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Quattro storie di impresa e burocrazia: in Sicilia è una sfida

Di Daniele Ditta |

PalermoGreen Planet

«Come la differenziata va in fumo»

Da tre anni chiede l’ampliamento di un impianto di compostaggio e, malgrado la Sicilia sia in perenne emergenza rifiuti, dalla Regione non ha mai ricevuto nessuna risposta. Il caso della Green Planet srl, società proprietaria a Ciminna di un centro per il trattamento dell’organico con recupero energetico del biogas, è l’esempio lampante di come l’inerzia burocratica possa rappresentare un freno anche per la raccolta differenziata. «Vogliamo portare la capacità dell’impianto dalle attuali 3mila a 10mila tonnellate. Abbiamo ottenuto tutti i pareri positivi in conferenza di servizi, ci manca solo il via libera finale. Finora non c’è stato verso, nemmeno con le diffide. L’unica strada che ci rimane sono le vie legali», dice Angelo Baiamonte, ad della Green Planet, che ha in costruzione altri due centri di compostaggio: uno a Custonaci e un altro ad Acquaviva Platani. Al fianco dell’azienda si sono schierati pure i sindaci di dieci Comuni del Palermitano, costretti oggi a portare i rifiuti nelle discariche di Siculiana e di Lentini. Compreso l’organico che, sottolinea Baiamonte, «per legge è destinato al compostaggio». E invece, tutto (o quasi) va in discariche ormai al limite della capienza. Con un aggravio di costi per i Comuni. «Portare l’organico in un centro come il nostro consentirebbe un risparmio di 30-40 euro a tonnellata» conclude.

St Microeletronics

«Via alla mega-gru dopo sette mesi»

Oltre sette mesi per l’ok ad installare la mega-gru necessaria per collocare le “cooling towers” (torri di raffreddamento) sul tetto del plesso M5 Extention. Anche la StMicroelectronics ha avuto la sua disavventura (recente) con la burocrazia. Problemi di sicurezza legati alla vicinanza dell’aeroporto Fontanarossa avevano creato una situazione di stallo. «Abbiamo avuto l’impressione di una pubblica amministrazione insensibile» ha detto Francesco Caizzone, direttore dello stabilimento catanese della StM, sottolineando quanto i ritardi siano deleteri per le aziende che investono sul territorio. «A Catania – ha aggiunto – stiamo parlando di 240 milioni di dollari». Il colosso italo-francese della microelettronica sta tornando ad assumere. A Catania, però, deve fare i conti con «una zona industriale nel degrado». Caizzone parla di «strade e infrastrutture inadeguate». Risultato? «Mentre nelle statistiche nazionali la metà degli incidenti avviene all’interno delle fabbriche, nel nostro caso gli incidenti nel tragitto casa-lavoro sono tre volte superiori a quelli industriali».Da qui l’appello alla Regione e alle sue emanazioni sul territorio, nella fattispecie l’Irsap. «La Regione – dice l’ad Carmelo Papa – deve creare un ambiente ricettivo per le imprese».

Elemata Maddalena

«Resort a Siracusa, persi 113 milioni»

Una disputa lunga nove anni. E non ancora finita. Il progetto di un resort a cinque stelle nell’area dell’isola Maddalena, a Siracusa, che si scontra con il “no” della politica (locale e regionale) ma che incassa il “sì” della giustizia amministrativa. Il corto circuito inizia dopo l’acquisto nel 2008 da parte di Elemata Maddalena srl di alcuni terreni edificabili.«Da questo momento in poi – accusa Giuseppe Magrì, consigliere d’amministrazione della società – inizia il nostro calvario: il Consiglio comunale di Siracusa cambia la destinazione d’uso dei terreni e modifica il Prg, la Regione avvia l’iter per l’istituzione di un’area marina, la sovrintendenza dei beni culturali approva un piano paesaggistico che vincola l’intera zona. Infine l’assessore Notarianni sottoscrive il decreto di adozione definitiva del piano paesaggistico, dopo che il Tar aveva annullato il decreto istitutivo. In totale ci siamo fatti carico di ben 15 diversi ricorsi. Non c’è nessun intento speculativo dietro questo progetto, che coinvolge Four Seasons, operatore leader nel turismo di lusso, e il fondo d’investimento americano Carlyale. Tengo anche a precisare che noi siamo a favore della riserva naturale. Abbiamo persino rimodulato la nostra iniziativa imprenditoriale», afferma Magrì, che non nasconde però la delusione per il tempo perso. «Il tempo è denaro – conclude – e la stima dei danni che abbiamo subito è già di 113 milioni di euro».

Spero-Team Working

«Lo stop dopo il sì di 20 enti diversi»

Sulla carta ha lo scopo di facilitare l’acquisizione da parte della Pubblica amministrazione di autorizzazioni, atti, licenze, permessi e nulla-osta. Di fatto è sinonimo di lungaggini e farraginosità. La conferenza di servizi è uno dei passaggi burocratici che fa “tremare” gli imprenditori. La Spero srl, società che dal 2008 si propone di ristrutturare una vecchia fabbrica in via Elorina per realizzare il “Marina di Siracusa” – un molo turistico con servizi annessi per i diportisti, più una serie di appartamenti residenziali (60 milioni d’investimento, 5 già spesi per i costi di progettazione) – dopo 4 conferenze di servizi aveva incassato il via libera al progetto preliminare. «Avevamo ottenuto i pareri favorevoli di 20 enti» racconta l’avv. Vittorio Pianese, presidente della Spero, azienda che fa parte del gruppo Team Working. Poi però lo stop. «Quando abbiamo presentato il progetto definitivo, l’assessorato regionale ai Beni culturali e la sovrintendenza, che frattanto hanno cambiato i vertici, sono subentrate una serie di prescrizioni che hanno reso impossibile il progetto iniziale». Nel racconto di Pianese c’è tutto il disappunto per quella che definisce «mancata continuità amministrativa». L’azienda si è rivolta al Tar e in atto c’è una causa pendente. «Non getteremo la spugna – conclude – perché siamo convinti che si debba puntare a valorizzare il porto grande di Siracusa nel piano rispetto dell’ambiente e della tutela del paesaggio».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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