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Taormina, ecco il piano per il G7

Di Mario Barresi |

Taormina.Chissà che ne penserebbe, Hilary Clinton (o Donald Trump, ma speriamo di no…), se sapesse che, nella wonderful town che l’accoglierà fra una decina di mesi, l’incubo ricorrente di questi giorni è l’acqua che non esce dai rubinetti.

Ma quale G7. «Per quello c’è ancora tempo», ci grida la banconista di una gelateria di corso Umberto. In queste ore non c’è tempo di pensare alle emergenze planetarie. Perché qui c’è quella idrica. Con una diagnosi ben precisa, fornita dai tecnici di Palazzo dei Giurati: «Iperconsumo da stress turistico». Il sintomo è chiaro: dal fine settimana scorso acqua col contagocce; cittadini e albergatori costretti ad approvvigionarsi con autobotti. E il sindaco Eligio Giardina, prim’ancora che pensare all’accoglienza dei Grandi del mondo, ha dovuto tamponare un piccolo grande problema. Mercoledì aumenterà la captazione dei pozzi di Trappitello, chiesto all’Anam un aumento di 8 litri al secondo.

Tutto è bene quel che finisce (o meglio: finirà bene). Ma il racconto di una giornata qualsiasi, nell’incantevole cornice – come si dice in questi casi – che accoglierà il summit delle prime sette potenze il 26 e 27 maggio del 2017, ci serve come spartiacque. Perché i sogni saranno pure desideri. Ma per realizzarli bisogna sporcarsi le mani. Ed è per questo che, incuriositi dall’appello del sindaco di Taormina («Non c’è più tempo da perdere»), rivolto al ministro Angelino Alfano nell’incontro di domenica scorsa a Giardini Naxos, abbiamo provato a fare un primo “tagliando”.

Giardina, a prima vista, sembra un po’ burbero. Ma è la patina di pragmatismo che lo avvolge. «Non è una questione di soldi, né di protagonismo. Io, quando parlo del G7, penso alla grandissima vetrina non solo per Taormina, ma per tutto il comprensorio. E più importante è l’occasione, più grande è il rischio, che noi siamo certi di scongiurare, di fare brutte figure». In città c’è stato già un primo sopralluogo degli sherpa di Palazzo Chigi. E il sindaco è stato già a Roma per un vertice operativo al Viminale. A breve un incontro con Claudio De Vincenti, sottosegretario alla Presidenza, ma soprattutto tenutario dei cordoni della borsa anche per l’evento di Taormina

Quali sono i problemi sul tappeto? «Il primo – rivela Giardina – è di tipo tecnico. Per accogliere il G7 ci vogliono delle opere, per le quali il fabbisogno minimo è di 20-25 milioni anche se magari ce ne vorrebbero 40 per fare le cose al meglio. Ma il problema, ripeto, non sono i fondi. Noi abbiamo dei progetti di massima, ma ci vogliono quelli esecutivi ed è per questo che la prima richiesta che ho fatto al governo è quella di un supporto tecnico». L’altra richiesta è quella di un G7 “burocrazia free”. «Nel pieno rispetto delle regole – dettaglia Giardina – l’altra necessità è una deroga per velocizzare tutte le procedure amministrative». Una richiesta personificata in un «commissario speciale per il G7». Che, ribadisce il sindaco, «non devo essere necessariamente io». Che sia Cantone o il prefetto, poco importa. Purché abbia i “super poteri” per gestire al meglio la preparazione dell’evento. Per il quale c’è un pacchetto di opere necessarie (secondo il Comune, perché magari Palazzo Chigi potrà anche modificare l’elenco), nel dossier consegnato ad Alfano.

In cima ci sono le due elipiste per circa 2,5 milioni di investimento: una in zona Porta Catania, per l’atterraggio dei super big, «per la quale mercoledì (domani per chi legge, ndr) ci sarà un sopralluogo del colonnello dell’Aeronautica». L’altra pista è nella zona della piscina, «su terreni comunali, con un progetto presentato da privati che hanno già lavorato per Expo». La nota dolente è il PalaCongressi: spettro di se stesso, ci vogliono interventi per 4 milioni per trasformarlo «nel luogo di sintesi del G7». Il Quartier Generale degli eventi sarebbe ipotizzato nell’ex scuola-convitto Capalc di contrada Sant’Antonio, che ha bisogno di almeno 6 milioni per resuscitare. Altri 4 milioni sono preventivabili per «la fruibilità della villa comunale», fra ripristino delle torrette a rischio crollo e risanamento dei 22 metri di belvedere crollato l’anno scorso. Un monte-risorse oggi non quantificabile è relativo a viabilità e servizi: certo il rifacimento di corso Umberto, per lo struscio delle first lady, molte strade avranno bisogno di essere asfaltate. Ma il patrimonio più atteso dai taorminesi (al di là del costo: “basterebbero” 1,5 milioni) è l’ascensore per collegare il parcheggio Lumbi al centro città. Dopo un ventennio d’attesa, potrebbe essere la volta buona. Così come per Palazzo Corvaia (che fu sede del Parlamento siciliano) e magari per dare una rinfrescatina, nell’occasione, anche al Teatro Antico. Il che non guasterebbe. Discorso a parte per via Garipoli (bretella cittadina per l’autostrada) e magari per un salto di qualità dell’innesto e del casello sull’A18.

La macchina, comunque, s’è messa in moto. Anche dal punto di vista della sicurezza e dell’ordine pubblico. Come ci conferma, pur non svelando i dettagli riservatissimi, il questore di Messina, Giuseppe Cucchiara: «È un evento da far tremare i polsi. Ma noi, seguendo le direttive da Roma, ci stiamo già muovendo con la necessaria preparazione. Ci vorrà un lavoro straordinario, ma non ci faremo trovare impreparati».

Twitter: @MarioBarresi

i numeriBasandosi sulle cifre degli ultimi vertici dei Grandi (G7 dopo l’esclusione della Russia di Putin) è stimabile a Taormina la presenza di 5mila partecipanti ai lavori, 4mila giornalisti, 20mila agenti delle forze dell’ordine, anche per confrontarsi con le eventuali proteste (5mila manifestantinell’ultimo G7 in Germania). Una curiosità: nei sopralluoghi della Presidenza del Consiglio saranno vagliate anche le strutture alberghiere, anche per trovare 9 suite identiche. Una per ognuno dei 7 capi di Stato(Usa, Germania, Francia, Gran Bretagna, Giappne, Canada e Italia) e altre due per il presidente della Commissione Ue e del Consiglio europeo. La grandezza minima richiesta per ospitare i potenti del mondo è almeno di 150 metri quadri.

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