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Mafia, quel summit tra i massantissima nel bar “Al pigno d’oro” di Catania

Di Franco Castaldo |

PALERMO –  Alla riunione interprovinciale tra mafiosi di mezza Sicilia, Filippo Salvatore Bisconti della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno era l’ospite di maggior riguardo. Per i pubblici ministeri della Dda di Palermo è titolare di un ormai storico potere mafioso, specialmente nei territori ricadenti nella provincia di Palermo ed in particolare nel suo mandamento di appartenenza, ossia quello di Belmonte Mezzagno-Misilmeri. Nel contempo, il nuovo collaboratore di giustizia è da sempre stato raffigurato come un soggetto particolarmente abile nel rimanere “dietro le quinte”, così da poter manovrare le leve del potere mafioso, senza tuttavia esporre eccessivamente la propria persona ed in tal modo riuscendo anche a lucrare talune assoluzioni all’esito di alcuni procedimenti penali che lo hanno di recente coinvolto.

Al bar “Al Pigno d’oro ” di Catania il 9 febbraio 2016 («dove c’è la scritta gialla», annotano i carabinieri), il 9 febbraio 2016 c’erano i mammasantissima Giovanni Pappalardo, Giuseppe Costa Cardone esponenti di spicco della famiglia mafiosa di Catania; Calogerino Giambrone, della famiglia mafiosa di Cammarata; Domenico Maniscalco, della famiglia mafiosa di Sciacca; Giuseppe Benigno, della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno; Giuseppe Marotta, della famiglia mafiosa di Pietraperzia, Antonino Maranto e Santo Di Dio della potente famiglia delle Madonie.

Bisognava riorganizzare Cosa nostra in Sicilia. Ma qualcosa non è andato per il giusto verso. Il summit venne sciolto.

Scrivono i carabinieri: «Il servizio di osservazione predisposto dal personale della Sezione Anticrimine di Catania documentava una vera e propria riunione interprovinciale fra personaggi di spicco di Cosa nostra palermitana, agrigentina e catanese. In tale contesto veniva monitorato Filippo Bisconti che era giunto presso quel sito a bordo della Fiat Bravo condotta da Giuseppe Benigno. Mentre Benigno rimaneva a bordo dell’auto, Filippo Bisconti raggiungeva Filippo Di Pisa per avvertirlo della presenza delle forze dell’ordine».

Con l’operazione “Cupola 2.0”, nel dicembre scorso, Bisconti torna in carcere e medita di pentirsi. Ma viene preceduto dal suo amico e compare Francesco Colletti che lo accusa a ripetizione. In gennaio, il fosso è saltato.

I familiari non condividono la scelta, così come quella di entrare in Cosa nostra. E non hanno avuto il bisogno di proclamare la loro dissociazione.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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