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Politica, soldi mafia, antimafia, premi e massoneria: ma è finita in manette la “vita spericolata” di Corrado Labisi

Di Redazione |

CATANIA – Corrado Labisi, 65 anni, sposato, padre di due figli, già presidente del Consiglio di amministrazione dell’istituto psicopedagogico “‘Lucia Mangano”, finito in manette per un presunto “buco” da 10 milioni di euro nella gestione del centro medico di Sant’Agata li Battiati, è un personaggio molto noto a Catania, come la sua famiglia, finita anch’essa agli arresti ma domiciliari: la moglie, Maria Gallo, di 60 anni, e la loro figlia, Francesca Labisi, di 33 anni.

La famiglia Labisi è molto conosciuta soprattutto per due noti premi internazionali antimafia che organizza da anni: quello dedicato alla madre “Antonietta Labisi” e per il “Livatino-Saetta-Costa”. Ma Corrado Labisi calca da anni la scena sociale e politica della città.

CARRIERA. La sua carriera inizia come giovane avvocato tirocinante presso lo studio dell’avv. Nino Geraci, ma poi la passione per le discipline psicopedagiche prenderà in lui il sopravvento. La carriera politica si snoda intorno alle sorti del Pli. All’età di venti anni è già militante del partito, a 28 è il secondo dei non eletti al consiglio comunale di Catania. Tra il 1989 ed il 1992 è consigliere nazionale del partito. A Battiati è stato per diversi anni presidente del Consiglio comunale. Poi è passato tra le fila di Alleanza Nazionale, dove è stato reggente del circolo di Aci Castello. E negli ultimi anni ha fondato e presieduto anche il Movimento della coscienza popolare, pseudo partito socio culturale morto ancor prima di nascere.

PREMI E RICONOSCIMENTI. Ma è stata l’organizzazione di eventi, come premi di ogni genere e manifestazioni di presunta solidarietà, una delle attività che ha visto più impegnato Labisi, che nei tanti anni di attività ha consegnato targhe e medagliette a uomini delle istituzioni, magistrati, alti prelati, rappresentanti delle forze dell’ordine, scienziati e personaggi dello spettacolo. Una attività che gli ha permesso di farsi amicizie altolocate ma anche chiacchierate.

CARICHE E POLTRONE. Ma è stato amante evidentemente anche delle cariche e delle poltrone se in un sua scheda si legge che è stato direttore generale del Dipartimento Mediterraneo per la Pace, presidente dell’Associazione Internazionale Asso Afro-Mediterranea, consulente per i rapporti con tutti i paesi dell’area mediterranea, nella prospettiva del libero scambio, per le attività sanitarie, culturali ed economiche, sindaco Onorario della città di Sikensi della Costa D’Avorio, ambasciatore per i Comuni della Costa D’Avorio, consulente giuridico presso la Presidenza della Repubblica della Costa D’Avorio, prorettore dell’Università Telematica Unisanraffaele di Zugo in Svizzera. Per le sue attività sociali e culturali gli sono state conferite lauree honoris causa da prestigiose Università Internazionali e ha ricevuto decine di premi.

ANTIMAFIA, MAFIA E MASSONERIA. Labisi si è sempre vantato delle sue attività sociali e antimafia, e proprio grazie alla carica di presidente dell’associazione Livatino-Saetta-Costa intitolata a magistrati barbaramente assassinati da Cosa Nostra si era costruito questa aurea di paladino delle legalità. In realtà negli ultimi tempi il suo nome era sempre più chiacchierato. E da tempo erano saltati fuori i suoi contatti con il mondo mafioso e più precisamente con Giorgio Cannizzaro, quello che potremmo definire il «manager» di Cosa nostra catanese legato al clan Santapaola. Cannizzaro vantava un’amicizia strettissima con Corrado Labisi in qualità di «Sovrano, Gran Commendatore e Gran Maestro della Serenissima Gran Loggia del Sud». Sì, perché Labisi è stato a capo di una loggia massonica da lui fondata e dalla quale è stato poi sospeso. Con Cannizzaro – secondo le indagini – Labisi si scambiava l’appellativo di “fratello”. Un’amicizia, questa, «che – riferiscono gli investigatori – va al di là della mera conoscenza e che sottintende una comunanza di interessi per certi versi inquietante».

FINTO AVVOCATO. Da segnalare infine il titolo di avvocato di cui si sempre auto insignito Corrado Labisi (basta fare una veloce ricerca su internet per vedere come il suo nome sia quasi sempre preceduto da “avv.”. Come abbiamo scritto fece il tirocinante in uno studio legale, ma non è mai diventato avvocato tanto che persino la sorella Maria Lucrezia Labisi, in una lettera al nostro giornale in cui contestava uno dei premi organizzati dal fratello, volle precisare «per correttezza ed amore di verità» che Corrado Labisi «non è avvocato come erroneamente riportato negli articoli» che lo citavano.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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