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la lettera

Costretti a rinunciare alle radici per avere un futuro

Di Rebecca Ciccia |

Sono una studentessa qualunque, di una qualunque città siciliana che, dopo la laurea, ha dovuto scegliere la via della migrazione al Nord. È una triste realtà il destino che incombe sul 90% dei giovani siciliani: lavorare al nord o rimanere disoccupati. Così, il 14 Maggio del 2017, anche io ho aperto la mia valigia, l’ho riempita di vestiti e lacrime e sono partita verso Milano.

Qui ho riconosciuto ciò che avevo dimenticato: strade sempre affollate, negozi sempre pieni e le opportunità che continuamente ti vengono proposte. Ma ho conosciuto anche i vari siti di prenotazione viaggi per tornare quanto più frequentemente a casa mia, quella Casa che è stata negata a me e a tutti i miei conterranei. I vari aeroporti mi hanno fatto scontrare con tantissimi occhi siciliani che brillavano ogni volta che si ripeteva la stessa domanda “anche tu torni a casa?”, ma che, allo stesso tempo, si spegnevano quando ricordavano il momento in cui sono dovuti andar via, per scelta o per obbligo, strappando quelle radici che un giorno (si sperava) avrebbero portato frutto.

Quante mamme ho incontrato che hanno dovuto lasciare le proprie famiglie; quanti giovani lavoratori mi hanno ripetuto “vorrei tanto tornare”; quanti studenti si sono trovati, come me, a passare le proprie giornate in una stanza vuota, che la si potrebbe riempire di qualunque oggetto o fronzolo ma sempre vuota rimane, perché è così che si sente un cuore quando non viene riempito dagli affetti più cari, dagli abbracci più sinceri. Ogni giorno penso a mio fratello, che crescerà senza avermi accanto; a mio padre e a mia madre che, con immensi sacrifici, mi mantengono pagando un mutuo che peserà per i prossimi quattro anni; e poi penso a me, alle mie rinunce di felicità, alle volte in cui preparo la valigia per “scendere giù” una settimana prima del tempo previsto, alla voglia irrefrenabile di trovare lavoro nella mia Sicilia, ma anche alla triste consapevolezza di aver mandato centinaia di curricula e non aver ricevuto mai una chiamata.

Vorrei tanto che ognuno fosse libero di scegliere di andare così come di restare ma, a noi siciliani, questa scelta è stata negata; a noi siciliani tocca solo partire; a noi siciliani tocca solo patire. Con gran rammarico. Una studentessa qualunque.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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