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Contorno all’Antimafia: «Con lo Stato mi sono trovato peggio che con il clan»

Di Elvira Terranova |

«Comincio dagli Stati Uniti. Lì mi veniva dato uno stipendio mensile di 1.300 dollari, ma dal mese di ottobre questo contributo mi sarebbe stato tolto. All’epoca abitavo in un appartamento dove pagavo 550 dollari al mese e quando mi è stato comunicato che non avrei più ricevuto il mensile ho deciso di lasciare l’appartamento, perché non avrei avuto i soldi per continuare a pagarlo, e venire in Italia».

Inizia così il racconto del pentito Salvatore Totuccio Contorno davanti alla Commissione nazionale antimafia della X Legislatura. E’ il 9 agosto 1989 e il collaboratore di giustizia racconta la sua vicenda, all’epoca in cui era negli Stati Uniti, ai deputati dell’Antimafia. Contorno, ex mafioso della famiglia di Santa Maria di Gesù di Palermo, dopo la collaborazione con la giustizia di Tommaso Buscetta cominciò a raccontare ai magistrati di Palermo i retroscena della mafia.

Anche nell’ambito della indagine sulla pizza connection coordinata da Giovanni Falcone. Nel 1988 Contorno, che era sotto protezione, tornò in gran segreto a Palermo e si vendicò dei boss corleonesi, una vicenda con molti punti oscuri. Poi, nel 1989 venne nuovamente arrestato. Di recente il ruolo di Totuccio Contorno è stato interpretato dall’attore palermitano Luigi Lo Cascio nel film Il Traditore di Marco Bellocchio, in corsa agli Oscar.

«In America avevo persino trovato un lavoro in un mattatoio, ma dopo cinque giorni sono stato costretto a lasciarlo a causa di una artrosi cervicale. Quindi non potevo lavorare, non ricevevo più il contributo dallo Stato, non avevo più soldi per vivere e per pagare l’appartamento, a quel punto o andavo a rubare o chiedevo beneficenza allo Stato visto che mi ero dissociato dalla mafia. Invece devo dire che mi sono trovato peggio che con la mafia. Sono rientrato in Italia e mi sono rivolto alla Criminalpol e all’Alto commissario Sica – dice ancora Contorno -. A loro ho esposto i miei problemi, spiegando la mia situazione finanziaria e il fatto che io e la mia famiglia non sapevamo come sopravvivere. Ma non ho ricevuto niente da nessuno né in America né in Italia. E ora, dopo tutti i benefici che ha avuto lo Stato, mi ritrovo in carcere a Sollicciano, praticamente sepolto vivo in una camera blindata, sorvegliato a vista 24 ore su 24. Ma per che cosa? Vorrei sapere per quale motivo mi trovo in carcere». 

«Vorrei farvi vedere le condizioni in cui mi trovo. E’ quasi un mese e mezzo che non riesco ad andare in bagno perché c’è sempre qualcuno che mi sorveglia, dicono che lo fanno per la mia sicurezza. Mi trovo in carcere con l’accusa di associazione a delinquere. A questo punto mi domando con chi mi sono associato, con lo Stato o di nuovo con la mafia?», dice Contorno particolarmente adirato rivolgendosi ai parlamentari che lo ascoltano.

«Tenete presente che quando una persona si dissocia dalla mafia non può più rientrare nella organizzazione, io ormai sono destinato a morire. Venti giorni fa mi hanno ucciso uno zio ed un cugino, ora vorrei sapere cos’altro volete da me. Una volta mi si dice che mi sono associato allo Stato, un’altra volta che faccio complotti e che commetto omicidi».

E poi aggiunge: «Sono andato a Palermo perché non sapevo più come sfamarmi e l’unica persona che mi era rimasta in questo paese era mio cugino, perché gli altri parenti sono sparsi per il mondo e di loro non ho più notizie».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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