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Scavi confermano l’esistenza del teatro nella Valle dei Templi

Di Carmela Marino |

AGRIGENTO – Il teatro c’è. Ed è di età ellenistica. Gli scavi archeologici, condotti da un mese nella valle dei Templi di Agrigento, non soltanto hanno fatto ottenere la certezza sulla presenza della cavea teatrale dal diametro di 100 metri, ma hanno anche fatto ipotizzare l’era alla quale risale. E’ un teatro che non appartiene né ai greci, né ai romani. Ma è un monumento ellenistico, tipico di una popolazione che vive in una cultura cosmopolita.

«Oggi è un giorno importantissimo per Agrigento – dice il commissario del Parco archeologico Bernardo Campo – Fra 15 giorni gli scavi si concluderanno, si chiuderà questo primo step». Ma il Parco ha già pronti i fondi per la seconda campagna di scavi: «Abbiamo già 300 mila euro – spiega il direttore del Parco, Giuseppe Parello – che ci consentiranno grosso modo di proseguire per altri sei mesi circa. Continueremo, dunque, perché dobbiamo portare fuori ciò che poi deve essere musealizzato». E non è escluso che per farlo, il Parco possa far ricorso a un progetto più ampio per ottenere fondi comunitari. Al momento sono stati sei i saggi aperti in tutta l’area.

«Una serie di elementi ci permettono di confermare l’ipotesi iniziale: ci troviamo di fronte ad una cavea teatrale semicircolare che ha una sua monumentalità – afferma l’archeologo Luigi Caliò dell’università di Catania – Con le due camere in sequenza che stiamo scoprendo nella parte Nord, nella summa cavea, dunque nella zona più alta del teatro – prosegue – a fianco di queste due camere abbiamo trovato un’altra struttura che dovrebbe essere forse un passaggio, una sorta di corridoio, fra la piazza retrostante e il teatro. Esempi del genere in Sicilia li abbiamo a Segesta».

Il teatro antico di Agrigento sarebbe stato realizzato nel terzo secolo avanti Cristo. Sarà necessario studiare però i materiali ritrovati per accertare a quale epoca precisa corrisponda, anche se l’ipotesi è che sia della seconda metà del terzo secolo circa. «Siamo in un momento difficile, complesso, per la Sicilia, con l’arrivo dei romani. Siamo in piena età ellenistica – spiega Caliò – L’impianto della piazza, così per come l’abbiamo isolata, se poi verrà confermato dalle ricerche, è sui 50 mila metri quadri. Morgantina è 30 mila metri quadri. L’agorà di Atene è circa 52 mila metri quadri. Quindi siamo a livello delle grandi città ellenistiche». Secondo gli archeologi, dal punto di vista topografico il teatro costituisce la quinta monumentale e il punto di vista privilegiato e accuratamente studiato con cui l’area pubblica dell’agorà si affacciava verso la Valle dei Templi. Contribuivano alla maestosità di questa grande piazza agrigentina i santuari che a nord e ad ovest si affacciavano sull’area pubblica e che ne accrescevano la monumentalità, ossia il sacello noto come Oratorio di Falaride e le strutture delle fasi ellenistiche su cui si è successivamente sviluppato il cosiddetto tempio romano.

«Il teatro è stato distrutto secondo una lettura superficiale e incerta dei materiali ritrovati, nel terzo secolo dopo Cristo – conclude il docente universitario – I materiali indicano non una età tardo antica, ma un’età medio o tardo imperiale. Gli edifici che si collocano sul teatro è vero che segnano la distruzione della cavea, ma sono altrettanto monumentali. Ancora non riusciamo a capire cosa sono».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA