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Catania, eccesso di ribasso e sospetti sulle procedure: denunciati magistrati

Di Redazione |

Catania – «… Per quanto sopra esposto, anche al fine di scongiurare che altri utenti possano subire ingiustizie di tal guisa, il sottoscritto (omettiamo i nomi dei protagonisti, almeno in questa fase n.d.r.) chiede che si proceda nei confronti dei responsabili di eventuali reati penali e/o irregolarità e/o responsabilità penali e disciplinari da parte dei suddetti magistrati, disponendo il sequestro degli atti della procedura esecutiva iscritta al n°xxxx del tribunale di Catania. Il sottoscritto chiede, altresì, che venga disposta un’indagine a cura del Ministero della Giustizia in ordine all’andamento della giustizia attualmente amministrata c/o il Tribunale di Catania, sezione Esecuzioni Immobiliari. Si chiede, infine, di essere avvisati in caso di eventuale archiviazione del relativo procedimento, a cui sin da subito ci si oppone».

Completano l’esposto querela ventisette allegati tra reclami, atti e ordinanze varie.

Si conclude così la denuncia querela alla Procura di Messina depositata il 3 marzo scorso e per copia trasmessa anche al Ministero della Giustizia e al Consiglio superiore della magistratura, presentata contro quattro magistrati in servizio al Tribunale di Catania.

Nelle sette pagine del documento il firmatario riassume una vicenda che lo riguarda e che prende il via da un mutuo non onorato di circa 800mila euro, sottoscritto nel 2005 con un istituto di credito nazionale, con importanti presenze in Sicilia, per l’acquisto di una prestigiosa villa a Sant’Agata li Battiati, che scatenò una sorta di “battaglia” giuridico-legale, cominciata nel 2011, ancora in corso e che ha coinvolto oltre al proprietario dell’immobile, attraverso il proprio legale (avvocato Vincenzo Drago) magistrati che hanno avuto o hanno ancora un ruolo nella sezione Esecuzioni immobiliari del Tribunale etneo.

La villa in questione, particolarmente lussuosa e importante, con tanto di parco privato e dependance, nel 2011 venne pignorata al suo proprietario che non onorò più il debito con l’istituto di credito.

Valutata da un consulente (Ctu) incaricato dal giudice titolare del fascicolo (giudice naturale) ben 2 milioni e centomila euro, il fascicolo e tutto l’incartamento venne poi assegnato ad altro giudice e dopo cinque tentativi di vendita e quattro ribassi, il 22 febbraio del 2018, venne aggiudicata per 438.340,00 euro a chi presentò l’offerta.

Una cifra di ben 1 milione e settecentomila euro circa meno della sua valutazione iniziale che era stata fatta dallo stesso Tribunale. Una vicenda complessa, delicata, della quale questo giornale scrisse già un precedente articolo (era il novembre del 2018) che suscitò forti polemiche e più denunce con interventi anche del Csm e poi del Tar del Lazio che si espressero sulle controversie e su alcune azioni decise in ambito di magistrati.

Nel frattempo la vendita dell’immobile resta ancora sospesa per via dell’opposizione al decreto di trasferimento in favore dell’aggiudicatario. Ora la denuncia presentata alla Procura di Messina, nella quale chi accusa ipotizza una serie di comportamenti e di relazioni che renderebbero, se veritiere, inquietante oltre che grave una vicenda quanto mai spinosa e velenosa.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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