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LE INDAGINI

Omicidio-suicidio di Riposto, social e telefonini svelano il rapporto tra l’ergastolano Turi La Motta e le donne uccise

Il movente è ancora un mistero ma gli investigatori confidano di fare chiarezza indagando sui tabulati telefonici e smartphone

Di Redazione |

E' ancora un mistero il movente dell'omicidio-suicidio di Riposto che tanto scalpore ha suscitato per l'autore di tanta violenza è stato un ergastolano in permesso premio, Salvatore "Turi" La Motta. In queste ore gli investigaori stanno incrociando tabulati telefonici, messaggi e social network per capire cosa ha armato la mente e il braccio del pregiudicato.  

Qualcosa è già venuto fuori: i tre si conoscevano. E prende più corpo anche l’ipotesi che La Motta avesse avuto una relazione con Carmelina "Melina" Marino, di 48 anni, assassinata nella sua Suzuki Ignis sul lungomare Pantano, non sposata e madre di due figli. Sui profili social della donna emerge però che il suo grande amore è un fratello detenuto, anche se un video postato su Tik tok del febbraio del 2022 attacca un uomo "traditora". In questo contesto la seconda vittima, Santa Castorina, di 50 anni, uccisa sul marciapiede della centralissima via Roma, potrebbe essere stata vista in qualche modo come una persona che ostacolava la relazione.

Ma sono tutte ipotesi che al momento non trovano conferme ufficiali. «Erano  due care ragazze, io le conoscevo – ha detto l'avvocato Antonino Cristofero Alessi, difensore di Salvatore "Turi" La Motta -. Ma non mi ricordo di contatti tra loro o con La Motta. Lui non era sposato e non so se frequentasse qualcuna in particolare, avevo capito che c'era una piccola storia in particolare, ma atteneva alla sua sfera privata e non al nostro rapporto professionale. Ma niente lasciava presagire minimante quello che è successo». 

Maggiori chiarimenti sulla dinamica dei due femminicidi verranno dalla visione dei filmati di sicurezza delle zone interessate che sono stati sequestrati e da altri che verranno acquisiti. Già ore gli inquirenti stanno visionando immagini su immagini per cercare di carpire anche il più minino dettaglio. Nelle registrazioni di una telecamera di un’area di servizio, acquisite dai carabinieri, si vede il primo delitto: Melina Marino e sulla propria auto parcheggiata lungo la strada, l’omicida, dopo essere sceso dal veicolo guidato da un’altra persona, raggiunge velocemente la donna che sedeva sul lato guidatore, apre la portiera lato passeggero e sporgendosi nell’abitacolo fa fuoco, colpendola mortalmente al volto.

L’auto con cui l’assassino arriva e poi va via è la Volkswagen Golf nera di Luciano Valvo, di 55 anni, fermato ieri sera per concorso nell’omicidio di Melina Merina. Il provvedimento si basa su indagini dei carabinieri della compagnia di Giarre e del nucleo investigativo del comando provinciale di Catania. Valvo, bloccato da militari dell’Arma mentre stava abbandonando la propria abitazione, nell’interrogatorio davanti al sostituto procuratore che lo ha interrogato si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Riposto comunque è rimasta sconvolta da quanto successo. La città è «attonita e ferita». Con «il dolore che si trasforma in silenzio», anche durante «piccole processioni» nei luoghi della tragedia ha detto oggi il sindaco della città Ionica del Catanese, Enzo Caragliano, all’indomani dell’omicidio-suicidio. «Questa tragedia non riflette la nostra città – ha aggiunto – ma quello che è accaduto è senza giustificazioni, atti che possono essere collegati soltanto alla follia umana. Non conoscevo personalmente le due donne e l’uomo, di questo sapevo della sua famiglia».

«Ieri sembravamo in un film americano – ha ricostruito Caragliano – si parlava di un serial killer che uccideva le donne e arrivavano segnalazioni di omicidi, mai commessi, da diverse parti della città. Una follia. Riposto non è questa». Il giorno dei funerali delle due donne, anticipa il sindaco, il Comune deciderà se dichiarare il lutto cittadino dopo le decisioni della magistratura.

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