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I tre processi per omicidio senza il cadavere nel Catanese

Di Redazione |

Ci sono almeno due precedenti di processi a Catania per omicidio di una donna senza il corpo del reato, ovvero che il cadavere della vittima sia stato trovato, come nel caso di Caltagirone, con la prima udienza davanti la Corte d’assise in cui è imputato Andrea Bellia per l’uccisione della 17enne Simona Floridia, a 26 anni dal delitto.

Il 7 aprile del 2017 la Corte d’assise ha condannato a 25 anni di reclusione per omicidio e occultamento di cadavere l’82enne Salvatore Di Grazia, per avere ucciso e nascosto il corpo della moglie, mai trovato, Mariella Cimò, di 72 anni. L’uomo è libero e che si proclama innocente.

Un altro caso è quello di Rita Cigna, una sarta di 45 anni, scomparsa il 15 luglio del 1995, il giorno prima del fidanzamento ufficiale con Francesco Le Pira, più grande della donna di tre anni, che era sposato. L’uomo fu accusato del delitto e condannato in primo e secondo grado a 23 anni di reclusione, ma la Cassazione, il 26 aprile del 2007, annullò senza rinvio la sentenza, assolvendolo.

Al centro del processo la scomparsa della donna, che da tempo aveva una relazione con Le Pira. Il rapporto era noto a amici e parenti della presunta vittima, ma non alla famiglia dell’uomo. Il 15 luglio del 1995, giorno della ‘presentazione in casà, la coppia uscì per comprare dei fiori da regalare ai genitori della donna. Da allora di Rita Cigna non si sono avute più notizie. Le Pira, che si è sempre proclamato innocente, ha sostenuto di averla lasciata vicino alla sua abitazione e di non averla più rivista, ma la Procura di Catania, invece, ipotizzò che l’uomo avrebbe deciso all’ultimo momento di salvare il proprio matrimonio sopprimendo l’amante e nascondendo poi il cadavere. Accuse dalle quali, condannato in primo e secondo grado, è stato prosciolto in maniere definitiva dalla Cassazione. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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