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Agrigento, la terra dei viadotti di cartapesta

Agrigento, la terra dei viadotti di cartapesta

Di Fabio Russello |

AGRIGENTO – La maledizione dei viadotti ha reso un’intera provincia una specie di isola nell’isola. A circondarla non c’è l’acqua ma la terra e le uniche vie di fuga verso il mondo assomigliano a un istmo e a una specie di collo di bottiglia dove confluiscono macchine, pullman e camion. Perché quella di Agrigento sembra la provincia dove i viadotti sembrano costruiti di cartapesta. L’elenco è lungo: sono crollati negli ultimi anni il Geremia (nel 2009, era stato inaugurato tre anni prima) e il Petrulla (l’anno scorso) lungo la Statale 626, poi c’è il ponte sul fiume Verdura (nel 2013) lungo la Statale 115, proprio ieri è stato chiuso per lavori, semre lungo la Ss 115 il viadotto Carabollace e nelle scorse settimane traffico interdetto pure sul viadotto Akragas (che rimarrà chiuso ancora per molti mesi per verifiche tecniche).

Da Agrigento, e soprattutto dal versante nord orientale della provincia, raggiungere sia Catania, dove la strada è obbligata, che Palermo dove addirittura le vie possibili sono due, è diventata un’odissea. Ci sono infatti problemi di percorribilità sia lungo la Statale 189 che da Agrigento permette di raggiungere Palermo, che lungo la Statale 640 quella che consente di arrivare sino all’autostrada Palermo – Catania. È di ieri la notizia di uno stop alla circolazione pure lungo la Statale 115 che da Agrigento porta a Sciacca e all’autostrada Palermo Mazara del Vallo per effettuare lavori sul viadotto Carabollace. È la stessa strada ferita dal crollo, due anni fa, del viadotto sul fiume Verdura. A proposito: qui a due anni dalle macerie il ponte che misura nemmeno 50 metri è ancora sostituito da una passerella provvisoria (e la gara per costruirne uno nuovo è andata deserta). Il viadotto Himera ne misura chilometri e deve sopportare un volume di traffico infinitamente maggiore.

La Statale Agrigento – Palermo, nel tratto più prossimo al capoluogo di Regione, è da anni sottoposta a lavori di miglioramento. È la strada per intenderci del viadotto Scorciavacche, quello la cui rampa è crollata lo scorso dicembre tre giorni dopo l’inaugurazione. I lavori proseguono e per raggiungere Palermo – su una strada che a causa della interruzione della A19 ha ora un volume di traffico decisamente in aumento – ci sono cinque semafori in altrettanti tratti a senso unico alternato. Due sono proprio nei pressi del viadotto Scorciavacche che è ovviamente ancora chiuso. Altri tre lungo il percorso. Per arrivare da Agrigento a Palermo, in auto, ci si possono impiegare anche tre ore. Si teme che col traffico di queste settimane (e forse molti mesi) dovuto anche al traffico pesante in più, il tempo di percorrenza possa aumentare. Senza contare i due autovelox che sfornano ogni giorno decine di contravvenzioni.

L’alternativa è il treno, ma gli orari e il numero di corse non sono molto incoraggianti. Nel dramma la parte nord orientale della provincia, tra Canicattì e Licata. Nel Licatese c’è anche il problema del viadotto Petrulla con la Statale 626 ancora chiusa. Arrivare da Licata a Canicattì si può ma solo attraverso una viabilità quasi rurale. Ma anche raggiungere l’autostrada A19 da Agrigento è diventata un’impresa per via dei lavori di raddoppio, in corso da sei anni e sulla cui conclusione cominciano a serpeggiare dubbi nonostante le rassicurazioni di Anas e dell’impresa che sta realizzando le opere.

Da Agrigento fino a Canicattì ci sono almeno trenta chilometri, venti dei quali con ancora a due sole corsie. Ci sono diversi tratti nuovi che erano stati aperti al traffico, sia pure provvisoriamente, e che sono già stati richiusi (e in qualche caso demoliti) per problemi di carattere strutturale. Anche da Canicattì a Caltanissetta i lavori sono in corso e l’intera strada è un cantiere aperto con lunghe file e restringimenti. Inoltre per raggiungere l’autostrada è necessario attraversare la bretella della zona industriale e avviarsi sulla Caltanissetta Gela. Ma da Canicattì e dal suo hinterland, una zona che economicamente dipende dall’agricoltura, arrivare fino a Palermo con la chiusura della A19, è diventata una terribile avventura che può durare anche quattro ore.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA