L'INTERVENTO
Lavoro, scuola, turismo, energia: in campo per costruire un futuro diverso
Come Cgil confermiamo il nostro impegno su questi obiettivi, come su quelli della legalità e della lotta alla mafia, senza le quali non può esserci sviluppo
Apriamo oggi il congresso della Cgil regionale con la consapevolezza che la Sicilia e tutto il Sud Italia sono sotto tiro. Sotto il fuoco incrociato di chi vuole spaccare il Paese abbandonando il Mezzogiorno a sestesso. Non sembri fuor di luogo la metafora, perché la pace oggi va ricercata su più fronti. Dalla fine del conflitto aperto in Europa, a quella pace sociale che si fonda sulla solidarietà e sulla giustizia sociale.
Non mi sembra che il Governo nazionale lavori per questo quando avanza idee come l’autonomia differenziata o le gabbie salariali. Gli stipendi differenziati per area geografica sono un’antistorica provocazione. Invece di partire da cosa manca alla scuola e alla società siciliane, cioè tempo pieno, strutture, welfare, trasporti, lavoro, salari e pensioni adeguati, si ipotizza di potere togliere. Sembrerebbe un paradosso se non fosse così drammaticamente in linea con le altre politiche governative. Quelle cioè che hanno completamente dimenticato il Mezzogiorno, per ricordarsene solo con intenti punitivi. Come Cgil confermiamo il nostro impegno su questi obiettivi, come su quelli della legalità e della lotta alla mafia, senza le quali non può esserci sviluppo.
Anche qui, fuor di retorica, voglio parlare di cose concrete e cioè di quel controllo sociale che occorre tenere in campo e rinsaldare per evitare le infiltrazioni, con il coinvolgimento di tutte le parti sane della società. Alcuni mesi fa la nostra organizzazione ha proposto un protocollo che consentisse di superare tutte le criticità della legislazione attuale, per il controllo su appalti e subappalti e per la velocizzazione delle procedure in piena sicurezza antimafia.
È una questione che subito dopo questo nostro congresso intendiamo rilanciare con i nostri interlocutori e le nostre controparti. Anche perché in questi mesi sta emergendo con forza nella nostra regione una irrisolta questione morale, che assume l’aspetto della corruzione, dei piccoli e grandi abusi, dei favori, se non delle azioni di fiancheggiamento alla mafia. Gli affari di Messina Denaro sarebbero stati possibili in un contesto in cui valgono esclusivamente le regole, le leggi, la trasparenza?
La politica, le istituzioni devono dare questo messaggio a tutti: che non ci sono più sponde per gli illeciti, che ci sono diritti che si deve pretendere di avere, a partire da quello al lavoro, e non favori. Questo vale ancora di più oggi che sono in arrivo le ingenti risorse del Pnrr. La Sicilia, se si deve battere contro un governo che vuole staccarla dall’Italia, deve anche battersi affinché tutti i finanziamenti possibili siano impegnati per lo sviluppo produttivo e sostenibile, per il lavoro e il miglioramento delle condizioni di vita di tutti. Quanto le risorse europee facciano gola a una mafia che dimostra tutt’oggi capacità di penetrazione nell’economia sana, che cambia pelle e si attrezza per i suoi illeciti arricchimenti è noto per le indagini già aperte e viene segnalato continuamente da autorevoli osservatori, a partire dai magistrati. Gli strumenti di indagine vanno rafforzati, non depotenziati come si vorrebbe fare con le intercettazioni. E occorre seguire i flussi finanziari per scovare gli illeciti. Per lo sviluppo di questa terra noi continueremo a fare la nostra parte.
Proponiamo un piano del lavoro che guardi allo sviluppo dell’apparato produttivo nell’ottica della transizione e ecologica, delle filiere dell’agroindustria, delle energie rinnovabili, del ciclo dei rifiuti, del turismo, del sistema dei trasporti. Ma anche del welfare, per l’infanzia, gli anziani, i non autosufficienti a partire dal rafforzamento del sistema sanitario pubblico. Immaginiamo un progetto che dia prospettive ai giovani e alle donne, la cui posizione sul mercato del lavoro continua a essere difficile e precaria. Un progetto che investa sulle riforme a partire da quella della pubblica amministrazione che va riorganizzata con l’immissione di energie fresche, nuove competenze, necessarie anche per la gestione del Pnrr. E per questo chiediamo di costruire alleanze e alle istituzioni il dialogo sociale, il confronto.
Non partiamo da preconcetti o da giudizi sommari, anche se i primi passi dell’azione del governo regionale non ci convincono. Al governo Schifani chiediamo due cose fondamentali: di segnare la discontinuità col precedente governo regionale, la cui azione è stata con evidenza inadeguata e di fare sentire la voce della Sicilia forte contro le misure nazionali che puntano a spaccare il Paese. Queste due cose ancora non le abbiamo percepite.
* Segretario generale Cgil Sicilia
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