Notizie Locali


SEZIONI
Catania 11°

L'inchiesta

Reddito di cittadinanza in Sicilia con più ombre che luci: pochi al lavoro

Su mezzo milioni di beneficiari, appena in 6.662 hanno trovato un posto grazie ai navigator

Di Giuseppe Bianca |

Tra favorevoli e contrari, demiurghi e populisti, ricercatori di lavoratori stagionali e dribblomani di mestiere che fanno partire in contropiede il lavoro in nero, il dibattito  in Sicilia sul reddito di cittadinanza ha tenuto banco quest'estate accumulando una fila di anime belle che hanno polarizzato la questione, rimanendo però ben lontani dal baricentro di una storia che, tra luci e ombre, anche nell’Isola ha mostrato i muscoli con numeri robustissimi. All’assessorato all’Economia del resto, ancora lo ricordano quel dialogo fuori dal tempo, di oltre vent’anni fa tra un super manager del lavoro interinale e un dirigente dell’assessorato che accompagnava l’assessore dell’epoca, il compianto Marzio Tricoli, che di fronte all’entusiasmo in offerta speciale della società che proponeva lavoratori  a tempo in somministrazione chiosò rassegnato «in Sicilia l’abbiamo inventato  noi la prima di  tutte queste forme. Siamo maestri del lavoro in nero». Se nella ricerca di soluzioni per il miglioramento del meccanismo del Rdc a tutela di chi non trova lavoro  prevale ancora il ponziopilatismo di chi preferisce non toccare nulla, Antonio Scavone, assessore regionale alle Politiche sociali, distingue un profilo personale di scarso entusiasmo in generale per la misura, dall’impatto fondamentale che – riconosce – la stessa ha avuto nei mesi iper critici tra Covid e lockdown: «Il reddito di cittadinanza che è nato per una volontà molto specifica, quella dei 5stelle, è caduto in una fase storica drammatica che nessuno avrebbe potuto prevedere come quella del Covid, diventando una camera di compensazione essenziale per le famiglie in difficoltà». 

A volte  però il tempo diventa vuoto, l’identità si smarrisce, l’autostima finisce in una terra di nessuno dove non si riesce più a trovare spazio. Proprio negli anni tra i 18 e i 30 dove maggiore è l’impatto della carica emotiva e della capacità intellettuale la società  sembra quasi un luogo dell’altrove. Così nello scenario pluriframmentato della pandemia, anche i tempi della condizionalità, con un periodo di tempo prefissato per dare la disponibilità ad accettare un lavoro, sono stati dilatati «in Sicilia rispetto ad altre regioni una riposta in termini di posti di lavoro c’è stata, commenta Scavone, ma non c’è dubbio che, una volta attenuata la parte più drammatica generata dal blackout del Covid, c’è chi si è adagiato sul reddito di cittadinanza, tanto che nel settore turistico molti operatori hanno lamentato la difficoltà a reperire i lavoratori stagionali». Anche per questo, conferma, «stiamo procedendo  con Confapi l’associazione delle piccole  e medie imprese a un esperimento che consiste nell’orientare i lavoratori verso i bisogni e le necessità di chi dovrà poi assumere. Se a Capo d’Orlando, per esempio c’è un azienda che lavora la plastica non ci dovrà essere difficoltà a reclutare personale in quella direzione».

Al macronumero di 500mila persone che beneficiano della misura si affiancano infatti molte delle altre declinazioni contenute nel lavoro svolto dall’assessorato alle Politiche sociali e dai centri per l’impiego. Rispetto ai 130.514 convocati, 106.698 sono firmatari di patto. Di questi sono stati presi in carico dai navigator 84.093 e 51.074 sono stati supportati per l'iscrizione a MyAnpal. I  beneficiari a cui sono stati proposti percorsi o opportunità formative  sono stati 49.842, di cui 10.584 hanno avuto esito positivo e hanno determinato l’iscrizione dei beneficiari ai percorsi. A trovare lavoro invece con la mediazione diretta dei navigator sono stati in 6.662 beneficiari. I comuni hanno avviato i Puc (progetti di utilità collettiva) che erano comunque previsti nella seconda fase dell’iniziativa, ma molto lavoro rimane da fare. Va  invece affiorando sotto traccia già da qualche settimana a livello nazionale un riflesso critico se non proprio ostile nei confronti del reddito di cittadinanza, e non è escluso che dal livello intermedio dei territori e delle regioni, parta lo spunto per una rivisitazione dello strumento. Rimane la certezza dello stato dell’arte. Per la transizione verso forme più compiute il tempo dovrà essere trovate, ma neet con meno di 30 anni, donne in condizioni di  svantaggio, persone con disabilità, lavoratori maturi (55 anni e oltre) sono ricompresi nel reddito di cittadinanza, che al netto di ogni considerazione non è fatto solo per i “furbetti” e gli assist man del lavoro nero. Molta gente ha potuto tenere in piedi la propria vita e impattare con i giri a vuoto di un’economia spenta dal Covid.

   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA