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Gela: indagini chiuse per 10 persone “Hanno manipolato il sistema dei rifiuti”

Di Daniela Vinci |

GELA (CALTANISSETTA) – Dalla turbativa d’asta, alla frode, alle omissioni: sono tra i reati contestati a vario titolo dalla locale Procura a 10 persone, tra ex sindaci, dirigenti comunali, i vertici della società “Tekra” ed il commissario liquidatore dell’Ato Cl2, finiti sotto inchiesta per i fatti legati all’affidamento del servizio di gestione  dei rifiuti solidi urbani, i mancati controlli  ed  i costi lievitati in modo esponenziale  con la procedure dei “servizi aggiuntivi”, insufficienti comunque a garantire decoro ed igiene per le vie cittadine.

Un’indagine che parte dall’estate del 2014 per poi passare ai raggi X il “pianeta immondizia” fino allo scorso anno, il procuratore Fernando Asaro ed il sostituto Mario Calabrese hanno dato avviso di chiusura indagine ai dieci indagati, tutti sospettati di avere gestito uno dei servizi fondamentali in maniera “casereccia”.

Il decreto di chiusura indagini riguarda l’ex sindaco Angelo Fasulo – in carica fino alla primavera del 2015 – il suo successore Domenico Messinese, il commissario liquidatore dell’Ato Cl2, avv. Giuseppe Panebianco; la dirigente comunale, dott. Patrizia Zanone; Valter Cosentino, Concetta Meli di Niscemi ed i vertici della “Tekra”. la società salernitana che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti. Sono Alessio Balestrieri, Antonio Balestrieri e Maria Cerasuolo. Il ciclone giudiziario ha coinvolto anche Andrea Dal Canton.

L’indagine prese le mosse a seguito delle emergenze scoppiate in città per la presenza di cumuli di spazzatura che inondavano interi quartieri che, oltre a problemi di igiene, determinavano uno spettacolo poco edificante. Sotto la lente d’ingrandimento dei magistrati finirono, in primis, la gara relativa all’affidamento del servizio di gestione integrata dei rifiuti, la raccolta differenziata ed altri servizi di pertinenza del Comune e sin dalle prime battute emerse  che non erano “oro colato”.  In particolare l’ex sindaco Fasulo, di concerto con i vertici di Tekra, la dott. Meli, nelle vesti d Rup, ed il commissario liquidatore dell’Ato Cl2, avv. Panebianco, avrebbero turbato la gara, inserendo nell’invito di partecipazione ad essa un requisito essenziale; quello, cioè, relativo all’assunzione di 125 lavoratori a fronte dei 95 effettivamente in servizio al momento del passaggio delle consegne tra la precedente ditta che aveva gestito il servizio e la Tekra. Una clausola che – sostengono i magistrati nell’atto di accusa mosso agli indagati – da un lato ha determinato un aumento del servizio relativo al pagamento degli stipendi delle oltre 30 unità lavorative in più e dall’altro ha fatto sì di estromettere tutti gli altri partecipanti alla gara pubblica che presentavano offerte relative ad un servizio comprendente maggiori costi.

Le assunzioni. A fornire la lista dei 125 lavoratori che dovevano essere assunti necessariamente dalla ditta aggiudicataria, sarebbe stato Panebianco  che, in questa “politica”, sarebbe stato spalleggiato dall’allora sindaco Fasulo, dai vertici della Tekra e dalla dott. Meli la quale, nelle vesti di Rup, avrebbe omesso di verificare l’esatta rispondenza dei dati del capitolato d’appalto, consentendo, così, che non rispecchiasse la reale situazione relativa al personale: un’omissione che avrebbe determinato l’allontanamento di altri partecipanti alla gara. Ma vi è altro nell’atto d’accusa mosso agli indagati.

La frode. Ai vertici della Tekra, agli ex sindaci Fasulo e Messinese, al dirigente comunale Patrizia Zanone, a Dal Canton e Cosentino, quest’ultimo nelle vesti di direttore esecutivo del contratto, si contesta anche la frode nell’esecuzione del contratto di pubbliche forniture per l’affidamento del servizio di gestione integrata dei rifiuti, disattendendo quanto previsto nel capitolato speciale d’appalto. In particolare non avrebbero adempiuto all’obbligo di spazzamento sia manuale che meccanico, al lavaggio di strade e piazze ed alla pulizia delle aree extraurbane, fornendo così un servizio inferiore rispetto a quello stabilito. E ciò, nonostante i pagamenti delle somme stabilite dal contratto e fornendo anche servizi aggiuntivi non necessari perché rientravano tra quelli previsti e per i quali il Comune sborsava ingenti somme di denaro in più con un aumento di spesa complessivo di circa 14 milioni di euro per ottenere un risultato carente e sotto gli occhi di tutti.

Il contratto di lavoro del figlio. Al dirigente del settore ambiente e decoro urbano, dott. Zanone, si contesta anche” l’allegra gestione” dei suoi poteri tesa ad ottenere qualche favore, quale l’assunzione del figlio nella società “Aurora”, collegata alla “Tekra”. Dalle indagini è emerso che la dott. Zanone avrebbe omesso di esercitare i suoi poteri di controllo sulla corretta esecuzione del contratto, consentendone la proroga dai sei mesi iniziali ad altri  tre anni, nonostante non ci fossero le condizioni di legge. Avrebbe, inoltre, avallato i decreti ingiuntivi proposti dalla “Tekra” per somme dovute dal Comune anche per i servizi aggiuntivi, sostenendo che impugnarli era inutile ed antieconomico per le casse comunali e consigliando di superare le problematiche che si presentavano, attraverso la stipula di transazioni. Per i magistrati che hanno passato ai raggi X la questione, la dott. Zanone sarebbe stata a conoscenza del fatto che quelle somme non erano dovute. Un’eventuale opposizione, invece, sarebbe risultata dannosa alla Tekra perché avrebbe fatto affiorare delle irregolarità relative ai servizi aggiuntivi. Un comportamento che la dirigente comunale avrebbe mantenuto allo scopo di ottenere l’assunzione del figlio. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA