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E’ un’Akragas kantiana

E’ un’Akragas kantiana

Di Gaetano Ravanà |

Dice Kant: «La vita è la facoltà di svolgere un’attività spontanea, la coscienza che abbiamo dei poteri». Non sappiamo se nello spogliatoio dell’Akragas, Feola ha fatto leggere qualcosa del filosofo tedesco, però, da un mese e mezzo a questa parte, l’Akragas ha cambiato radicalmente registro. L’inizio del nuovo anno non era stato dei migliori: due pareggi casalinghi consecutivi, entrambi per 2 a 2, contro Rende e Agropoli, avevano anche un tantino spento l’entusiasmo. Poi, come d’incanto, la squadra si è trasformata, ha cominciato a vincere, vittorie dopo vittorie, eccoci arrivati a questo più sette sul Torrecuso secondo, a nove giornate dalla fine. Mettendo in pratica l’insegnamento di Kant «agisci in modo che ogni tuo atto sia degno di diventare un ricordo», i giocatori hanno già riempito d’orgoglio gli appassionati tifosi biancazzurri. Nessuno, dimenticherà le ultime «chicche» di questa parte del campionato. Ci riferiamo ai calci piazzati di Superpippo Tiscione contro Due Torri e Battipagliese, ai gol, che arrivano puntuali come un orologio svizzero del bomber Giuseppe Meloni, splendidi entrambi gli ultimi due, soprattutto quello di Montalto, ma anche l’ultimo in ordine di tempo contro il Sorrento, per non parlare poi delle giocate sempre sublimi di Baiocco, e alla magia di Emanuele Catania sempre contro il Sorrento, che ha mandato in tilt l’intera retroguardia rossonera. Insomma, c’è molto Kant in questa seconda parte di stagione biancazzurra, ma a noi interessa che la squadra continui a giocare così, che continui a pigiare il piede sull’acceleratore, tra l’altro domenica scatta anche il Mondiale di Formula 1, quindi siamo in tema, perché come dice il condottiero, Vincenzo Feola, nulla ancora è stato vinto. Certo, bisogna continuare a rimanere umili, ma con la consapevolezza di essere anche i più forti. Il cavallo si vede a lunga corsa, ebbene, in una competizione di galoppo, questo Akragas, in partenza ha preferito rimanere nelle retrovie, sapendo in anticipo che chi stava davanti, non avrebbe tenuto il ritmo forsennato dell’inizio (insomma, in questa serie D non c’è un purosangue come Varenne), al momento decisivo ecco sferrato l’attacco. Il traguardo, in questo caso la Lega Pro, è ormai vicino, di curve ce ne sono davvero molto poche, poi solo rettilineo. La montagna alta è stata già più delle metà scalata, l’ultimo sforzo ancora e, poi le danze potranno avere inizio. In un solo colpo, trent’anni, verrebbero cancellati in un secondo.

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