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Etna, i viticoltori affittano una ruspa per ripulire la discarica abusiva

Di Carmen Greco |

L’unghia della ruspa infilza la carcassa di un televisore e il braccio la deposita nel cassone dei rifiuti. Un movimento continuo e ripetuto per ripulire una discarica a cielo aperto sull’unica strada di campagna (via Sciacca) che collega Biancavilla a Santa Maria di Licodia. Un’area “terra di nessuno” al confine fra i due comuni con un terzo lato del triangolo sul territorio del Parco dell’Etna, nel cuore del Vallone San Filippo, una zona sottoposta a tutela nel 1998 per le particolari formazioni laviche, i lahar (colate di fango rotonde, tipo dei profiteroles, composte di materiale piroclastico e acqua ndr), e oggi nuova mecca dei produttori di vino del nord che hanno “scoperto” il versante sud ovest dell’Etna.

Ma la tutela della Soprintendenza vale solo sulla carta. Lo dimostra l’offesa – giorno dopo giorno – a questa terra, da parte di chi su entrambi i lati della strada getta di tutto, dai divani alle lavastoviglie. E così i pochi turisti che vogliono visitare le aziende vitivinicole sono “dirottati” (a loro insaputa) per evitare la vista della montagna di spazzatura a confronto con la montagna vera, l’Etna, sullo sfondo.

I produttori agricoli della zona hanno segnalato più volte la situazione, anche tramite l’app EtnaAmbiente (istituita dalla Strada del vino dell’Etna proprio per combattere la piaga delle discariche abusive, un progetto al quale il comune di Biancavilla ha aderito con la firma di un protocollo ndr) ma, alla fine, hanno deciso di fare da soli capitanati da Piero Portale, produttore di vini, affittando una ruspa per ripulire l’area sulla quale un cartello di “divieto di discarica” suona come una beffa. «Questa è la terza volta che lo facciamo nell’arco di sei anni – dice Portale – stavolta abbiamo avuto dalla nostra parte il comune di Biancavilla, ma un anno e mezzo fa ho provveduto con mezzi miei. Arriviamo al limite in prossimità della primavera, quando si riaprono le case disabitate in inverno, quando la gente fa le pulizie e viene a buttare tutto qui, anche in pieno giorno. Io mi vergogno di far passare i miei ospiti da questa strada. Speriamo di poter installare delle telecamere, ma è davvero deprimente».

C’è voluta mezza mattinata per ripulire tutto con la ruspa, uno spettacolo sconfortante, specialmente in confronto all’eruzione dell’Etna che da qui regala una prospettiva frontale.

Il sindaco di Biancavilla, Antonio Bonanno non si è tirato indietro nonostante la discarica gli “appartenga” solo per una parte. «È una zona particolare – spiega – perché è al confine fra tre enti interessati, non siamo i proprietari della strada, ma per evitare una sorta di scaricabarile abbiamo deciso di intervenire noi facendoci carico di tutti i costi per la raccolta e il conferimento dei rifiuti in discarica. Noi un’attività di riqualificazione l’abbiamo iniziata, ma ci vuole il contributo di tutti a cominciare dai cittadini». In poche ore la ruspa ha riempito un cassone ribaltabile 5/6 volte, quasi venti tonnellate di rifiuti. Andrea Tomarchio, un altro viticoltore della zona, guarda sconsolato il terzo divano “abbracciato” dalla benna dell’escavatore. Ce l’ha con il presidente del Parco dell’Etna «l’amico Carlo Caputo».

«Passo da qui tutti i giorni – afferma – e vedo l’evoluzione della montagna di spazzatura che va crescendo. Facciamo mille sforzi per far crescere questa zona, per tenerla sempre più pulita possibile, ma non c’è né collaborazione da parte dei cittadini che l’hanno presa per discarica, né da parte dell’istituzione Parco che ha abbandonato questo versante di sud ovest, non ha mai preso visione di questa come di altre discariche, anzi evita proprio di partecipare. Io l’ho segnalato tantissime volte, ma non è mai cambiato niente». «L’ente Parco ce lo troviamo accanto solo per i divieti che ci impone – rincara Portale – ma la condivisione con il Parco dell’Etna per noi che investiamo, che lavoriamo la terra, garantiamo curando le vigne la tutela del paesaggio contribuendo anche alla lotta contro l’abusivismo edilizio, non esiste».

Eppure questo vallone sarebbe l’ideale per realizzare percorsi naturalistici con tanti “camminatori” che hanno fatto esplodere il movimento del turismo lento ed ecosostenibile.

«Ma che cosa ci può essere di ecosostenibile di fronte a tutto ciò?», allarga le braccia Enrico Travaglianti, produttore di vino a Ragalna con la sua famiglia e proprietario di una vigna terrazzata di quattro ettari proprio a ridosso della discarica. «Dietro questo muro siamo a casa nostra e io devo privarmi di portare ospiti qui per evitare di vedere questo scempio – lamenta – e la cosa più assurda è che non è una situazione controllabile. Forse multe efficaci potrebbero contrastare questo fenomeno che distrugge il turismo ma anche la semplice bellezza che offre la natura. Come si fa turismo così?».

Violeta Andrei, è romena e vive qui da 15 anni. Con la sua bici, tre volte la settimana percorre la va Sciacca piena di rifiuti. «Chi fa questo non è degno di stare qui – taglia corto – e sono le stesse persone che ci abitano, io non capisco. Prima vivevo al nord e quando sono venuta qui era tutto pulito, in 15 anni le cose sono peggiorate, c’è stata una decadenza pazzesca. Non appena puliscono, dopo qualche giorno è di nuovo una montagna di spazzatura. Le persone non hanno rispetto di loro stesse e del mondo che hanno intorno, la Sicilia è stupenda ma è la mentalità dei suoi abitanti che non funziona».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA