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SiciliaAcque e Girgenti Acque, quando l’inefficienza diventa una regola

Di Fabio Russello |

Lo schema è sempre lo stesso e identico da anni: SiciliaAcque, la società semipubblica controllata da una società francese che tratta l’acqua dei siciliani e che poi la rivende agli stessi siciliani, comunica a Girgenti Acque, la società che gestisce (male) il servizio idrico integrato in provincia di Agrigento, la manutenzione, l’ennesima, dell’acquedotto del Fanaco e dunque l’interruzione della fornitura d’acqua per tre giorni. La comunicazione viene girata alla Prefettura e tutto finisce, per la burocrazia, lì. Questo dovevano fare e questo hanno fatto. Ma significa anche che 50 mila persone restano senza acqua, circostanza che però sembra passare in secondo piano.

I turni diventano infatti di sette giorni: significa poche ore di acqua una volta ogni settimana. Pensate se a Catania o a Palermo il gestore del servizio idrico decidesse di chiudere un acquedotto per giorni ignorando le esigenze di decine di migliaia di utenti. Da queste parte se hai le vasche capienti bene, altrimenti restano solo le autobotti che in provincia di Agrigento sono un fenomeno molto diffuso perché il mercato della vendita di acqua ai privati è molto ampio: 20 o 25 euro per 4 mila litri. Manco fosse oro. Ma le autobotti sono una realtà consolidata in un territorio dove da sempre c’è lo stesso problema, da sempre irrisolto.

Girgenti Acque da oltre dieci anni gestisce – con risultati discutibili – il servizio idrico in provincia di Agrigento. Ora, dopo l’interdittiva antimafia all’imprenditore che la gestiva fino ad un paio di anni fa, è gestita da alcuni commissari prefettizi. Un’inchiesta della Procura di Agrigento è ormai in dirittura d’arrivo con un centinaio di indagati tra politici, amministratori e tecnici accusati di avere “svenduto” posti di lavoro in cambio di voti. Le manutenzioni dell’acquedotto del Fanaco sono diventate la regolarità: una o due al mese. Con tutte queste manutenzioni dovrebbe essere un gioiello di efficienza e non il colabrodo che sembra essere diventato.

Sta di fatto che diversi comuni, spinti dai cittadini ormai esasperati, hanno puntato sulla società consortile abbandonando il fallimentare esperimento della gestione privata dell’acqua. Ma tenuto conto delle condotte vetuste e vecchie di decine di anni non è affatto certo che la situazione possa migliorare a breve. Si naviga a vista e la Prefettura resta a guardare.  COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA