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La Procura di Ragusa mette mano sulla lobby dei pignoramenti

La Procura di Ragusa mette mano sulla lobby dei pignoramenti

Di Mario Barresi |

RAGUSA. Quello che è successo a Giovanni Guarascio non resterà impunito. Perché sulle “anomalie” dell’asta in cui fu venduta la casa del muratore vittoriese, la Procura di Ragusa ha lavorato. Talmente bene che, oltre all’imminente avviso di conclusione delle indagini – preludio alla richiesta di rinvio a giudizio per tre persone (tra le quali il compratore) – il procuratore Carmelo Petralia ha accumulato elementi utili per aprire un’altra inchiesta-stralcio. Che sta vagliando le posizioni di colletti bianchi (commercialisti e avvocati, ma non soltanto), intermediari e altri soggetti borderline di quella che Petralia non esita a chiamare «la lobby dei pignoramenti».

Un sistema, magari diffuso in tante altre realtà, ma che nel Ragusano è venuto alla luce con i riscontri della guardia di finanza su un «modus operandi che risulta piuttosto consolidato». Un modello che vede protagonisti anche oscuri personaggi, talvolta anche legati alla criminalità, che fanno da “pali” per segnalare i casi di persone in difficoltà, che vengono monitorate per arrivare all’acquisto – non sempre con procedure limpide – di beni pignorati a prezzi d’occasione. «Chiediamo giustizia per nostro padre e per la nostra famiglia», hanno detto i figli di Guarascio ai colleghi della nostra edizione ragusana chiedendo «notizie sul processo».

Eccole: a giorni ci saranno novità sul filone principale aperto dopo la morte del muratore di Vittoria. Si apprende dalla Procura che è alla firma l’avviso di conclusione indagini per Orazio Sciagura (bracciante agricolo vittoriese di 37 anni) e per due soggetti coinvolti nell’acquisto della casa: Daniele Drago (legale di Sciagura) e Giuseppe Cassarino, commercialista, professionista delegato del Tribunale di Ragusa all’asta. L’ipotesi di reato comune ai tre sarebbe turbativa d’asta; Sciagura e Drago dovrebbero rispondere anche di tentata estorsione, per aver cercato di rivendere l’immobile a Guarascio dopo l’asta vittoriosa. Sciagura (difeso da Carmelo Scarso), Drago (i legali sono Daniele Scrofani ed Enrico Cultrone) e Cassarino (avvocato Santino Garufi). «In attesa di ricevere l’avviso, siamo convinti che l’eventuale processo farà chiarezza sull’insussistenza addebitati al nostro assistito», commentano Scrofani e Cultrone. Tutti i difensori degli indagati si fanno forti del provvedimento del Riesame di Ragusa, che il 23 aprile 2014 ha annullato l’ordinanza di sequestro preventivo dell’immobile disposto dal gip ibleo su richiesta del pm. «Meri sospetti, privi di consistenza concreta», fra le righe della motivazione. Ma la partita del processo penale sarà diversa da quelle delle esigenze cautelari.

La Procura non ha trascurato alcun aspetto. Indagando anche sulle ipotesi di usura della Banca Agricola Popolare di Ragusa, creditrice di Guarascio: un debito di pochi milioni di lire, risalente agli Anni 90, che lievita fino al pignoramento di un immobile valutato 80mila euro. La perizia tecnica, realizzata da Giovanni Furioso (funzionario della Banca d’Italia di Palermo) ha escluso la tesi di un credito “gonfiato”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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