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Imprese ferme, ma è ancora caos Cig e Tridico (Inps) è sotto tiro

Di Michele Guccione |

Migliaia di aziende in Sicilia stanno rifiutando commesse perchè non hanno soldi: quelli chiesti alle banche non sono ancora arrivati, la Cig non è stata erogata e nel frattempo hanno dovuto anticipare le spettanze al personale che attende da marzo. Si dirà: ma lavorare produrrebbe incassi. Vero. Ma a causare la decisione di non ripartire è lo Stato che non ha fatto slittare le scadenze fiscali di giugno. Cominciare un lavoro significa pagare i contributi previdenziali e gli oneri fiscali sul personale, in attesa di ricevere un primo pagamento dal committente, bene che vada, dopo quattro mesi. E dal 16 giugno si dovrà anche pagare Imu, Irpef e altre tasse. La maggioranza dei piccoli imprenditori non può sopportare questi pesi, a meno di non ricorrere all’usura.

Ma la disperata reazione, quella di rifiutare il lavoro, non è neanche percorribile come invece sostiene il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, «tanto c’è lo Stato che paga la Cig». Infatti, l’assessore regionale al Lavoro, Antonio Scavone, ha scritto d’urgenza alla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, per segnalarle che se in fase di conversione in legge del decreto “Rilancio” non sarà subito corretta un’anomalia tecnica creata dall’assurdo meccanismo messo in piedi per la Cig in deroga con causale Covid-19, si creerà un nuovo pericoloso “imbuto” burocratico. Si è scoperto che per richiedere dal 18 giugno (stavolta direttamente all’Inps) il rinnovo della Cig in deroga per altre 9 settimane, da maggio ad ottobre, bisogna prima avere usufruito di tutte le nove settimane del primo periodo di “lockdown”. Chi non avesse chiesto tutte le nove settimane o chi ne abbia usufruito solo in parte, deve prima completare questo periodo altrimenti non può richiedere la proroga. Ma – ed ecco l’anomalia – la richiesta di completare il periodo va nuovamente presentata alla Regione, che deve autorizzarla coi modi e tempi che abbiamo conosciuto, per poi inviarla all’Inps per l’ulteriore visto. E per ricevere solo il 40% subito. Se l’azienda dovesse superare queste forche caudine, solo allora potrà chiedere all’Inps il rinnovo per il periodo da maggio a ottobre. Una follia con conseguenze devastanti in Sicilia.

Che si sommerebbero al fatto che delle 10mila pratiche ferme alla Regione per errori formali, pare che quelle recuperabili siano alcune migliaia, col rischio che molti dei lavoratori che attendono da marzo finiscano per non ricevere alcuna indennità.

Ecco perchè Alessandro Albanese, vicepresidente vicario di Sicindustria, bolla come «offensive, sconcertanti, cariche di un pregiudizio anti-imprenditoriale» le parole di Tridico: «Si tratta di affermazioni profondamente ingiuste, soprattutto nei confronti delle Pmi che faticano a riprendere l’attività per la forte contrazione della domanda e per gli oneri fiscali e contributivi a cui devono adempiere».

IMPRENDITORI CATANIA. «Le parole pronunciate dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico sono la più evidente dimostrazione di una scarsissima conoscenza delle dinamiche di funzionamento delle imprese. Ma non stupiscono più di tanto, visto che provengono da chi ha pensato di risolvere il problema della disoccupazione mettendo in campo i navigator». Così il presidente di Confindustria Catania Antonello Biriaco commenta le dichiarazioni rilasciate ieri a Repubblica dal numero uno dell’Inps, secondo il quale le imprese non riprenderebbero le loro attività per opportunismo e pigrizia in quanto, in attesa che il mercato riparta, è lo Stato a farsi carico dell’80% della busta paga dei lavoratori. «A Catania – ricorda Biriaco – l’emergenza Covid ha determinato il fermo delle attività per il 55% delle imprese. Per alcuni settori, come il turismo e l’edilizia, il crollo dei fatturati è stato verticale. Piccole e piccolissime imprese hanno rischiato e tutt’ora rischiano di essere cancellate per sempre. Eppure, moltissime realtà aziendali, nonostante la grave crisi di liquidità, continuano ad anticipare di tasca propria gli ammortizzatori sociali, sopperendo ai forti ritardi nell’erogazione delle provvidenze destinate ai lavoratori». «Le dichiarazioni che abbiamo letto – conclude Biriaco – vanno nel senso opposto a quello necessario per risalire rapidamente la china, che è quello di mettere insieme le reciproche capacità e competenze per rimettere in piedi il sistema produttivo». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA