaiur ci racconta la sua storia e la sua devozione nei confronti di Sant’Agata, nonostante loro siano musulmani e ci dimostra che non c’è alcuna contraddizione tra il loro credo e il ritenere giusto, nella città in cui vivono, impegnarsi a fare del bene, anche nel nome di Agata. «Vivo a Catania da 10 anni – esordisce Sayaiur iniziando il suo racconto dal suo arrivo in Italia -prima sono stato a Napoli, poi a Roma e infine sono arrivato qui a Catania. Mia moglie mi ha raggiunto da un anno». In città Sayaiur non è riuscito a non diventare devoto di Sant’Agata, una devozione che è un sentimento che si trasmette da generazione in generazione, da devoto a devoto, e che lui ha trasmesso alla moglie. «Io ogni anno ho partecipato alla festa. Lavoro in una comunità di persone religiose, le suore della Divina Provvidenza, in via Monreale, che mi hanno spiegato Sant’Agata, la sua storia, la sua forza. Ho capito tante cose: Sant’Agata qui è chiamata per aiutare tutti contro le malattie, la mancanza di lavoro, contro i terremoti o le eruzioni dell’Etna. Sant’Agata qui è chiamata per proteggere tutta la città, anche noi, protegge tutti. Ecco perché fare il bene a favore del prossimo, anche nel nome di Agata, non è contrario a ciò che dice la mia religione».
Così Sayaiur e Sabrina ci hanno salutato con un sorriso pieno di speranza, nel nome di un bene universale, mentre continuavano la loro attività impegnandosi a spiegare a chi si avvicinava loro l’importanza della donazione di sangue, un piccolo gesto di altruismo che può salvare la vita di qualcuno che si trova in un grave momento di difficoltà. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA