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L’affondo di Lucia Borsellino: «Dopo 31 anni sappiamo solo la verità della menzogna»

La figlia di Paolo in commissione Antimafia: «Abbiamo il diritto di porre domande»

Di Redazione |

«Abbiamo il diritto di porre e di porci domande, nonché di vederci chiaro dopo 31 anni di composto riserbo, durante i quali ci è stata consegnata solo una verità della menzogna».

Lo ha dichiarato Lucia Borsellino durante l’audizione in Commissione parlamentare Antimafia parlando delle “omissioni” che in questi anni hanno ostacolato le indagini, tra cui ha ricordato «la vicenda della sottrazione dell’agenda rossa dalla borsa di mio padre. Non ci è dato sapere se e come mai non fu fatto nell’immediato del dopo strage l’esame del Dna, tenendo conto che l’esplosione non aveva distrutto la borsa, ma l’aveva solo un po’ ammaccata e bruciacchiata».

«Un altro aspetto che constatiamo dopo questi 31 anni sono i silenzi e i “non ricordo” di molti uomini delle istituzioni – ha proseguito la figlia del magistrato – il tempo trascorso è stato reso infruttuoso anche dal mancato coordinamento tra le procure di Palermo e Caltanissetta, come nei casi del pentito Scarantino, della mancata citazione come testimone o persona informata sui fatti del procuratore Giammanco e la sottrazione delle chiamate in entrata del cellulare di mio padre, altra fonte informativa preziosa che ci avrebbe consentito di risalire alla sua rete di contatti, che ci avrebbe permesso di arrivare ai livelli istituzionali presso cui va cercata la responsabilità di azioni ed omissioni».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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