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Quali misure per la progettualità dei Comuni per l’utilizzo delle risorse del Pnrr e del fondi Sie 2021-2027?

Dei 51 interventi da realizzare per l’anno 2021, di cui 27 riforme e 24 investimenti sui 528 obiettivi da conseguire entro il 2026, sono state avviate le procedure per tutti gli interventi e, al settembre 2021, sono state realizzate 8 riforme su 27 e 5 investimenti su 24.

Di Olindo Terrana* |

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è entrato nella sua fase di attuazione dopo che la Commissione europea, il 13 agosto 2021, ha erogato all’Italia una prima tranche di 24,9 miliardi di euro a titolo di prefinanziamento, pari al 13% dell’importo totale stanziato.

Dei 51 interventi da realizzare per l’anno 2021, di cui 27 riforme e 24 investimenti sui 528 obiettivi da conseguire entro il 2026, sono state avviate le procedure per tutti gli interventi e, al Settembre 2021, sono state realizzate 8 riforme su 27 e 5 investimenti su 24.

Questi apprezzabili risultati, come già enunciato da autorevoli rappresentanti dei settori produttivi del Paese, sono però minacciati da rilevanti criticità tra le quali la più preoccupante sembra essere, sia dal punto di vista progettuale e sia in merito all’attuazione infrastrutturale, la mancanza di adeguate competenze capaci di sostenere la sfida senza precedenti del PNRR. Non a caso, come sottolineato dal Gruppo Webuild (ex Salini Impregilo), per realizzare le grandi opere del PNRR “mancano ingegneri, project manager, contabili, esperti in gestione delle risorse umane, responsabili della gestione di cantieri, autotrasportatori, operatori addetti alle Tbm (le tunnel boring machine o talpe meccaniche). E poi: minatori, carpentieri, saldatori, addetti agli impianti elettrici e meccanici.” Circa 100.000 addetti specifici, da formare per la sola transizione ecologica, come sostenuto dall’AD di Enel Francesco Starace.

In particolare, per quanto concerne la progettualità di competenza dei comuni italiani per utilizzare la straordinaria mole di finanziamenti per investimenti infrastrutturali stimabili intorno ai 55 mld di euro, i Sindaci della Rete Recovery Sud, consapevoli che ai comuni del Sud dovrebbero spettare in gestione diretta c.ca 22 Mrd di euro, in varie occasioni e documenti, hanno più volte dichiarato di non essere in grado di poter affrontare la sfida progettuale che il PNRR e la Programmazione comunitaria 2021-2027 impongono. Tutto ciò per carenze di organico, ma anche per incapacità del personale esistente che risulta privo, prevalentemente, di figure dirigenziali e di figure tecniche specializzate.

A tal fine il Ministro Brunetta, attraverso l’investimento M1C1 – Fornire assistenza tecnica e rafforzare la creazione di capacità per l’attuazione del PNRR, ha avviato il reclutamento di 2.800 tecnici qualificati con contratto triennale a tempo determinato per supportare i 2.551 comuni del Sud Italia. Purtroppo a superare la prova concorsuale per tale reclutamento, in un clima di corale richiesta da parte dei sindaci meridionali della necessità di almeno 5.000 tecnici, sono stati soltanto 850 tecnici che, come riportato in un servizio pubblicato sul “Fatto Quotidiano”, sembrerebbe non possiedano l’adeguata preparazione per svolgere il ruolo assegnato senza un’adeguata formazione.

Per il reclutamento degli altri 1.950 tecnici, ammesso che professionisti di consolidata esperienza accettino di lavorare con un contratto di precariato triennale, sono ancora in fase di espletamento le procedure concorsuali sulle quali pesa l’incomprensibile scelta del ministro di aver riammesso al concorso i partecipanti che alla prima scrematura erano risultati sprovvisti dei titoli o delle competenze e a cui è stato poi riservato un altro test di prova.

Oltre a tale intervento, per fornire supporto ai comuni per la progettazione territoriale, è stato emanato dal Governo il D.L. 121/2021 recante “Disposizioni urgenti in materia di infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale” nel quale all’art. 12 (Disposizioni urgenti in materia di progettazione territoriale e investimenti) al fine di rilanciare e accelerare il processo di progettazione nei comuni del Sud d’Italia e in quelli compresi nelle regioni in transizione e nelle aree interne del Paese, si prevede l’istituzione del Fondo concorsi progettazione e idee per la coesione territoriale, con una dotazione finanziaria di 161,50 Mln di euro (di cui 16,2 Mln di euro per il 2021 e 145,3 Mln di euro per il 2022).

In merito a tali provvedimenti non può passare inosservato che invece di ricorrere al concorso per il reclutamento dei 2.800 tecnici, probabilmente, sarebbe stato più utile, considerato anche il limite temporale del contratto, procedere di concerto con gli Ordini professionali all’utilizzo di una long list di specialisti, per il reclutamento diretto sulla scorta della specifica esperienza professionale.

Mentre, in riferimento all’art. 12 del D.L. 121/2021, risulta del tutto evidente che la dotazione finanziaria di 161,50 Mln di euro prevista è insufficiente a coprire i fabbisogni progettuali dei comuni del Sud d’Italia considerato che, per far fronte alla progettualità di 22 Mrd di euro di opere infrastrutturali, necessiterebbe almeno un miliardo di euro e, altro fattore non trascurabile, il rischio sulla tempistica di espletamento dei percorsi concorsuali che potrebbero determinare procedure non certamente celeri.

Ciò precisato e sottolineato che i precedenti provvedimenti impegnano complessivamente poco più di 500 Mln di euro per consentire ai comuni del Sud Italia di dotarsi della progettualità necessaria, comunque, va riconosciuto che tali provvedimenti aiutano il processo attuativo del PNRR, ma sicuramente non risolvono le criticità esistenti e pertanto, al fine di determinare una più veloce attuazione del PNRR bisognerebbe dare ai comuni l’opportunità di redigere in fretta e con il massimo delle competenze i progetti cantierabili e ciò, a parte i pochi comuni che hanno uffici tecnici adeguatamente attrezzati, può essere fatto soltanto attraverso professionalità esterne.

I comuni, però, oltre a essere deficitari dell’adeguato personale tecnico, sono privi anche delle risorse finanziarie per il conferimento degli incarichi progettuali e, pertanto, agli stessi comuni, e soprattutto a quelli inferiori a 30.000 abitanti, necessiterebbe la possibilità di poter accedere, senza eccessive complicazioni burocratiche, ad un Fondo di Rotazione per gli Enti locali destinato esclusivamente alla copertura finanziaria delle somme occorrenti per la redazione della progettazione e di quelle eventuali necessarie per l’approvazione dei progetti riguardanti interventi coerenti con i programmi del PNRR e della Programmazione comunitaria 2021-2027.

Oltre a tale importante possibilità, che peraltro non determinerebbe erogazione di risorse a fondo perduto ma una partita di giro di risorse finanziarie costantemente disponibile, e considerato l’elevato livello professionale che necessita per redigere e attuare progetti finanziati da programmi comunitari, potrebbero essere utilizzati i Soggetti dello sviluppo locale che in questi ultimi trent’anni hanno operato efficacemente in ambito di programmazione e progettazione comunitaria bottom up in tutto il territorio nazionale (Agenzie di sviluppo ex patti territoriali, ex uffici unici di PIT, PIST e Aree interne, GAL, ecc.)

Fra questi, in particolare, i GAL (Gruppi Azione Locale – Organismi comunitari e soggetti intermedi delle AdG regionali dei PSR afferenti al FEASR) potrebbero fornire un fondamentale supporto alle amministrazioni comunali nel processo progettuale e attuativo per la loro conoscenza territoriale, per avere nella compagine sociale i comuni del territorio interessato, per l’esperienza maturata nell’analisi e animazione territoriale, nella progettazione e attuazione delle Strategie di interventi integrati territoriali, nel controllo e rendicontazione della spesa, secondo la normativa comunitaria. Tale ruolo, peraltro, non a caso viene richiamato all’art. 31 del Reg. UE 2021/1060 recante le disposizioni comuni applicabili ai Fondi Europei in merito allo Sviluppo locale di tipo partecipativo dove viene esplicitato “Qualora uno Stato membro lo ritenga opportuno ai sensi dell’articolo 28, il FESR, il FSE+, il JTF e il FEAMPA sostengono lo sviluppo locale di tipo partecipativo”.

Per utilizzare appieno tale opportunità necessiterebbe però che i GAL venissero riconosciuti come Soggetti intermedi in tutti i Fondi SIE e non soltanto nel solo FEASR, come risulta essere allo stato attuale. Tale scelta, qualora venisse adottata dal Governo italiano, non solo sosterrebbe i comuni nel processo attuativo del PNRR, ma agevolerebbe lo sviluppo partecipativo dal basso della programmazione operativa comunitaria, come auspicato dal nuovo impianto normativo della programmazione UE 2021-2027.

L’istituzione del Fondo di rotazione per le opere del PNRR e della programmazione UE 2021-2027 e il migliore utilizzo degli Organismi di sviluppo locale a supporto degli enti locali territoriali, è utile ricordarlo, consentirebbero ai comuni del Sud Italia quel legittimo moto di orgoglio nel non pietire più “con il cappello in mano” il solito aiuto a fondo perduto, ma di portare avanti con alto senso di responsabilità e determinazione le scelte programmatiche di opere infrastrutturali che ormai da troppo tempo necessitano al Mezzogiorno d’Italia per diminuire il divario con il resto del Paese e dell’Europa.

*Architetto, PhD Pianificazione Urbana e Territoriale, già professore di Urbanistica e Politiche Territoriali c/o UNIPA, Project manager di programmi interterritoriali e transnazionali europei e transcontinentali.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA