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Cardiochirurgia, gli interventi mini-invasivi sempre piú diffusi

Di Redazione |

ROMA (ITALPRESS) – Bypass coronarico, sostituzione delle valvole cardiache, riparazione della valvola mitrale, asportazione dei tumori primitivi e trapianti sono i principali interventi della cardiochirurgia, una branca della medicina in trasformazione verso una minore invasivitá. Rispetto agli interventi a cuore aperto, la cardiochirurgia mininvasiva danneggia in maniera molto lieve i tessuti che circondano il cuore, e consente di ottenere dei buoni risultati, riducendo il ricovero necessario presso l’unitá di terapia intensiva e i tempi per il recupero totale del paziente. Sono questi alcuni dei temi trattati da Marco Agrifoglio, professore associato di chirurgia cardiaca presso l’Universitá degli Studi di Milano e direttore dell’Unitá semplice di cardiochirurgia post-intensiva presso l’ospedale Centro cardiologico Monzino, intervistato da Marco Klinger, per Medicina Top, format tv dell’agenzia di stampa Italpress. “Gli interventi di cardiochirurgia si stanno riducendo grazie ai progressi tecnologici della cardiologia – ha esordito – Molti interventi, con le ultime innovazioni, hanno risparmiato diverse operazioni. E’ al contempo nettamente aumentata l’etá media dei pazienti, ora piú del 20% dei soggetti operati ha oltre 80 anni”. Agrifoglio é sceso nei dettagli: “Quando gli interventi sono tra virgolette piú semplici, si cerca di fare una procedura mininvasiva. Se sono piú complessi, dobbiamo fare un’apertura piú ampia perchê dobbiamo controllare totalmente il cuore – ha spiegato – Nell’intervento classico, con il cuore che é coperto dalla gabbia toracica, dobbiamo passare o dallo sterno o da tagli laterali lungo le coste. La mininvasivitá é una cosa particolare, tutti i nostri interventi si fanno con la macchina cuore-polmone – ha precisato il professore – Grazie alla macchina cuore-polmone é nata la cardiochirurgia moderna”. “La nostra sala operatoria ha un elemento in piú, che é il perfusionista che comanda la macchina cuore-polmone. Gli interventi mininvasivi comportano comunque sempre l’utilizzo della macchina cuore-polmone e sono interventi piú difficili e complessi – ha ribadito Agrifoglio – In Europa l’incidenza di questi accessi mini invasivi é al 30%, in Germania giá al 50%, negli Stati Uniti invece solo il 15%, il cuore é l’unico organo che si muove e rende complesso l’intervento”. Per quanto riguarda la sostituzione della valvola aortica: “Negli ultimi 20 anni c’é stato un grande passaggio in avanti grazie all’invenzione di un cardiologo francese, Alain Cribier, che é morto quest’anno ma é stato un antesignano, perchê nel 2002 fu l’artefice del primo impianto percutaneo di protesi valvolare aortica, la TAVI – ha ricordato – C’era un paziente inoperabile, riuscí a impiantare la valvola senza la macchina cuore-polmone. Per pazienti anziani e fragili si procede cosí, il limite di anzianitá é stato portato 75 anni, e la TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation, ndr) é utile anche nei re-interventi in caso, per esempio, di protesi deteriorate”. E sulla valvola mitrale: “Si trova tra l’atrio sinistro e il ventricolo sinistro, si chiama cosí perchê ricorda la mitra del Vescovo – ha raccontato Agrifoglio – Qui funzionano bene gli interventi di ricostruzione transcatetere che riducono l’insufficienza mitralica. Questo intervento é stato creato da un italiano, il professor Alfieri del San Raffaele, inizialmente era un’idea bistrattata all’estero e poi si é invece rivelata vincente”. Infine, sui rischi legati a un intervento di cardiochirurgia: “Per gli interventi standard il rischio é sotto il 2%, peró il paziente deve essere attentamente valutato a livello preparatorio – ha concluso – Le complicanze vengono ulteriormente ridotte con la checklist pre e post operatoria”. – Foto Italpress – (ITALPRESS). xd7/fsc/sat/red 08-Lug-24 17:10

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