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Tra palcoscenico e scuola di vita

GoDoT e il teatro a Ragusa: «Da grande voglio fare l’attore»

Dal 1997 GoDot, compagnia diretta da Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna, è riuscita a estendere la passione per la recitazione a molti ragazzi iblei. Oggi la sua scuola di recitazione può vantare l’ex allieva Anita Pomario che studierà in America

Di Anna Terranova, foto di Laura Moltisanti |

«Da grande voglio fare l’attore» è un proposito che lascerebbe perplessi non pochi genitori: quello sul palco è un mondo difficile, che non dà sicurezze né uno stipendio sicuro, spesso visto più come passatempo che lavoro. Chi lo fa non può che sceglierlo per passione, eppure ci sono delle realtà che ne hanno fatto, tra le altre cose, anche un lavoro riversandovi impegno, disciplina, sacrificio. Una di queste è la Compagnia GoDoT di Ragusa, diretta da Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna, che quest’anno ha festeggiato il suo ventesimo compleanno con una lezione-spettacolo sabato scorso al Teatro Ideal.

Scuola teatro GoDoT

Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso con gli allievi del corso adulti della scuola di teatrod ella Compagnia GoDoT di Ragusa

Da quel lontano 1997, quando la fondarono assieme a Tiziana Bellassai e Davide Migliorisi – come loro formatisi al Centro Teatro Studi di Gianni Salvo ma le cui strade poi si separarono -, la compagnia ha dato vita a decine di iniziative. «É nata per necessità di autonomia – raccontano Bonaccorso e Bisegna – per molti il Teatro Stabile rappresentava una sicurezza, noi lo avvertivamo più come una gabbia. Volevamo sperimentare, sporcarci, metterci in gioco totalmente, anche correndo dei rischi». La programmazione non prevede solo spettacoli ma anche una rassegna teatrale, Palchi diversi, giunta alla sua dodicesima edizione, vari seminari e stage con prestigiosi professionisti. E dal 2008 una scuola che conta oggi una quarantina di allievi di tutte le età. Tra questi la giovane Anita Pomario, da nove anni con loro, che è stata appena ammessa all’ambitissima accademia teatrale Neighborhood Playhouse di New York. Se a Vittorio Bonaccorso e Federica Bisegna va senz’altro riconosciuto il coraggio nel perseguire la passione del teatro sopperendo all’assenza di finanziamenti pubblici rilevanti con continuità e costanza, è anche vero che Ragusa ha risposto bene, incrementando negli anni sia il numero di spettatori che quello di allievi.

GoDoT prove con allievi

Allievi della scuola di teatro di GoDoT a Ragusa

Questi, divisi in tre gruppi in base alle età, vengono oggi apprezzati dai numerosi professionisti che sposano il progetto GoDoT e partecipano agli stage, rimanendo spesso sorpresi di come in una realtà così periferica come Ragusa, attori così giovani possano eccellere non solo per la recitazione ma per la professionalità, la serietà, la disciplina e la personalità. «Vogliamo formarli in modo che possano lavorare ovunque, cercando di trasmettere loro non solo la tecnica ma soprattutto un modo di pensare, il desiderio di essere artisti autonomi, a volte in crisi, sempre in crescita, con una propria personalità, sfuggendo all’appiattimento e all’omologazione dilagante» dicono i maestri.

Sulla severità dell’impostazione, gli allievi fanno loro eco rimarcando come tra sfuriate e rimproveri (giustificati da uno strettissimo rapporto umano) «sì, l’impegno è tanto e richiede così tanta disciplina che se non ti piace davvero non lo fai». Tra i più “vecchi”, il sedicenne Giuseppe Arezzo, che ha trascorso metà della sua vita alla GoDoT e che oggi è, oltre che studente, anche maestro del gruppo bambini, racconta come perfino i piccolissimi vadano «trattati da attori per tirar fuori la freschezza e l’intuizione, che a 5-6 anni sono straordinarie». I suoi compagni raccontano unanimi come il teatro, seppur impegnativo, «li abbia aiutati nel rapportarsi con gli altri -, spiega Francesco Piccitto e come, aggiunge Lorenzo Pluchino – se da un lato i nostri coetanei sono attratti e affascinati da quello che facciamo perché lo avvertono come qualcosa di diverso, dall’altro ogni tanto lo criticano per lo stesso motivo».

Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso

Federica Biosegna e Vittorio Bonaccorso

Gaia e Federica Guglielmino non hanno dubbi sul fatto che «ciò che si impara a teatro vada portato fuori e come le critiche vadano combattute per salvare qualcosa che si sta perdendo, la cultura». Tutti molto consapevoli di come il teatro non si limiti a cambiarli solo sul palco ma nella vita in generale, ammettono di risentirne positivamente anche negli studi, come racconta Annarita Lo Bianco: «Il teatro migliora la velocità di apprendimento, la capacità di memorizzare e sintetizzare». Un approccio molto maturo quello che i ragazzi dimostrano anche sul complesso rapporto tra il teatro e quel mondo reale in cui «l’attore è un po’ ladro, ruba ciò che vede e se ne serve», come racconta Lorenzo; e poi «la naturalezza non è ripetizione passiva di ciò che si vede ma prevede comunque uno studio, un lavoro» sottolinea Francesco. Il teatro, infine, “non è specchio che riflette ma lente che ingrandisce”, frase di Majakovskij che i ragazzi pare abbiano sentito centinaia di volte da Bonaccorso.

terranova.anna@gmail.com

GoDot e Anita Pomario

Bonaccorso e Bisegna con Anita Pomario

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