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«Ho il coronavirus e ho paura. Il contagio? Forse in una cena»

Di Antonino Ravanà |

«Mi hanno chiamato dall’Azienda sanitaria, comunicandomi che il referto sul tampone è positivo. Ho preso il coronavirus e non so nemmeno come è avvenuto il contagio».

Dal “caso sospetto” alla positività il passo è stato breve per R.C., cinquantaquattrenne di Agrigento, residente in centro città, per il cui esito del tampone faringeo è arrivato dopo 4 di snervante attesa. La donna, proprio per il ritardo sull’arrivo del risultato del test, aveva già espresso tutto il suo disappunto: «Mi sento come un topo in trappola», aveva detto.

La donna, in isolamento da una decina di giorni, vive praticamente da separata in casa dal marito e dalla figlia, che occupano un altro ambiente dell’immobile. Loro due stanno bene e non accusano alcun sintomo. L’esame sul tampone della donna adesso sarà ripetuto per spazzare via ogni dubbio.

– Quali sono le sue condizioni di salute?

«Sto un po’ meglio, anche se domenica sono stata malissimo. Ho avuto una crisi assurda. La febbre c’è ancora e non va via. Così come la tosse. Aspetto che tutto passi. Mi sembra di vivere un brutto sogno».

– Cosa le hanno detto i sanitari che l’hanno contattata?

«Poche parole, per loro rassicuranti: “Deve restare a casa e non si deve muovere per nessuna ragione al mondo”. Poi hanno aggiunto che mi sentono bene dalla voce e quindi non corro pericolo. Sa cosa penso? Che siamo veramente abbandonati a noi stessi e l’unica cosa da fare è di restare a casa e non avere contatti con altra gente».

– Come vive questa brutta esperienza con il resto della famiglia?

«Ho tanta rabbia dentro. Sono preoccupata, soprattutto per mia figlia. Qui da noi veniva anche il suo fidanzato. Lo abbiamo fatto notare questo particolare, ma non fanno il tampone né a mia figlia, né al fidanzato. Dobbiamo restare a casa, è stato detto. Ci curiamo così».

– Anche suo marito e la ragazza sono in quarantena?

«Diciamo che sono in quarantena pure loro due, mio marito e mia figlia. Loro due comunque stanno bene».

– Ha cercato di capire dove è avvenuto il contagio?

«Il sospetto di tutti noi è una cena con i colleghi di mio marito, anche se lui non ha nulla. Però un suo collega (sono almeno tre) da una settimana ha gli stessi sintomi. Ecco perché abbiamo il dubbio che tutto possa essere riconducibile a quella cena. Possibile che c’era qualcuno, già con il coronavirus, asintomatico, e l’ha trasmesso ad altri. Per fortuna io ho preteso che mi venisse fatto il tampone cosiddetto domiciliare».

– Si è fatto sentire qualcuno dal Comune o dall’Asp?

«Mi ha chiamato il sindaco. E’ stato gentile, mi ha chiesto se avevo bisogno qualcosa, mentre la Asp mi ha detto che “sto migliorando”».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA