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Piazza Armerina, il maestro prima di uccidersi scrisse: «Lascio tutto a chi non ha nulla»

Di Marta Furnari |

PIAZZA ARMERINA – Un testamento olografo con cui lascia i suoi soldi ai poveri e ai bisognosi della città di Piazza Armerina. E’ stato questo l’ultimo nobile gesto del maestro Salvatore Santaniello prima di lanciarsi nel vuoto dal 5° piano della sua abitazione di Viale Generale Ciancio, la domenica del 19 novembre scorso.

L’insegnante di 84 anni, rimasto vedovo circa un mese prima, uomo perbene molto conosciuto in città oltre che per la sua professione anche per il suo impegno politico nelle fila del Partito comunista, consigliere comunale e assessore, ha deciso di togliersi la vita pianificando tutto. Nnon si è trattato di un raptus. Lo dimostrano le tre lettere scritte di suo pugno, tra il 18 ed il 19 novembre, che sono in possesso delle forze dell’ordine. Santaniello, quando si è lanciato, oltre ad avere con sé una pistola, che però non è riuscito ad utilizzare perché aveva inserito il caricatore al contrario, aveva anche tre buste che chi ha ricoperto la carica di amministratore a Piazza Armerina conosce bene perché recano sulla sinistra un tipico logo, riproduzione dell’opera della basilica cattedrale su inchiostro di china donato al Comune piazzese dal magistrato Gianni Marletta. Sulle buste delle lettere Santaniello ha scritto che chiunque le avesse raccolte avrebbe dovuto consegnarle alla polizia locale o ad altre forze dell’ordine: «Date questa busta al corpo delle guardie municipali o ad altre forze dell’ordine e a nessun altro. Si tratta di un uomo suicidatosi».

Nelle lettere Santaniello racconta della sua solitudine dopo la morte della moglie Anna, spiega aspetti afferenti la sfera familiare privata, e dà precise indicazioni testamentarie per dare le liquidità del suo conto corrente al Comune che li dovrà destinare ai poveri. In alcuni passaggi l’insegnante infatti scrive: «…che la liquidità del mio conto sia destinata al Comune di Piazza Armerina che ne farà uso per…. i più poveri della città». Inoltre l’insegnante in un altro passaggio esprimerebbe il desiderio di avere dalla giunta municipale un’iscrizione tra i donatori del Comune.

Un dramma della solitudine dunque quello compiuto da Salvatore Santaniello, come aveva già intuito la comunità piazzese, e confermato anche da tanti amici di lunga data a cui l’insegnante non appariva più lo stesso dopo la perdita della moglie, di origini catanesi, insegnante come lui, che aveva sposato in seconde nozze. Una storia d’amore d’altri tempi, dicono in tanti. Si erano conosciuti in là con gli anni non avevano avuto figli ed erano tutto l’uno per l’altro.

Le volontà testamentarie del maestro Santaniello confermano la grandezza d’animo di un uomo sensibile che appariva timido e introverso e che fino alla fine ha avuto un grande cuore pensando agli ultimi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA