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Inneggiava alla Jihad e al martirioPolizia nissena arresta pakistano

Inneggiava alla Jihad e al martirio Polizia nissena arresta pakistano

Inchiesta della Procura di Caltanissetta: l’uomo è stato fermato a Mantova. Perquisizioni anche a Enna. Divulgava i messaggi dai suoi profili facebook

Di Redazione |

Un cittadino pakistano è stato arrestato a Mantova dai poliziotti della Digos di Enna, coordinati dal servizio centrale antiterrorismo della Polizia e dalla Procura di Caltanissetta. L’uomo è ritenuto responsabile di associazione a delinquere con finalità di terrorismo. Avrebbe divulgato, attraverso i suoi profili facebook, materiale inneggiante al jihad e al martirio, “istigando – riferisce la polizia – al compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo”. Perquisizioni sono state eseguite nelle province di Mantova, Enna, Prato, Milano e Como.

La persona finita in manette è Muhammad Bilal, 25 anni, ed è accusato di apologia del terrorismo. Secondo gli inquirenti farebbe anche parte di un’organizzazione terroristica anticristiana e antisciita. Era molto attivo sui social network. Una delle foto diffuse attraverso il social network ritrae una bottiglia di Coca Cola, considerata uno dei simboli della cultura occidentale, sormontata da un proiettile e recante il messaggio “Chi acquista questi prodotti contribuisce all’uccisione di molti palestinesi”. E non mancavano nemmeno i post di approvazione dopo la strage nella redazione del giornale satirico francese “Charlie Hebdo”. In Sicilia Bilal è arrivato, a bordo di un barcone proveniente dalla Libia, nel gennaio 2014 e smistato in un centro di accoglienza a Siracusa. Il 19 giugno dello scorso anno è stato collocato nella comunità “Città del sole” di Piazza Armerina ed è proprio durante la sua permanenza nella città ennese che gli investigatori hanno spostato la loro attenzione su di lui. Bilal si era reso protagonista in diverse occasioni di atti di intemperanza e quando erano intervenute le forze dell’ordine aveva manifestato insofferenza verso di loro.

Il 17 agosto di quest’anno la Commissione immigrazione della Prefettura di Enna gli ha negato lo status di rifugiato politico e Bilal aveva anche presentato ricorso contro questa decisione. 

A suo carico ci sono parecchie intercettazioni; in una conversazione un suo connazionale, che vive in Pakistan, gli disse: “Ma come pensi di riuscire a ottenere lo status di rifugiato se sei un talebano?”. Nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i particolari dell’inchiesta il procuratore capo facente funzioni di Caltanissetta Lia Sava e il questore di Enna Ferdinando Guarino hanno escluso l’eventualità che in Italia possano verificarsi attentati terroristici.

Bilal ha viaggiato anche nel resto d’Italia utilizzando soprattutto l’autobus e adesso gli inquirenti stanno ricostruendo la rete di contatti che aveva sul territorio nazionale e quindi l’arresto del venticinquenne pakistano rappresenta solo il primo capitolo di un’inchiesta più ampia. Bilal era pronto a partire per il Canada dove aveva contatti con suoi connazionali.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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