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Coronavirus, a Palermo la Procura ha chiesto 50 decreti di condanna penale

Di Redazione |

La Procura di Palermo chiederà all’ufficio del gip l’emissione di oltre 50 decreti penali di condanna per chi ha violato la normativa sul contenimento del contagio del coronavirus. I pm contestano l’articolo 260 del Testo Unico sulle leggi sanitarie, punito con l’arresto fino a sei mesi. Nel caso in cui si aggiungano anche false dichiarazioni nell’autocertificazione scatterà il più grave reato di falso. Una stretta, quella del procuratore Francesco Lo Voi, decisa perché sono ancora in troppi a trasgredire.

Il reato contestato, dunque, non sarà quello di inosservanza di un provvedimento dell’autorità (articolo 650 del codice penale), ma il più grave illecito previsto dal Testo Unico delle leggi sanitarie che, all’articolo 260, punisce chi non osserva un ordine «legalmente dato per impedire l’invasione o la diffusione di una malattia infettiva». Un reato che prevede la pena congiunta dell’arresto e dell’ammenda e che non si estingue con l’oblazione.

Nel caso di falso nelle autocertificazioni si contesta l’articolo 483 del codice penale che prevale in quanto più grave ed è punito con la reclusione fino a 2 anni. Praticamente chi viola le norme rischia, in caso di conversione della pena detentiva in pena pecuniaria, multe fino a 3mila euro.

Il procuratore di Palermo ha poi emanato una direttiva alle forze di polizia che dispone che quando la violazione sia stata fatta con un mezzo di trasporto si sequestri il mezzo. La violazione del sequestro ne comporta poi la confisca.

Infine, se le violazioni riguardano casi più gravi, ad esempio se a trasgredire sono soggetti sottoposti a quarantena o positivi verranno contestati i reati di epidemia dolosa o colposa che prevedono pene molto più pesanti.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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