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Agrigento, la Cattedrale rischia di crollare

Agrigento, la Cattedrale rischia di crollare ma diventa pascolo per un gregge di pecore

Il paradosso del monumento dimenticato dalle Istituzioni VIDEO

Di Fabio Russello |

La Cattedrale di Agrigento è chiusa al culto e in larga parte pure ai visitatori perché rischia di crollare ma è «aperta» per il pascolo delle pecore.  Peraltro quanto accaduto sul sagrato del monumento di epoca normanna (risale al XI secolo) sarebbe anche quasi una regola.

E inoltre sullo stesso sagrato, che presenta delle grosse fenditure, segno dell’inesorabile scivolamento a valle della struttura, è chiuso al pubblico con delle transenne, qualche tempo fa furono anche sistemate delle scarpe, nell’ambito della campagna «Walk in Proress» che, promossa dalla Curia di Agrigento e dal settimanale diocesano L’Amico del Popolo, intendeva anche sensibilizzare sulla situazione della Cattedrale di Agrigento.

Le pecore oltre che brucare l’erba paradossalmente brucano pure le stesse scarpe messe lì per gridare al mondo che quel monumento potrebbe crollare e che va al più presto salvato. 

«Ma non mi scandalizzo per le pecore sul sagrato della Cattedrale – ha detto provocatoriamente il direttore dell’ Ufficio Beni culturali ecclesiastici, arte sacra ed edilizia di Culto don Giuseppe Pontillo – mi scandalizzo per la presenza di uomini non idonei che occupano posti invece idonei».  E in effetti tutti i torti non ce li ha. Per dire: negli anni Novanta la Curia aveva chiesto di recintare la zona a valle della Cattedrale, ma il sindaco dell’epoca Calogero Sodano e la Soprintendenza, che si facevano la guerra tutti i giorni, quella volta invece furono d’accordo nel dire di no.

 

 

Un video pubblicato da @mariliste in data: 29 Mar 2016 alle ore 04:34 PDT

 

I restauri che tardano

La Chiesa Agrigentina tra 8 per mille e altri fondi ha a disposizione circa 600 mila euro. Mancano però i fondi della Regione (circa 800 mila euro) perché il progetto è già stato approvato ma da Palermo non c’è traccia nemmeno di un euro. In totale serviranno un milione e ottocentomila euro. I fondi non serviranno solo per il costone ma anche a consolidare la stessa Cattedrale, attraverso un “irrigidimento” complessivo della struttura con l’ausilio di un sistema di cavi regolabili. Il tutto seguendo un progetto realizzato dal consulente dell’Arcidiocesi di Agrigento, Teotista Panzeca e che lo scorso 3 luglio ricevette il “via libera” per essere trasmesso alla Regione, dove appunto oggi giace.

Progetto che, seppure nato come step 1 dei lavori di consolidamento del versante, secondo il professor Panzeca potrebbe, insieme all’alleggerimento del costone (che prevede l’abbattimento dell’ex museo di Minissi) potrebbe quantomeno rallentare il fenomeno franoso. Così, a 5 anni da quel 28 marzo 2011 quando la Cattedrale venne chiusa per il rischio crolli, siamo quasi al punto di partenza.

Quelle riunioni cadute fino ad ora nel vuoto

Dal 28 marzo 2011 quando le porte della Cattedrale vennero chiuse a causa delle preoccupanti crepe che interessavano la navata Nord, le quali, tra l’altro, riguardavano anche la scalinata e parte del palazzo Arcivescovile e il seminario è successo tanto con le parole, ma pochissimo con i fatti. Un mese dopo circa a Roma si tiene un vertice convocato dal ministro Angeliono Alfano, durante il quale furono individuati per grandi linee gli interventi necessari, abbozzando una stima di almeno 15 milioni di euro di costi. Fu incaricata la Protezione civile nazionale e regionale per fronteggiare l’emergenza.

I primi lavori di monitoraggio del costone arriveranno però solo l’estate dell’anno successivo: Il 29 luglio 2012, ed è da lì che parte la lunghissima fase di studio che sarà poi base per la realizzazione del ciclopico progetto di messa in sicurezza del costone di San Gerlando che viene poi presentato in pompa magna dal governatore Rosario Crocetta e dall’assessore regionale Mariella Lo Bello in un incontro pubblico che si tenne  proprio in Seminario il 9 novembre 2013. 

«Ci sono 22 milioni di euro per la Cattedrale» spiegò Crocetta, confermando poi, il 10 ottobre 2014 che entro 30 giorni sarebbe stata trovata una soluzione. Ma quei 30 giorni, nel frattempo, sono diventati oltre cinquecento con l’Arcidiocesi che, nel frattempo, ha dato incarico al proprio consulente, il professor Teotista Panzeca, di realizzare un proprio progetto di messa in sicurezza della Cattedrale. Lavori finanziati con risorse regionali e della Chiesa agrigentina e necessari per poter effettuare il consolidamento del costone. 

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