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L'inchiesta

Affari segreti e sponsor politici, ecco i nuovi padroni degli aeroporti siciliani

L’irresistibile ascesa di Asc Handling, adesso leader dei servizi di terra in tutti gli scali. L’asse di ferro con Aeroitalia, compagnia “benedetta” dal governo regionale contro il caro-voli. Posti di lavoro ai rampolli e conflitti d’interesse

Di Mario Barresi |

Sono le 15,31 del 14 aprile 2021. Di mercoledì. Un volo privato, partito poco più di quattro ore prima da Baku, atterra a Punta Raisi. La saga dei nuovi potenti degli aeroporti siciliani ha inizio con una scena che si consuma lontano da occhi indiscreti. Ma non fuori dai radar: su “FlightRadar24”, il sito di monitoraggio mondiale, resta una traccia. Anzi, due: lo stesso “Gulfstream G550”, un piccolo business jet, poco dopo – sono le otto della sera – decolla da Palermo. Per tornare allo scalo di partenza: quello della capitale dell’Azerbaigian, dove arriverà, col fuso, alle 21,59 ora locale.

Soltanto qualche tempo dopo, negli uffici dell’aeroporto “Falcone Borsellino” (e non solo), capiranno la portata dell’evento. Perché è da quella rapidissima tratta di andata e ritorno – in mezzo poco più di quattro ore di permanenza dei misteriosi passeggeri: giusto il tempo di un caffè – che, nel pieno della pandemia, comincia lo sbarco di Asc Handling. Una società, con matrice siciliana e sede a Londra, che di lì a poco diventerà il più potente gestore dei servizi di terra (attività sugli aeromobili e assistenza ai passeggeri) dei quattro principali scali siciliani. Non soltanto Palermo, ma anche Catania e Trapani. Una rotta che prosegue in parallelo (in simbiosi, verrebbe da dire) con l’arrivo di Aeroitalia, la compagnia low cost fortemente voluta dal governatore Renato Schifani per combattere «lo scandaloso cartello che condiziona il caro-voli per i siciliani». Una crescita vorticosa, quella dei nuovi padroni dei cieli (ma anche di piste e dintorni) dell’Isola, favorita da una fitta rete di rapporti non sempre trasparenti, in cui – fra assunzioni eccellenti e consulenze camuffate, gite vip in barca e finanziamenti generosi – i ruoli di controllori e controllati si confondono. Fino quasi a sovrapporsi.

L’asse Alcamo-Azerbaigian

Quella di Asc Handling è una storia di successo “mista”: alcamese e azera. Il fondatore è Ignazio Coraci: 43 anni, emigrato giovanissimo in Inghilterra, fino al 2006 dipendente di Alitalia a Heatrow, dove comincia la sua avventura da imprenditore dell’handling. Con un asso nella manica: il matrimonio con Jamila Askarova, rampolla di una famiglia di diplomatici di Baku molto intima di Ilham Aliyev, da un ventennio presidente dell’Azerbaigian. Così l’attività della holding londinese Asc Limited (assistenza a 13 compagnie passeggeri e cargo a Heathrow e Gatwick), avviata nel 2008, s’intreccia con gli affari nell’ex repubblica sovietica.

Il duo Coraci-Askarova sale alla ribalta nelle trattative per Alitalia, quando nel 2019 Sw Italia invia a Fs e ai commissari una manifestazione d’interesse per il ramo cargo della compagnia di bandiera. La società fa capo all’azera Silk Way Airlines (collegata a una holding della famiglia presidenziale di Aliyev, con molte commesse istituzionali ed esperienze in zone di guerra come l’Afghanistan) e alla britannica Cargo Invest, in cui Coraci era socio di Francesco Rebaudo, «il comandante», scomparso nel settembre 2021, imprenditore noto per essere stato lo storico pilota personale di Bettino Craxi. Ad assistere Coraci&C. nella trattativa per Alitalia è lo studio legale Cdra. Che sta per Comandè-Di Nola-Restuccia Avvocati: altra eccellenza siciliana (palermitana in particolare) d’esportazione.

Lo sbarco Asc in Sicilia

Tutto comincia dunque a maggio 2021. Quando Asc Handling, con il volo-lampo dall’Azerbaigian, riesce a centrare il requisito previsto dall’articolo 15 del regolamento Enac per accreditarsi come “prestatori di servizi aeroportuali di assistenza a terra”. Ovvero: «L’inizio delle attività deve avvenire, pena la decadenza del certificato […], entro e non oltre sei mesi dal rilascio della certificazione». Eppure, secondo fonti aeroportuali, la scadenza del semestre per Asc Handling viene allungata da proroghe legate all’emergenza Covid. A onor del vero ci sarà un altro Baku-Palermo di andata e ritorno, il 6 giugno 2021, con lo stesso “Gulfstream G550”: atterrato a Punta Raisi alle 8,48 e decollato dopo un’ora e mezza per Ciampino, da dove ripartirà due giorni dopo con destinazione Baku.

La certificazione di Asc Handling per operare a Punta Raisi, visto anche il silenzio di Enac rispetto alle perplessità sollevate da alcuni concorrenti, è formalmente regolare.

Così come lo sarà la successiva ottenuta per Fontanarossa. Con una serie di sliding doors molto fortunata. Questa, in estrema sintesi, la sequenza. Il 13 aprile 2021 Enac accoglie la richiesta di Sac per la «limitazione dell’accesso ai servizi di assistenza a terra» ai tre handler presenti (Gh Catania, Aviation Services e AviaPartner Sicily) per un anno «per il superamento della fase emergenziale». Il successivo 5 luglio lo stesso Ente nazionale per l’aviazione civile emana un’ulteriore circolare che estende lo stesso stop di Catania (e Bergamo) a tutti gli scali nazionali per un anno, termine poi ridotto al 31 dicembre 2021. Ma pochi giorni prima, il 22 dicembre, arriva il dietrofront: Alessio Quaranta, direttore generale di Enac, annulla le precedenti limitazioni; anche quelle specifiche per le due società aeroportuali, che «nel caso in cui ritengano ancora sussistenti le ragioni a fondamento di tali richieste, dovranno presentare nuova autonoma istanza di limitazione». Intanto, da marzo 2022 Asc Handling, facendo “ponte” con la licenza ottenuta a Palermo, è attiva a Fontanarossa. Il 31 maggio la Sac richiede a Roma una nuova limitazione ad hoc: “congelare” i prestatori di servizi di terra attivi. Il 15 dicembre Enac chiude il cerchio: circoscritti gli operatori, in tutto quattro per le attività principali, «autorizzati a svolgere in via esclusiva in servizi a terra, per la durata di sette anni». Così, legittimamente, Asc Handling sfrutta una “finestra” di pochi mesi per infilarsi dentro l’aeroporto di Catania. Dove nessun altro concorrente potrà entrare fino al 2030. E si concretizza il presidio sotto il Vulcano, sfumato qualche anno prima quando l’allora plenipotenziario della Camera di Commercio del Sud-Est, Pietro Agen, assieme al dirigente Enac Vincenzo Fusco prova a introdurre Asc in aeroporto. L’ad Nico Torrisi, raccontano, «fece come un pazzo». Ma oggi tutto è cambiato.

La conquista degli scali

«Abbiamo avuto alcune difficoltà tecniche all’entrata degli aeroporti siciliani», ammette Coraci nel maggio 2022, in coincidenza con il via a Punta Raisi, intervistato da LiveSicilia. La società londinese in Sicilia è un minuscolo outsider in un mercato ingessato per tradizione. E i numeri parlano chiaro: il fatturato 2021 è di appena 65.260 euro; sembrano troppi i 21 dipendenti dichiarati con appena due voli operati con Tui Fly, compagnia tedesca di charter specializzata in vacanze. Una nicchia. Tant’è che, finita la stagione estiva, a ottobre 2022 Asc attiva gli ammortizzatori sociali per 24 unità. Partirà anche un dettagliato esposto, destinato a Inps (e, per conoscenza, a Enac), finito nel vuoto. L’anno dopo il primo salto: giro d’affari per 721.686 euro, il personale sfiora le 100 unità. Pesa l’inizio delle attività a Trapani, rispondendo al bando di Airgest (partecipata al 99,93% dalla Regione), che rompe il tabù dell’esternalizzazione dei servizi di terra di uno scalo ricadente nel feudo elettorale dell’assessore leghista Mimmo Turano, alcamese come Coraci di cui è amico.

Oggi Asc Handling è un operatore leader. E il recente contratto con Ita Airways (45 tratte servite fra Palermo, Catania e Trapani) rappresenta la gallina dalle uova d’oro. Gli scali siciliani sono gli unici che l’ex Alitalia affida a Asc. Partecipando ai due eventi, a Punta Raisi e a Fontanarossa, con torte e spumante per festeggiare la nuova era. Emblematiche le due foto, diffuse sui social delle società di gestione. In entrambe campeggia il sorriso di Coraci: nella prima è accanto a Giovanna Candura, presidente di Sac; nella seconda c’è un parterre di rilievo: oltre al presidente di Gesap, Salvatore Burrafato, ci sono anche il sindaco Roberto Lagalla, socio forte dell’aeroporto, e addirittura il presidente di Enac, Pierluigi Di Palma. Due le domande che si sono posti, subito, a Palermo. La prima: che ci fa addirittura Di Palma per un semplice passaggio di consegne fra la vecchia Gh e la nuova Asc? E, soprattutto, la seconda: cosa hanno da festeggiare Burrafato e Lagalla, visto che l’azienda che ha perso la commessa, Gh Palermo, è partecipata al 20% proprio da Gesap? Il tutto nel silenzio assoluto di Fabio Giambrone, delfino ed ex vice di Leoluca Orlando, ancora seduto sulla traballante poltrona di presidente di Gh Palermo.

Nei due scali Asc ha rilevato, rispettando la clausola sociale, il personale licenziato da Gh: 89 a Palermo e 128 a Catania. «Una trattativa serrata», la descrivono a Punta Raisi. Più fluido, invece, il passaggio di consegne sotto l’Etna. Qui, per conto di Asc, a gestire il rapporto con i sindacati (con riunioni nel suo studio) è Marco Cuttone, giovane e brillante giuslavorista, vincitore del “Premio D’Antona”, già con esperienze aeroportuali da consulente di Sac Service.

Il feeling con Aeroitalia

A questo punto è necessario fare un passo indietro. Perché fra il volo privato Baku-Palermo e la maxi-commessa di Ita, c’è il passaggio decisivo per l’exploit di Asc. E a inizio di quest’anno che la storia del gruppo di Coraci s’incrocia con quella di un altro emigrato di successo: Gaetano Intrieri, amministratore delegato di Aeroitalia. La low cost, attiva da luglio 2022, atterrata nell’Isola per liberare i siciliani dalla morsa del duopolio Ita-Ryanair, con la plateale benedizione di Schifani. «Impegno preso e mantenuto», esulta il governatore inaugurando il primo Palermo-Roma lo scorso giugno. «L’aereo è partito ed è arrivato a destinazione secondo gli orari previsti», recita una stringata nota della Presidenza.Sulla scala del volo XZ2701 campeggia il logo Asc. Aeroitalia si affida subito agli handler emergenti: nasce un vero asse di ferro. Magari favorito dalle affinità elettive fra Coraci e Intrieri. Quest’ultimo, nato a Messina nel 1965, ha girato il mondo come consulente di molte compagnie aeree, fino a guidarne una fondata con i capitali dell’imprenditore boliviano German Efromovich e del banchiere francese Marc Bourgarde. In mezzo anche una carriera da docente universitario a contratto, culminata con l’ingresso nella Struttura di missione per valutare i costi-benefici delle grandi opere, fra i 14 esperti dall’allora ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. Proprio in quell’occasione emergono le ombre del passato di Intrieri. Come l’accusa di essersi appropriato di 429mila euro, da amministratore delegato di Gandalf, mini-compagnia aerea di Parma, per «vantaggio patrimoniale personale». In aula Intrieri confessa che quei soldi «sono serviti per appianare i miei debiti con Banca Intesa». La vicenda risale al 2003 e si chiude nell’autunno 2017 con la sentenza della Cassazione: confermata la condanna a 3 anni e 6 mesi, ridotta a 2 anni e 4 mesi con le attenuanti generiche e cancellata dall’indulto del 2006. Ma l’indimenticabile ministro Toninelli se lo tiene. Affidandogli dossier delicati. «Il contratto dell’Air Force Renzi l’ho smontato io», si vanterà il manager messinese.

