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L’emergenza casa in Sicilia: «Servono almeno 40 mila alloggi»

Di Giuseppe Bianca |

Palermo. Una partita che non è ancora chiusa e che si potrà riaprire a settembre, quella della riforma degli Iacp (Istituti autonomi case popolari), quando il governatore Nello Musumeci presenterà alla coalizione che ne supporta l’azione di governo un elenco chiaro e specifico delle priorità da rispettare. In primis, per restare nella materia, politiche abitative finalizzate alla costruzione di nuovi immobili, ma anche alla tutela del patrimonio edilizio esistente.

PROTESTE A PALERMO: PRIMA NOI POI I ROM

Nei giorni scorsi intanto è stato sottoscritto il contratto tra l’Iacp di Agrigento e il Cpc (Consorzio progettisti e costruttori) per la ricostruzione di 60 alloggi popolari a Ribera. Da cinque anni le famiglie interessate attendevano che partisse la ricostruzione. Lo stop arrivò in coincidenza della scoperta che gli alloggi erano costruiti con calcestruzzo depotenziato. Un’inchiesta che però non ha trovato colpevoli né individuato i responsabili. La gara di appalto è durata circa due anni presso l’Urega (Ufficio regionale per l’espletamento di gare per l’appalto di lavori pubblici) di Agrigento. L’appalto è stato aggiudicato dal consorzio Cpc con sede a Maletto per un importo di 6 milioni di euro, con un ribasso di oltre il 30%. L’Iacp di Agrigento nei giorni scorsi ha sottoscritto il contratto con la ditta che ha 90 giorni di tempo per iniziare i lavori, che devono essere completati entro un anno. Inizialmente saranno demoliti le palazzine esistenti e poi si procederà alla ricostruzione.

A portare a casa il risultato, su cui l’assessore Marco Falcone ha espresso soddisfazione, la nuova governance rappresentata dal commissario straordinario Gioacchino Pontillo e dalla direttrice Antonella Siragusa. Le 60 famiglie di Ribera potranno adesso riavere così le loro case.

Una criticità in meno dunque nel variegato contesto in movimento dei contenitori che si occupano delle politiche abitative in Sicilia su cui l’assessore a Infrastrutture e mobilità Falcone guarda con attenzione, ma al tempo stesso, senza particolare stress: «Ci sono delle situazioni, come quella di Agrigento, avviata adesso a soluzione, ma il quadro è in linea con gli obiettivi che ci siamo prefissati e che continuiamo a monitorare».

Per Falcone la maggioranza che si è ritrovata unita nei giorni scorsi, in occasione dell’approvazione delle norme finanziarie, potrà replicare lo stesso schema di intervento solido anche in futuro, a patto che ci siano premesse chiare e un clima di ritrovata serenità: «Il presidente Musumeci non ha parlato di un’agenzia unica per la casa senza una ragione. Ha una visione e la propone con un soggetto unitario che metta in campo politiche omogenee anche se la realtà di Catania non coincide con quella di Agrigento. L’esigenza dello sbaraccamento che si è verificata a Messina non esiste in nessuna delle altre città siciliane».

Nella sua analisi per territori Falcone, che parte dalla premessa originaria evidenziata da Musumeci nei mesi scorsi di 40mila alloggi come ulteriore dotazione necessaria in Sicilia, si sofferma proprio sulla vicenda del capoluogo peloritano dove l’emergenza-casa certifica un fabbisogno di 2300 alloggi: «A Messina daremo un contributo di 40 milioni di euro -assicura l’assessore – e metteremo il territorio nelle condizioni di poter dare una prima risposta». Dopo l’ordinanza di sgombero di alcuni giorni fa da parte del sindaco di Messina, Cateno De Luca, si è svolto un incontro operativo con i vertici dell’assessorato di via Leonardo Da Vinci. Tra le ipotesi prese in considerazione, nelle more della costruzione dei nuovi alloggi, quella di una robusta politica di affitti a supporto dell’edilizia popolare messinese: «In pochi mesi si potrà intervenire su alcune centinaia di immobili a Messina – commenta Falcone – ma serve una soluzione strutturale che andrà spalmata nel tempo».

La Regione inoltre nei mesi scorsi ha autorizzato, con una norma contenuta nella finanziaria regionale, l’utilizzo temporaneo di risorse del fondo investimenti per pagare i debiti. L’Iacp di Palermo per esempio sta completando la transazione con l’Amap, municipalizzata che si occupa del servizio idrico integrato arrivando a 11 milioni di euro rispetto al debito originario di 16 milioni.

Alla ripresa, dunque, non mancherà la carne al fuoco per le riforme di settore portate avanti dal governo. Se ci saranno le condizioni e la volontà per realizzarle. Sarebbe un importante fatto nuovo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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