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Il gran ritornodi Vasco in SiciliaFan accampatida 3 notti a Messina

Il gran ritorno di Vasco in Sicilia Fan accampati da 3 notti a Messina

Previsti 40.000 spettatori al San Filippo: vi raccontiamo lo show

Di Giuseppe Attardi – N |

MESSINA – L’annunciano le note possenti della suite che Dmitrij Shostakovich scrisse per la colonna sonora del film Zoya. Il palco–astronave ricoperto d’acciaio si anima: otto “pod”, gigantesche piastrelle luminose, scendono a coprire la scena (e la band) per poi roteare come gli arti di un gigante tecnologico. È il segnale che il concerto del Komandante può cominciare. La band alza un muro di suoni e Vasco Rossi piomba con virulenza su Sono innocente, ironico esame di coscienza che dà il titolo all’ultimo album.   Il ritorno È il biglietto da visita del “Live Kom 2015” che stasera fa tappa allo stadio San Filippo di Messina, riportando il rocker di Zocca in Sicilia. Vasco torna sul luogo del delitto, lo stadio nel quale si esibì nel 2007 e nel 2008 e dello scandalo, quando nel 2011, a pochi giorni dal concerto, fu dichiarato inagibile in seguito al crollo di un muro malamente costruito. Da quella fatidica estate, a causa della mancanza di strutture idonee ad ospitare un suo show, l’artista emiliano non ha potuto oltrepassare il Tevere.   «Quest’anno finalmente torno al Sud e in Sicilia! » aveva annunciato entusiasta alla partenza del tour da Bari, riferendosi alla riapertura al rock degli stadi San Paolo di Napoli (pur tra polemiche) e, appunto, del San Filippo sullo Stretto. E che l’attesa sia grande lo conferma la tendopoli di fan formatasi da tre notti davanti ai cancelli dello stadio peloritano. Vengono da ogni parte della Sicilia e dalla Calabria: sono 40mila gli spettatori attesi oggi, persino da Malta.   Il “duro incontro” Lo show si divide in tre parti. Il “duro incontro” iniziale in uno sfarfallìo di luci e laser, profondamente segnato dai suoni del nuovo disco. Novità mescolate a classici come Deviazioni in versione punk o Siamo soli. Il nuovo singolo Guai richiama un brano ripescato dal suo passato come Credi davvero, dall’album Vado al massimo (1982) che dice: “Non sono gli uomini a tradire ma i loro guai”.   L’interludio unplugged Si scivola nel gioco con la divertente e stupenda Blues di una chitarra sola e la bislacca Manifesto futurista della nuova umanità, prima che l’intermezzo strumentale con la nuova Rockstarintroduca quella che è la vera novità dello show: è l’interludio unplugged che spezza in due la serata. Interrompe un’onda sonora potentissima e fa riscoprire canzoni come Nessun pericolo per te, Luna per te, E… e soprattutto La noia, «che è la canzone della mia vita – sottolinea Vasco – perché parla di me, della noia del paesello dal quale si vuole fuggire e dell’amico che ti dice che alla fine tornerai».   Cavalcata di classici Il set si conclude con Quante volte, una sorta di “Vita spericolata 2.0”, in cui Vasco sembra tracciare un bilancio: “Quante cose son cambiate nella vita, quante cose sono sempre così. Quante volte ho pensato è finita, poi mi risvegliavo il lunedì. Quante volte ho pensato nella vita voglio fare quello che mi va, poi le cose mi sfuggivan dalle dita e arrivava la realtà. Quante cose son passate ormai… Quante cose che non torneranno mai”. Si apre la terza parte dello show. Che è una carrellata di successi storici, sempre sorretti da una energica tessitura ritmica: Stupendo, C’è chi dice no, Vivere, Gli angeli che mancava da molto tempo in un live.   Il finale è un colpo al cuore con i pezzi da novanta: Sally, Siamo solo noi, Vita Spericolata, Albachiara. Concerto a tutta birra grazie non soltanto a un Vasco divertito e divertente, ma anche ai chitarristi Stef Burns e Vince Pastano, al basso pittoresco dell’ingioiellato Claudio Golinelli (detto il “Keith Richards de noantri”), all’indiavolato batterista Will Hunt degli Evanescence. Tastiere di Alberto Rocchetti, Frank Nemola alla tromba e cori, Andrea Innesto al sax e Clara Moroni detta “la Ferrari del rock” ai cori.

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