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Coronavirus, quelle strane coincidenze nelle “Profezie” di Sylvia Browne

Di Redazione |

Credere o non credere. Non stiamo parlando della Bibbia, del Vangelo o di altri Testi sacri che pure nei secoli hanno in qualche modo anticipato alcune delle sciagure piovute sul mondo, ma di un libro. Il titolo lascia spazio ad innumerevoli interpretazioni: “Profezie” (sottotitolo Cosa ci riserva il futuro). Credere, non credere? Fantasie, coincidenze? L’interpretazione è libera, ma quel che più colpisce del testo dell’americana Sylvia Browne, sensitiva e autrice di numerosi best seller scomparsa nel 2013, è soprattutto una data: 2020. In “Profezie” la Browne, nel rileggere, insieme a Linsday Harrison, le predizioni fatte dai più celebri veggenti, dai profeti biblici a Nostradamus, sostiene che “intorno all’anno 2020 una terribile malattia, simile ad una pneumopatia, si diffonderà in tutto il mondo e colpirà i polmoni e i bronchi. Gireremo in guanti e mascherine. Ma la cosa assurda sarà la velocità con cui si manifesterà e la rapidità con cui svanirà all’improvviso cosi come era arrivata. Tornerà di nuovo dieci anni dopo, per poi scomparire definitivamente”.

E qui entra in ballo un’altra data: il 2006, anno di pubblicazione del testo. Nell’anno dell’epidemia mondiale di coronavirus, le “Profezie” della Browne, il cui testo originario era End of Days, vengono rispolverate e circolano sul web con inevitabili accostamenti a quanto appunto sta accadendo. Tutto da prendere rigorosamente con le pinze anche perchè la sensitiva aveva già parlato di un’altra epidemia, che si sarebbe verificata nel 2010 e che per fortuna non è mai accaduta. Altra riflessione suggerita dai più scettici, spinge poi a sottolineare che la Browne scrive il libro poco dopo la diffusione della Sars, quindi forse anche un po’ suggestionata da un’epidemia già avvenuta.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA