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Bianco incandidabile, quella sentenza che spariglia le carte nelle elezioni a Catania

Il pronunciamento della Sezione giurisdizionale d'appello riguarda l'ex sindaco e la giunta degli anni 2013-2018

Di Laura Distefano |

Addio sogni di tornare a Palazzo degli Elefanti. Almeno per il momento. Enzo Bianco è incandidabile per dieci anni. È arrivata ieri sera, come una bomba ad orologeria nelle amministrative catanesi sparigliando le carte nel quadro delle candidature a sindaco, la sentenza di 82 pagine della Sezione giurisdizionale d’appello della Corte dei conti sul dissesto del comune che vede coinvolta l’intera giunta che ha amministrato dal 2013 al 2018 e i revisori dei conti.

All’ex sindaco, che aveva nei giorni scorsi annunciato la sua intenzione di scendere in campo, la notizia sarebbe stata comunicata al telefono mentre partecipava a un convegno. Un pomeriggio sicuramente da dimenticare per il politico. E oggi è il giorno delle reazioni.

Tutte le cariche a cui Bianco non si potrà candidare

I giudici contabili – che hanno parzialmente accolto il ricorso della Procura generale – hanno ribaltato la sentenza collegiale che aveva dichiarato la sua incompetenza rispetto all’interdizione e hanno ripristinato la decisione del giudice monocratico. Per un decennio, l’ex ministro dell’Interno non potrà candidarsi «alle cariche di sindaco, di presidente di Provincia, di presidente di Giunta regionale, nonché di membro dei 79 Consigli comunali, dei Consigli provinciali, delle assemblee e dei Consigli regionali, del Parlamento e del Parlamento europeo». Inoltre la Corte ha disposto «il divieto di ricoprire, per un periodo di 10 anni, la carica di assessore comunale, provinciale o regionale né alcuna carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici».

Sentenza esecutiva

La sentenza è esecutiva, anche se ci sono 60 giorni per ricorrere in Cassazione. L’impugnazione però riguarda un preciso elemento e cioè la competenza dell’applicazione tra Tribunale civile ordinario o Corte dei Conti. Un aspetto che già era stato sollevato dalle difese. C’è da dire che la sezione d’Appello della Corte dei conti, in un passaggio, certifica l’eredità di «una situazione finanziaria già compromessa», ma questo però non li esime dalle responsabilità. La valutazione è tranchant: «Il Collegio ritiene ampiamente dimostrata la sussistenza di nesso causale tra la condotta degli appellanti e il verificarsi del dissesto». In merito alla sanzione pecuniara c’è stata una differenziazione tra «Bianco e dell’assessore Girlando, da un lato, e gli altri componenti della Giunta». Ai primi due la Corte «configura una responsabilità più marcata» e applica «una sanzione pecuniaria pari ad otto mensilità della retribuzione mensile». In termini numerici, per Bianco sono 38.942,56 euro e per Girlando 35.437,76 euro. Per gli assessori Luigi Bosco, Rosario D’Agata, Orazio Licandro, Salvatore Di Salvo, Marco Consoli, Angelo Villari, Valentina Scialfa, la sanzione pecuniaria si conferma nella misura minima di cinque mensilità. La forbice in termini di cifre va dai 25 mila circa (per Consoli) agli 11mila (per Licandro). In termini di interdizione per gli ex assessori è stato dispoto «il divieto di ricoprire, per un periodo di 10 anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti e di rappresentante istituzionale».

I revisori dei conti

Ultimo capitolo meritano i revisori dei conti: interdizione di sei anni e sanzione (dai 12 agli 8 mila euro) per Carlo Cittadino, Natale Strano, Fabio Sciuto, Francesco Battaglia e Massimiliano Lo Certo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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