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L’estate boom dei lidi siciliani: più servizi, prezzi stabili e i clienti aumentano

L’estate boom dei lidi siciliani: più servizi, prezzi stabili e i clienti aumentano

Incremento di oltre il 30%: Ma i problemi restano: a cominciare dalla stagione balneare

Di Maria Ausilia Boemi |

Boom di turisti al mare in questa estate italiana: nel trimestre giugno-agosto, stando a un’indagine di Cna Balneatori, i bagnanti sotto l’ombrellone sono aumentati del 20%. E l’onda positiva potrebbe continuare a settembre, tempo permettendo. E in Sicilia? Anche nell’Isola baciata dal sole i dati sono decisamente positivi: per Alessandro Cilano, coordinatore regionale Fiba Confesercenti (per la Sicilia occidentale), si registra «un 30% di presenze in più, che hanno dato un po’ di ossigeno alle casse degli imprenditori, che hanno così potuto mantenere, per un periodo più lungo, anche i posti di lavoro». Azzarda una percentuale ancora più alta – un aumento del 35% – Antonio Firullo, coordinatore regionale Fiba Confesercenti (per la Sicilia orientale).     Dati, quindi, più che lusinghieri, sui quali, per Cilano, «ha influito la situazione economica e la crisi internazionale in Medio Oriente, Turchia, Africa, con la paura degli attentati che hanno fatto confluire i flussi in casa nostra». Ma un grazie, per Firullo, va dato anche al grande caldo di luglio, «con l’augurio che a settembre il bel tempo continui. Questo infatti è il mese più bello e importante, ma dal punto di vista lavorativo è un po’ delicato: se dovesse piovere la prima settimana di settembre, infatti, comprometterebbe un po’ tutto il mese; se invece i primi 15 giorni partono bene e poi magari piovesse a metà mese, non si sentirebbe molto».     Ma a influire sui risultati, per Cilano, c’è anche un miglioramento dell’offerta a fronte di prezzi rimasti stabili negli ultimi 5 anni: «Non ci sono stati aumenti di prezzi, ma l’imprenditore siciliano ha migliorato la qualità del servizio offerto. Aggiungendo, ad esempio, alla postazione dell’ombrellone anche un cocktail di benvenuto o offrendo un piatto più corposo rispetto al passato. L’imprenditore siciliano è diventato un buon padrone di casa nell’accogliere i suoi ospiti, facendo loro vivere al meglio l’ospitalità che caratterizza noi siciliani».     Alle abituali mete – Taormina, Sciacca, Selinunte, Segesta, San Vito Lo Capo, Mondello, le zone del Messinese («Tutto quello che è sempre stato doc e d’élite continua a funzionare», sostiene Cilano) – si aggiungono però, sottolinea il coordinatore Fiba della zona occidentale della Sicilia, «altri territori siciliani che stanno cominciando a crescere, come ad esempio la zona di Triscina e Tre Fontane a Mazara. Abbiamo territori che dobbiamo valorizzare e fare crescere. Purtroppo rimane sempre lo stesso atavico problema: la burocrazia che rallenta la crescita dell’imprenditoria economica nei territori. Se la burocrazia si snellisse, l’imprenditore potrebbe crescere e dare risultati effettivi in termini di qualità di servizi e posti di lavoro. Ma finché la burocrazia sarà così lunga, pacchiana e troglodita non andremo da nessuna parte».     Perché, sempre per Cilano, «in Sicilia non manca poprio nulla: abbiamo il mare, i monti e i monumenti. Dobbiamo solo farli conoscere: il colmo è che quando il turista arriva conosce già l’isola e la viene a cercare, mentre il siciliano non conosce quello che la Sicilia offre in termini di mare, monti e monumenti. Si deve divulgare il meglio della nostra Isola, non il peggio: basta parlare di mafia, spazzatura e disservizi. Cerchiamo di fare il nostro dovere con dignità: è la cosa più semplice in assoluto, il resto sta alla coscienza di ognuno di noi. Quello di quest’anno è un buon inizio: guardiamo non alle cose negative, ma a quelle positive e da queste ripartiamo. Si era parlato di piani spiaggia: San Vito era l’unico Comune della Sicilia che l’aveva adottato, ma alla fine c’era l’abusivismo totale. E questo va a scapito dell’imprenditore che investe, paga le tasse, crea occupazione e garantisce anche introiti per le casse pubbliche. Va rivisto tutto il sistema. Contro la mafia e i soprusi del pizzo noi vogliamo andare avanti con la legalità. Ma che lo Stato ci sia vicino».     Già, lo Stato. Anzi, la Regione. Firullo sottolinea le tante storture contro cui la Fiba combatte da anni: in primis la stagione balneare da eliminare. «Dall’1 novembre, anche se ci fosse il tempo bello, noi ufficialmente come stabilimento balneare dobbiamo chiudere, non possiamo dare né sdraio, né ombrelloni, né servizio di salvamento. Possiamo rimanere aperti solo per ristorazione. E questo è un peccato. Il sistema legislativo della Sicilia ci danneggia rispetto alle altre nazioni. Abbiamo provato a fare eliminare la stagione balneare (dall’1 aprile al 30 ottobre), perché è una baggianata: è vietato fare il bagno al mare al di fuori della stagione balneare, ma non c’è sanzione. Così come è vietato fare il bagno la sera. A noi preme avere la possibilità di lavorare sempre, anche d’inverno. La stagione balneare nasce perché devono fare le campionature dell’acqua: quest’anno le Asl fanno le campionature dell’acqua, le comunicano entro dicembre all’assessorato alla Sanità a Palermo, che stabilisce quali sono le acque inquinate e, a sua volta, le comunica entro marzo ai Comuni in modo che mettano i divieti per la stagione balneare. Quindi, io un anno dopo vengo a sapere che nell’estate precedente c’era l’acqua inquinata in un determinato posto. È allucinante. Siamo gli unici che abbiamo un sistema simile. In Francia fanno il bagno al mare quando vogliono. La verità è un’altra: non c’è un vero investimento turistico sul demanio marittimo, ci sono pratiche lunghe, la Regione ha uffici periferici che funzionano malissimo (l’unica eccezione è Catania). Basti pensare che Ragusa e Siracusa sono assieme in un ufficio periferico che ha un solo dipendente per servire un territorio che ha da solo quasi 400 concessionarie».  

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