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Strage di Pizzolungo, trent’anni al boss dell’Acquasanta Galatolo

Di Redazione |

CALTANISSETTA Condannato a 30 anni di carcere dal gup di Caltanissetta Vincenzo Galatolo, imputato del processo sulla strage di Pizzolungo a Trapani, l’attentato del 2 aprile 1985 contro l’allora pm trapanese Carlo Palermo, rimasto miracolosamente illeso, nel quale morirono Barbara Rizzo, di 33 anni, e i suoi gemellini di 6 anni, Salvatore e Giuseppe Asta. 

Galatolo è il boss del quartiere Acquasanta di Palermo, detenuto al 41 bis, accusato di essere uno dei mandanti (gli altri, Totò Riina e Vincenzo Virga, furono condannati all’ergastolo nel 2002 e Baldassarre di Maggio nel 2004). Nel corso della sua requisitoria, il pm Gabriele Paci ha chiesto per l’imputato la condanna a 30 anni di reclusione. La mattina del 2 aprile di 35 anni fa, poco dopo le 8:35, sulla strada provinciale che attraversa Pizzolungo (nel territorio di Erice), la mafia posizionò sul ciglio della strada un’autobomba per uccidere il sostituto procuratore Carlo Palermo che si stava recando al palazzo di giustizia di Trapani a bordo di una Fiat 132 blindata, seguito da una Fiat Ritmo di scorta. In prossimità del luogo dell’attentato, la macchina del pm fu superata da una Volkswagen Scirocco guidata da Barbara Rizzo che stava accompagnando a scuola i figli. La coupé si venne a trovare tra l’autobomba e la 132.

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