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Great, una piccola bara bianca e lo strazio di tutte le mamme

Di Carmelo Riccotti La Rocca |

La mamma di Great, 26 anni, sperava in un futuro migliore per il suo bambino e per tutta la famiglia, invece è approdata a Pozzallo piangendo quel piccolissimo corpo che giaceva sulla nave dell’Ong e vedova di un marito che non rivedrà mai più. Great, così come il padre, è rimasto vittima del naufragio con la guardia costiera libica che non ha fatto più di tanto per aiutare i migranti caduti in mare e che anzi ha cercando di allontanare gli operatori della Sea Watch 3 lanciandogli contro delle patate.

Quelle di Gennaro Giudetti, mediatore culturale della Ong tedesca, non appena approdato nel porto ragusano, sono state parole dettate dalla rabbia contro le forze libiche che non hanno fatto nulla per il piccolo Great come per tanti altri migranti vittime di quella tragedia. Gli operatori hanno raccontato di trovarsi a 30 miglia marine dalla costa libica, quando al Mrcc, il centro della Guardia costiera italiana che coordina i soccorsi, è arrivata la chiamata per soccorrere un gommone; nelle vicinanze c’erano la guardia costiera libica e quella francese. Sempre secondo il racconto degli operatori dell’organizzazione non governativa, nell’andare verso il gommone, gli stessi hanno visto che la guardia costiera libica si stava avvicinando ai migranti, era più veloce ed è arrivata prima, quando sul luogo è giunta la Sea Watch 3 gli uomini della Ong sono scesi con due rheeb: c’erano persone in acqua, alcuni morti, il gommone era già distrutto ed era stato accostato alla nave della guardia costiera libica. “Durante il percorso – ha raccontato Gennaro Giudetti – abbiamo tirato su il corpo di un bambino. Accanto avevo la mamma che piangeva straziata, è stato come toccare il fondo dell’umanità. Abbiamo recuperato 58 persone dall’acqua. I libici non riuscivano a tirare su tutti ma non sembravano neanche più di tanto interessati a farlo. A quel punto, noi ci siamo diretti versoa quelli più lontani. Ma loro hanno cominciato a urlare e a minacciarci”. E il corpo di quel bambino di cui ha parlato sin da subito il mediatore della organizzazione non governativa tedesca, era proprio Great.

Autorità civili, politiche e militari, ma anche tanta gente comune, hanno voluto dare l’ultimo saluto a Great in una cerimonia sobria e silenziosa avvenuta nella chiesa di San Giovanni, in via Mormino Penna, il bimbo è stato sistemato una piccola bara bianca adagiata su un tappeto di fiori rossi, sopra la bara un cuore realizzato con le margherite.

In prima fila la mamma, una giovane donna distrutta dal dolore e rimasta sola. Per conforto soltanto il grande supporto delle operatrici di un centro di prima accoglienza. A celebrare la funzione religiosa Don Ignazio La China assistito da Don Antonio Sparacino, come detto tanti i presenti, compreso Vincenzo Morello, il medico di banchina che per primo è salito sulla Sea Watch 3 per soccorrere i migranti. I funerali sono stati voluti dall’amministrazione comunale di Scicli per garantire una degna sepoltura al piccolo, perché questo episodio non passi inosservato come purtroppo accade per tanti altri.

“Questo – ha dichiarato il sindaco di Scicli, Enzo Giannone – è un giorno di grande tristezza per tutti, provo profondamente ingiusto quel che accade, che nel Mediterraneo continui a registrarsi questo stillicidio, non si può tacere. Oggi da Scicli si alza un grido disperato. È un appello disperato alla pietà. Da sindaco di questa città lancio una richiesta di pietà al governo del paese e dell’Europa perché si ponga fine a tutto questo, non è giusto, l’umanità non può essere violata in questo modo”.

Significativa, al funerale di Great la presenza di tanti studenti che anche all’interno degli istituti scolastici hanno voluto dedicare dei momenti di silenzio in ricordo dell’ultima tragedia del mare. Il corpicino del piccolo Great riposerà nel cimitero di Scicli dove è stato portato ieri dopo il funerale. Stamattina avverrà la tumulazione.

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