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Sindaci col 40%, dall’Ars via libera alla riforma tra urla e veleni

Di Lillo Miceli |

Le opposizioni hanno messo in campo tutte le strategie per impedire che il disegno di legge sulla legge elettorale per i comuni non proseguisse l’iter parlamentare, chiedendo l’inversione dell’ordine del giorno. Ma il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, non ha accolto la proposta, perché così aveva deciso la conferenza dei capigruppo. Su richiesta di Santi Formica (Lista Musumeci), è stata chiesta la votazione della sospensiva del ddl, ma l’Aula l’ha respinta. Nonostante ciò sono stati costanti i tentativi di fare saltare l’esame del disegno di legge, anche da parte del Movimento 5 Stelle.

Ma tra grida e polemiche, il provvedimento è arrivato in porto. Eppure, all’inizio tutti i partiti, tranne il M5S, erano d’accordo per l’abolizione dei ballottaggi, prevedendo il turno unico per l’elezione del sindaco. La soglia minima su cui era stata trovata l’intesa era il 35%. Il Pd, però, ha insistito ed ottenuto che la soglia fosse elevata al 40%. Una percentuale ritenuta troppo alta dal centrodestra, essendo, soprattutto nelle grandi città dove la presenza dei grillini è consistente, difficile non ricorrere al ballottaggio. Per evitare che al secondo turno si potessero creare “strane alleanze”, come quella che a Torino ha decretato la sconfitta di Piero Fassino, benché al promo turno avesse superato il 45%, i partiti avevano raggiunto un’intesa sul 35%, non condivisa dal Pd.

Sono volate parole grosse, a Sala d’Ercole. Ardizzone di fronte al pressing di Formica, ha replicato duramente: «Se non vuole approvare la legge elettorale voti contro, ma non può bloccare i lavori d’Aula, lei in questo modo impedisce di approvare le variazioni di bilancio. Potrei anche contingentare i tempi, come con la finanziaria».

Tra gli articoli più contrastati quello che prevede, «la cessazione del consiglio comunale per dimissioni contestuali del sessanta per cento dei consiglieri assegnati o, nei comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti, dei due terzi dei consiglieri assegnati, con arrotondamento all’unità superiore, comporta la decadenza del sindaco e della rispettiva giunta e la nomina di un commissario».

Altra discussione infinita sulla possibilità di riconoscere ai consiglieri comunali un secondo gettone, se la seduta supera le due di notte. Una norma che non è certo in linea con la spending review. Così come resta un punto interrogativo il tempo che i consiglieri comunali, dipendenti pubblici o privati, dovrebbero avere a disposizione per partecipare alle sedute delle commissioni consiliari. Temi che non dovrebbero neanche essere argomento di discussione se di queste prerogative non si facesse un abuso. Anche perché le giornate in cui i consiglieri non vanno al lavoro e percepiscono ugualmente lo stipendio dalle aziende da cui dipendono, è poi il comune a doverlo rimborsare. Insomma, non è l’ammontare del gettone di presenza il vero costo, ma il rimborso dello stipendio all’azienda o all’ente dal quale il consigliere dipende. Come tutti sanno non sono mancate le assunzioni fittizie con stipendi spropositati.

Una legge che per il sindaco di Catania, Enzo Bianco, ha «qualche luce e molte ombre: positivo il superamento del ballottaggio se il più votato supera il 40%, grave la decadenza automatica dei sindaci in caso di mancata approvazione del bilancio da parte dei consigli comunali. Inoltre, dalla prossima legislatura, un solo consigliere potrebbe tenere in ostaggio una città e questo è il sintomo di uno spirito di larghi settori dell’Ars immotivatamente contrario ai sindaci. Infine, l’impatto innovativo del superamento del ballottaggio viene attenuato dalla reintroduzione dell’effetto trascinamento». Il leader di #DiventeràBellissima, Nello Musumeci ha insistito sul titorno dei schede sperate per sindaco e condiglio comunale».

Il capogruppo di Forza Italia, Marco Falcone, ha rivendicato che grazie agli emendamenti di Fi, «sono state neutralizzate alcune norme canaglia». Ma se sarà una buona o una cattiva legge, si potrà dire solo dopo che sarà attuata con le prossime elezioni amministrative.

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