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Mafia a Palermo, decapitata la “famiglia” dell’Arenella

Di Redazione |

La Dia di Palermo in queste ore sta eseguendo una ordinanza emessa dal Gip presso il locale Tribunale nei confronti di 8 persone, affiliate alla famiglia mafiosa dell’Arenella, una delle più rappresentative del mandamento di Palermo-Resuttana, ritenuti, a vario titolo, responsabili di associazione mafiosa ed altro. I particolari dell’operazione White Shark saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà, alle ore 11, presso Villa Ahrens, sede del Centro Operativo Dia di Palermo.

In manette anche i tre fratelli Gaetano, Pietro e Francesco Paolo Scotto. Gaetano Scotto è una delle dieci persone accusate ingiustamente della strage di via D’Amelio e adesso parte civile nel processo sul depistaggio che è in corso a Caltanissetta. Anche, Pietro, tecnico di una società di telefonia, è stato coinvolto nell’inchiesta sull’uccisione di Paolo Borsellino. Era stato accusato di aver captato la chiamata con cui il magistrato comunicava alla madre che stava per andare a farle visita nella sua abitazione di via D’Amelio. Pietro Scotto, condannato in primo grado, era stato poi assolto in appello.

Gaetano Scotto è indagato anche per l’omicidio dell’agente di polizia Nino Agostino e della moglie Ida insieme al boss Nino Madonia. Nei giorni scorsi il procuratore generale Roberto Scarpinato, ha inviato un avviso di chiusura indagine, che prelude a una richiesta di rinvio a giudizio. Agostino e la moglie furono assassinati davanti alla loro casa di villeggiatura a Villagrazia di Carini la sera del 5 agosto 1989. In questi 31 anni l’inchiesta si è dovuta confrontare con molte ombre e con tentativi di depistaggio contro i quali si è battuto il padre di Nino, Vincenzo Agostino. Scotto ha sempre negato di appartenere alla mafia e di essere coinvolto nell’omicidio di Villagrazia di Carini.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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