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San Giovanni li Cuti: la Ztl che chiede di “essere liberata”

San Giovanni li Cuti: la Ztl che chiede di “essere liberata”

La zona a traffico limitato rischia di essere trafficata come il tondo Gioeni e vivibile quanto la tangenziale. Si attendono i “vigili elettronici” tra il caos estivo

Di Cesare La Marca |

Ci vorrebbe anche un “San Giovanni li Cuti liberato”, soprattutto adesso che l’estate bussa alle porte e il suggestivo borgo con la sua spiaggetta in città rischia di essere trafficato come il tondo Gioeni e vivibile quanto la tangenziale.   A differenza del vicino lungomare, questa è oltretutto una zona a traffico limitato, che come tale dovrebbe essere ogni giorno difesa da motori e smog, e che si aggiunge al “quadrilatero” teoricamente vietato alle auto in centro storico, dove dunque dovrebbero accedere solo mezzi autorizzati, di forze dell’ordine e di soccorso in caso d’emergenza, di residenti in possesso di box e cortili, a servizio di invalidi, e per lo scarico merci degli esercenti negli orari previsti. Invece, nemmeno una transenna, neanche nel fine settimana, per “proteggere” una zona a traffico limitato che spesso e volentieri esiste solo nel cartello all’inizio della discesa che conduce alla spiaggetta.   «Prevediamo di ripristinare entro la settimana il presidio degli addetti di Sostare con la transenna a tutela della zona a traffico limitato di San Giovanni li Cuti», anticipa l’assessore alla Mobilità Rosario D’Agata. Questo, in vista dell’inizio della stagione estiva, sarebbe però al momento previsto solo nelle ore pomeridiane e serali, e probabilmente solo nel fine settimana.   Troppo poco, per una Ztl in cui, in base all’originario progetto ancora incompiuto, era prevista la videosorveglianza con telecamera all’inizio della discesa, collegata al server installato al Comando dei vigili urbani per il rilevamento delle targhe dei mezzi non autorizzati e le relative “multe elettroniche” che sarebbero più che un valido deterrente.   La questione è sotto questo aspetto molto più ampia e complessa e riguarda direttamente la principale area a traffico limitato della città, il quadrilatero del centro storico attorno a piazza Bellini, che ormai da mesi avrebbe dovuto essere protetto dalle incursioni non autorizzate di auto e moto proprio dalle telecamere della videosorveglianza collegate al Comando dei vigili, così come la storica via Crociferi.   L’interminabile sperimentazione che riguarda le uniche due telecamere da anni installate in via Sant’Agata e in via Landolina all’incrocio con viale Vittorio Emanuele (ne sono previste altre 12 nei diversi varchi d’accesso della Ztl, con un iter che ha registrato però diversi ritardi e intoppi) non si è ancora conclusa. Le difficoltà tecniche (come pure le resistenze) si sono rivelate molteplici anche per l’avvio a regime ridotto del sistema (l’efficacia di sole due telecamere ai varchi di via Vittorio Emanuele sarebbe di conseguenza relativa), in attesa di integrarlo con le altre dodici telecamere, in particolare per mettere a punto la “lista bianca” che comprende le targhe dei veicoli autorizzati all’accesso nella Ztl.   La lista comprende attualmente circa un migliaio di veicoli, e dovrebbe prossimamente essere “caricata” nel software installato al Comando della polizia municipale, che così “riconoscerà” le targhe autorizzate senza elevare alcuna sanzione. La videosorveglianza della zona a traffico limitato – benché in funzione da anni in diverse città che ne hanno fatto un aspetto centrale della mobilità sostenibile – rischia di registrare a Catania ulteriori ritardi, e di restare limitata e poco efficace se non si riuscirà a integrarla e a mettere a regime le quattordici telecamere previste.   Del resto, per comprendere quanto un progetto del genere possa essere ostacolato, basta osservare quanti attraversano in auto e in moto la Ztl in centro anche sulla stessa via Etnea, che di certo non gradirebbero “vigili elettronici” pronti a rilevare la targa.

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