È proprio quella di Intrieri la prima compagnia importante a credere in Asc. E così, mentre Aeroitalia viene cacciata da Forlì («per gravi e continue inadempienze del vettore», spiega la società di gestione dello scalo elencando «ritardi, cancellazioni, rimborsi e riprotezioni su altri voli»), in Sicilia, accolta con le fanfare del governo, entra ovunque: Palermo e Trapani, poi Comiso. E infine Catania, dove Sac bolla come «fake news» la notizia rivelata da SudPress: 3,2 milioni come «contributo marketing» ad Aeroitalia. L’ad Torrisi – difeso a spada tratta da Schifani anche contro chi, come il sindaco di Catania, Enrico Trantino, invocava le sue dimissioni – chiarisce che «non si tratta di un affidamento diretto, ma di un contributo, triennale e riferito a Comiso, con una procedura trasparente, come per altre compagnie».

Chiusa parentesi. Il dato di fondo, però, è che, ovunque e comunque operi, Aeroitalia si affida sempre ad Asc Handling per gestire i servizi di terra.

Gli incroci pericolosi

Fin qui sembra il racconto di un parallelo successo imprenditoriale. Con qualche trucchetto e delle fisiologiche sponde politiche. E niente più. Ma basta una battuta di un dipendente Gesap, a sua volta figlio di un ex impiegato a Punta Raisi, ad aprirci gli occhi: «Guardate la lista delle assunzioni nelle ditte di handling, è da lì che si capisce tutto. Le società aeroportuali hanno le mani legate, ma è in quelle dei servizi che s’infiltra la politica. E si fanno gli affari». Qui raccontano che i primi assunti nel comparto erano al 70% di Contessa Entellina. Lo stesso paese del primo presidente di Gesap, in carica dal 1984 al 1990: il mitico Ciccio Di Martino, socialista a tutto tondo.

Il mondo è cambiato. Ma il sistema no. Magari s’è raffinato, fino a un certo punto. E così, ad esempio, in liste piene zeppe di sindacalisti e parenti (e affini) di sindacalisti, si scopre che Sara Bonfiglio, figlia di Paolo Bonfiglio, direttore Enac a Palermo, è stata assunta a tempo indeterminato all’Asc Handling a Catania. E qui torna quella foto con la torta a Palermo: Di Palma, arbitro della concorrenza nel settore, presente alla festa della nuova arrivata. I vertici di Enac saranno liberissimi di ricevere ministri azeri e di passare le vacanze in barca con chi vogliono, ma qui si parla di un principio basilare. Ovvero: la figlia di un dirigente dell’ente controllore assunta da una società sottoposta al controllo.

Ma c’è dell’altro. Perché a Palermo Asc Handling recluta un altro dipendente che non passa inosservato: Bruno Corona, addetto di scalo, figlio di Paolo Corona, classe 1956, country manager di Aeroitalia. A questo punto, al di là del fatto che non c’è alcuna norma che vieti ai privati di assumere a loro piacimento, la faccenda si fa più interessante. E intrecciata. Tutto, appunto, ruota attorno alla figura di Corona. Il cui figlio è sposato con la figlia di Daniela Di Ferro, componente del gabinetto del governatore Schifani. Funzionaria regionale di lungo corso, già nello staff dell’ex assessora forzista Bernardette Grasso, la consuocera di Corona è sorella di Mario Di Ferro, chef palermitano noto alle cronache per l’accusa di essere il pusher di Gianfranco Miccichè e il protagonista dello scandalo-cocaina nella Palermo bene. «Ma Daniela, per il presidente, è una persona di fiducia: intoccabile», raccontano a Palazzo d’Orléans.

Il ruolo chiave di Corona

Tralasciamo parentele e coincidenze. E concentriamoci su Corona. Che, a Punta Raisi, si autodefinisce e si muove come «uomo di Schifani». In Gesap, magari per rispetto presidenziale, lo tollerano. E un po’ lo subiscono. Sia il presidente Burrafato, termitano ex adepto di Beppe Lumia e ora ricollocato sulle sponde di FdI, sia l’amministratore delegato Vito Riggio. «Non lo sopporta, Corona». Lui, lo storico grande capo di Enac, «di quel gruppo – raccontano in aeroporto – parla solo con Massimiliano Vignati». Ovvero: l’ad di Asc, ma soprattutto lo sherpa scelto da Intrieri per tenere i rapporti, talvolta in modo spregiudicato, con la politica. Sarà pure mal digerito ai piani alti di Punta Raisi, eppure Corona – in questo intreccio dove i conflitti d’interesse sono un optional – ha appena ricevuto una consulenza proprio da Gesap: 9mila euro per un «contratto di tutoring per attività di formazione del personale nella gestione delle procedure del safety management». Assegnato alla Corona Service Srls, di proprietà del manager di Aeroitalia, 83.924 euro di fatturato nel 2022.

Del resto Corona, in prima fila a tutti gli eventi pubblici con e senza il governatore, è abituato a sorprendere. Con molti peccati di gioventù sepolti nella fedina penale (reati contro il patrimonio, pure un’accusa per rapina a mano armata), nella sua second life – fra Palermo e, soprattutto, Lampedusa – s’è fatto pizzicare pure un paio di volta per attività da dirigente sine titulo circa studi o esperienze. Ma, in termini di potere, ha fatto sempre le scelte giuste. Considerato allievo di Bartolo Pellegrino, defunto ex assessore e deputato regionale arrestato per concorso esterno alla mafia (e poi assolto), Corona trova la sua dimensione all’aeroporto di Lampedusa. Dove fa assumere il figlio. E diventa “post holder Movimento e Terminal”. Con questo ruolo, il 24 agosto 2020, riceve una nota molto confidenziale da Nunzio Pinelli, avvocato di fama già socio del governatore nel prestigioso studio Pinelli-Schifani. L’oggetto della lettera è il caso Nautilus, l’azienda palermitana che gestiva il deposito carburanti dell’aeroporto prima di essere travolta da una bufera giudiziaria con il sequestro del sito per gravi inadempienze. «Caro Paolo, ho letto le carte ed insisto per una soluzione concordata che risolva una questione che rischia, altrimenti, di incancrenirsi». Parla del contenzioso aperto dall’allora presidente di Ast, Gaetano Tafuri, che ha denunciato i vertici di Enac, consegnando un audio compromettente ai pm di Agrigento, per le minacce di revoca della concessione aeroportuale se non avesse accettato la proroga del rapporto con Nautilus. L’inchiesta giudiziaria è a buon punto. Ma di recente Enac ha riconvocato, come se nulla fosse, la ditta palermitana al tavolo per programmare la prossima stagione dello scalo di Lampedusa. La strada illustrata da Pinelli al «caro Paolo» nel 2020 è «la gestione avio ad Ast e la concessione altri carburanti a Nautilus». Sarà la stessa prospettata da Enac alla società ripescata e ad Ast ora “normalizzata”? Staremo a vedere.

Intanto Corona, come dicono a Palermo, «spatulìa» a Punta Raisi. Manager della “compagnia di bandiera” regionale, legatissimo agli emergenti di Asc fino a fare assumere il figlio, consulente di Gesap. E soprattutto, dopo una campagna elettorale sui social per la meloniana agrigentina Giusi Savarino, fiduciario di Schifani per molte vicende aeroportuali. Ne sentiremo parlare. È lui il nuovo che avanza, il simbolo di potentati silenziosi e sempre più ingombranti.Che hanno anticipato, per certi versi, il progetto accarezzato dagli ultimi presidenti della Regione: una regia unica per tutti gli aeroporti siciliani.m.barresi@lasicilia,it

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