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Il pm Lo Voi e la mafia 2.0: «Altro che cupoletta, abbiamo preso boss di rango»

Di Redazione |

PALERMO – «Qualcuno ha parlato di “mezza Cupola”, di “cupoletta”, ma le indagini hanno dimostrato che non si trattava di qualche vecchietto tornato in azione, bensì della ricostituzione della Commissione provinciale di Cosa nostra ad opera di soggetti di alto livello mafioso. Dato questo confermato dai personaggi fermati oggi che vantano un lignaggio mafioso di rilievo». Lo ha detto il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi commentando l’ultimo blitz che ha portato al fermo di sette persone tra cui Leandro Greco e Calogero Lo Piccolo, nipote e figlio rispettivamente di Michele Greco “il Papa” di Cosa nostra e del capomafia Salvatore Lo Piccolo.

L’indagine è la prosecuzione dell’inchiesta che a dicembre ha accertato la ricostituzione della Commissione provinciale di Cosa nostra e ha portato a 47 fermi.  «E la figura di Leandro Greco, al contrario di quella di Lo Piccolo, è una novità assoluta per gli inquirenti – ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Salvo De Luca -. Il nipote di Greco è diventato capo di uno dei tre mandamenti più ricchi e organizzati di Palermo, a soli 23 anni. Un unicum. Uno dei due pentiti che hanno collaborato all’inchiesta lo ha descritto come uno che ha la mentalità di un vecchio nel corpo di un giovane. Cioè nonostante la giovane età è molto “attrezzato” quanto a cultura mafiosa».

Il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi commentando l’apporto dato da due nuovi pentiti all’indagine, ha detto che «le due collaborazioni con la giustizia, che si sono realizzate peraltro in tempi record a solo un mese dall’arresto dei boss che hanno poi scelto di tagliare i ponti con la mafia, testimoniano il fallimento di un progetto. Bisconti e Colletti collaborano perché il progetto di ricostituzione della Commissione è fallito e loro devono constatare l’assenza di una prospettiva nel futuro».

«Le indagini – ha spiegato Lo Voi – hanno dimostrato che qualunque tentativo di riorganizzazione tentato nel tempo è fallito – ha spiegato – Il futuro non è lì, devono capirlo gli uomini di cosa nostra».

I due nuovi pentiti hanno dato un contributo fondamentale all’indagine. «Si tratta di una collaborazione con caratteristiche promettenti – ha detto – Entrambi Conoscono molto di cosa nostra ma anche dell’esterno».

Lo Voi ha sottolineato la collaborazione di polizia e carabinieri che sinergicamente hanno condotto l’inchiesta. Alla conferenza stampa hanno partecipato anche il comandante provinciale dell’Arma Antonio Di Stasio e il capo della Mobile di Palermo Rodolfo Ruperti. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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