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Mafia, blitz dei carabinieri a Palermo: 32 arresti, smantellato un altro pezzo della Cupola 2.0

Di Redazione |

PALERMO – I carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno arrestato 32 persone accusate a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, favoreggiamento aggravato, trasferimento fraudolento di valori, sleale concorrenza aggravata dalle finalità mafiose, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi. L’inchiesta, coordinata dalla Dda del capoluogo siciliano, è incentrata sulla famiglia mafiosa di Porta Nuova ed è la prosecuzione dell’operazione che Cupola 2.0 del dicembre scorso che porto in carcere 46 persone tra boss, gregari ed estortori .

L’inchiesta della dda di Palermo svelò anche il nome del nuovo capo della mafia, l’anziano padrino Settimo Mineo e ha portato alla luce una una mafia che torna al passato attraverso la ricostituzione della commissione provinciale e che afferma le antiche regole come quella della affiliazione rituale attraverso la “punciuta’” e il divieto ferreo per gli uomini d’onore di avere relazioni extraconiugali. 

Ma l’inchiesta racconta anche di una mafia più interessata che mai agli affari: la droga, antico business per anni lasciato alla ndrangheta, le scommesse online, nuova frontiera del guadagno illecito, le estorsioni, ma anche l’imposizione di marche di caffè ai bar del territorio e persino il mercato dei bus turistici nel quale le cosche si stavano tuffando a pesce.

La Cosa Nostra che viene fuori dagli ultimi blitz dunque mantiene un solido attaccamento alle origini pur essendo pronta a puntare su investimenti nuovi. Una mafia arcaica, che continua a usare teste di capretto per minacciare i suoi nemici, a punire chi non rispetta le regole con la morte, ma negli affari non esita a scommettere sul futuro. 

La nuova Cupola di Cosa nostra era tornata a riunirsi dopo vent’anni, il 28 maggio scorso, ad Altarello di Baida, nel Palermitano. Il blitz, allora, portò in carcere il boss Gregorio Di Giovanni, indicato dagli inquirenti come uno dei rappresentanti della nuova Cupola. Le indagini successive hanno accertato che Di Giovanni, dopo la scarcerazione seguita a una condanna passata, aveva immediatamente affiancato il reggente del mandamento Paolo Calcagno, prendendone poi il posto alla guida della «famiglia» dopo l’arresto.

Da allora, secondo le indagini, era diventato lui il capo del clan: per un periodo suo vice era stato il fratello Tommaso, poi anche lui arrestato. Il capomafia è stato affiancato nella gestione delle attività illecite da uomini di fiducia di diversi quartieri del centro della città.

L’inchiesta, oltre a ricostruire gli assetti mafiosi, ha svelato che Calcagno, dal carcere, dava ordini per il sostentamento della sua famiglia. Nel corso dei colloqui in carcere forniva alla moglie e al cognato indicazioni sui soggetti cui rivolgersi per ricevere le somme di denaro che spettavano loro e i profitti degli investimenti economici realizzati in attività commerciali pienamente funzionali e attive.

 Le persone arrestate e finite in carcere nell’operazione che è stata denominata «Atena» sono:

Francesco Arcuri, 38 anni; Paolo Calcagno 52; Giuseppe Corona, 50; Tommaso Di Giovanni 52; Gregorio Di Giovanni, 56; Michele Madonia 48; Francesco Pitarresi, 29; Gaspare Rizzuto, 36; Filippo Maniscalco, 25 anni; Settimo Spitaliere, 36; Costantino Trapani, 50; Giulio Affranchi, 69; Salvatore De Luca, 50.

Ai domiciliari sono finiti Pietro Burgio, 33 anni; Cristian Caracausi, 23; Gioacchino Cirivello, 49; Andrea Damiano, 41; Salvatore De Santis, 25; Alessandro Angelo Di Blasi, 31; Benedetto Graviano, 27; Alessio Haou, 29; Antonino Pisciotta, 42; Antonio Sorrentino, 51; Rosalia Spitaliere, 41; Salvatore Sucameli, 32; Vincenzo Toscano, 31; Sebastiano Vinciguerra, 58; Salvatore D’Oca, 35; Giovanni Maniscalco, 48; Khemais Lausgi, 30; Gandolfo Emanuel Milazzo, 25; Fabrizio Nuccio, 27. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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