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Catania, vuoto di potere: l’ora dei “teenager” della mafia

I recenti blitz hanno azzerato i vertici dei clan e creato spazio per le giovane leve, pronte a ricorrere alle armi. La sparatoria di viale Medaglie d’Oro potrebbe essere un segnale di nuove tensioni 

Di Laura Distefano |

«Tra le tendenze comuni a Cosa nostra non può non rilevarsi la spinta in atto, da parte di giovanissime nuove leve, ad affiancarsi, se non addirittura a sostituirsi, alla generazione criminale precedente».  La citazione della relazione della Dia – in realtà risalente a qualche anno fa – è quanto mai attualissima per descrivere gli assetti della mafia catanese. 

La sparatoria del viale Medaglie d’Oro potrebbe essere purtroppo un segnale di come le giovani leve facciano ricorso alle armi con molta facilità anche per dirimere vicende strettamente private. Il ventiduenne incensurato, ma nipote di un esponente storico dei Cursoti Milanesi, è stato bastonato e ferito a pistolettate per ragioni che restano ai cronisti oscure, ma  chi ha agito voleva lanciare un avvertimento. Su questo gli investigatori non hanno alcun dubbio. La questione da “appianare” potrebbe essere stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dietro potrebbero esserci tensioni tra gruppi criminali che dopo i vari blitz e arresti sono rimasti nelle mani di poco più che ragazzini. Che, purtroppo, hanno a disposizione armi e sono pronti a usarle. Senza rifletterci su più di tanto.

Non dimentichiamo quanto accadde la scorsa primavera all’Ecs Dogana: un giovanissimo della corrente degli Intravaia, della famiglia mafiosa dei Mazzei, bloccò l’esibizione del trapper Niko Pandetta (da qualche mese nel carcere di Opera) e questo provocò la reazione del nipote di Turi Cappello che avrebbe chiesto a Sebastiano “piripicchio” Miano – un cane sciolto dei Cappello – di vendicarsi “armando” i suoi picciotti. E fu così  che via Dusmet, lo scorso aprile, divenne una polveriera. Spari a destra e a sinistra, con un minorenne e un diciottenne rimasti feriti. Le intercettazioni della Squadra Mobile, scattate dopo le pistolettate,  fecero capire come fosse concreto il pericolo di una guerra.  

Miano  è figlio di un santapaoliano morto per cause naturali diversi decenni fa. Intravaia è un cognome da non sottovalutare nel panorama mafioso catanese; così si chiama, infatti, il marito della sorella di Nuccio Mazzei.   Alcuni dei personaggi coinvolti nella sparatoria davanti alla discoteca del porto sono dei teenager che si sentono “grandi” per le loro parentele.  Avere il padre, il nonno, il fratello, il cugino in carcere diventa quasi “un vanto”.

 Questi “figli d’arte” della criminalità organizzata – sempre per citare la relazione della  Dia  del secondo semestre 2016 – girano molto spesso armati. Uno dei  nipoti del boss Roberto Vacante,  vertice della famiglia di Cosa nostra (è sposato con la figlia del defunto Salvatore Santapaola) e da diversi anni al 41 bis, fu arrestato a fine aprile dai carabinieri perché andò alla “Cucaracha” con una pistola calibro 6,35 con colpo in canna e sei proiettili nel serbatoio.  Quella volta un carabiniere fuori servizio comprese che era in corso un’animata discussione che stava coinvolgendo una quindicina di persone, tra cui proprio Vacante jr. Il militare del Nucleo Investigativo chiese l’intervento dei colleghi al fine di evitare che la situazione degenerasse.   Questi sono solo dei casi recenti. Ma nell’ultimo anno ci sono state dimostrazioni di forza in perfetto stile Gomorra in diverse parti della città: gli spari in aria per marcare il territorio e far capire chi comanda. Ma ci sono stati anche i ferimenti di diversi spacciatori, alcuni addirittura sotto casa.

 Ci sono  ventenni dai cognomi altisonanti che sono stati anche pronti a uccidere: Natalino Nizza (figlio del boss santapaoliano Giovanni, nipote dell’uomo d’onore Daniele, del pentito Fabrizio e del narcotrafficante Andrea)  e suo compare Sam Privitera avrebbero ordinato appena due anni fa, secondo i baby killer Michael e Ninni Sanfilippo, l’omicidio del pusher Enzo Timonieri. La sete di vendetta portò nella maledetta estate 2020 Salvuccio Jr Lombardo, figlio di “u ciuraru” (imparentato con Turi Cappello), a trasformare viale Grimaldi in un fronte di guerra contro i Cursoti Milanesi. Ci furono due morti.  Queste nuove generazioni di criminali farebbero soldi con la droga per lo più. Da diverse inchieste è emerso anche il nome di Antonino Battaglia, nipote di Santo, lo storico reggente del gruppo di Cosa nostra del Villaggio Sant’Agata. 

 Con alcune scarcerazioni di vecchi boss lo scenario pareva essere passato dal caos violento alla diplomazia mafiosa, ma in questi ultimi sei mesi si sono susseguite operazioni che hanno riportato il vuoto nei vertici criminali. E questo crea spazio d’azione per le “teste calde” che agiscono senza l’autorizzazione dei boss detenuti e  non seguono “il codice di Cosa nostra”.  Cosa pensano i vecchi capi della mafia di queste nuove leve lo si può capire perfettamente da una intercettazione del blitz Report contro i Laudani. Ecco come li definì la moglie di un gregario del clan: «…Sti quattro scemuniti! Si sono “ammuccati” i soldi».      Il presidente del Tribunale dei Minori di Catania Roberto Di Bella lo ha detto in tutte le salse che per combattere la mafia bisogna dare alternative ai giovani. In alcuni quartieri i ragazzini hanno come “mito” il padrino Nitto Santapaola. In carcere dal 1993.           COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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