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Il padre di Davide: «A Lercara una aggressione razzista»

Di Redazione |

«Mio figlio è ancora sotto choc per quegli insulti che ha subito durante il pestaggio davanti al pub. La frattura scomposta della mandibola guarirà, almeno spero, seppure con fatica, ma quegli insulti come “negro di merda, torna al tuo paese” non riesce a dimenticarli. Il suo paese è l’Italia».

A parlare con l’Adnkronos è Giuseppe Mangiapane, il padre di Davide Mangiapane, il ballerino di 23 anni, di colore, pestato a sangue la sera del 21 luglio davanti a un pub di Lercara Friddi (Palermo). Il ragazzo ha subito la frattura della mandibola ed è stato operato. I due aggressori, tra cui un minore, sono stati denunciati per violenza e lesioni personali, ma senza l’aggravante razziale.

«Oggi, per la prima volta, è riuscito a parlare e a dire le prime parole – racconta il padre visibilmente emozionato – E’ stato terribile. Mio figlio non ha alcuna colpa. Si trovava davanti al pub, quando quei due energumeni si sono avvicinati e gli hanno fatto cadere a terra il suo cappellino. Lui si è rivolto a loro e ha detto: “Vi spiace raccogliere da terra quello che avete fatto cadere?”. E per tutta risposta gli hanno dato un pugno e lo hanno fatto cadere. Da quel momento è iniziato il pestaggio. E ci sono i testimoni che possono confermare tutto».

Il padre del ragazzo smentisce anche la ricostruzione secondo la quale il ragazzo aggredito avrebbe fatto apprezzamenti a una ragazza, come raccontato da qualcuno. 

«Non è affatto così – dice – E’ falsissimo, mio figlio non ha detto proprio niente. Era fuori dal pub quando è stato avvicinato da questi due che lo hanno molestato facendogli cadere il cappellino a terra».

Il papà di Davide ha la data di nascita del figlio tatuata sul braccio: «Lo abbiamo adottato quando aveva appena 40 giorni – dice quasi con le lacrime agli occhi – Adoro mio figlio e vederlo soffrire mi fa molto male. Lui non aveva mai subito episodi di razzismo, fa il ballerino di zumba, di balli caraibici, è sempre in giro, sempre benvoluto da tutti, – dice ancora il padre – Questi sue sono due balordi e basta. Spero che paghino».

E poi Giuseppe Mangiapane ai rivolge agli inquirenti: «Non capisco perché non ci sia l’aggravante del razzismo nel capo d’accusa dei due aggressori. Gli hanno detto frasi razziste orribili, perché non c’è l’aggravante? La legge farà il suo corso. Dio, forse, perdona ma io aspetto fiducioso la giustizia».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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